di MARCO MORI
“Quando monetizzavamo il debito negli anni 70 l’inflazione era al 25%…”
In questa frase di Cottarelli, profeta del taglio alla spesa pubblica, si riassume il nocciolo di tutto il dibattito pubblico sulla moneta. Il livello complessivo raggiunto è decisamente tra il basso e l’imbarazzante.
Keynes, il padre della macroeconomia moderna, amava ricordare come oggi siamo così persi in calcoli sofisticati da diffidare delle soluzioni più semplici.
Nell’immaginario collettivo, grazie alla costante disinformazione mediatica, se ci azzardassimo a fare politiche espansive riscattando la nostra sovranità il portafoglio andrebbe sostituito con la carriola… con i timorati dell’inflazione non vi è dialogo, sembrano dei dischi rotti, nessun ragionamento che superi l’equazione stampa pubblica = inflazione.
Quando a certa gente provi a chiedere dopo quanta moneta stampata avresti una spinta inflativa però non si ottiene alcuna risposta, non lo sanno perché non vanno oltre il dogma preconfezionato che hanno inculcato nella mente. Inflazione al 25% dopo il primo disoccupato assunto? Dopo il secondo? Oppure dopo il terzo? Perché se l’inflazione arriva ad esempio al quinto disoccupato, aver tenuto in povertà i primi quattro diverebbe solo un’inaccettabile scelta politica, peraltro autolesionista. Se abbiamo più persone che lavorano e producono la nostra società non può che arricchirsi. Ma appunto oggi diffidiamo delle soluzioni più ovvie perdendoci in calcoli sofisticati.
Ad ogni buon conto la risposta su quanti disoccupati possiamo salvare con sovranità monetaria, prima di morire di tendinite dovuta al trasporto di pesanti carriole, non perviene mai. Ti dicono che non si deve stampare e basta, il loro è quasi un voto che non possono sciogliere. Inutile ricordagli come tentava di fare Keynes, uno che appunto non perdeva di vista l’ovvio, che se tutti gli uomini e le macchine fossero utilizzate per produrre saremo certamente più ricchi e non certo più poveri. Queste persone erano apostrofate duramente dal grande economista che le definiva, nei suoi scritti, obnubilati ed imbecilli.
In realtà la questione inflazione è davvero semplicissima. In un’economia serve la giusta quantità di moneta, ovvero né troppo poca, né troppa. Peraltro se ne abbiamo troppo poca ovviamente si avvantaggia enormemente chi detiene il capitale, chissà come mai la finanza vuole dunque che la moneta sia scarsa all’interno dell’economia reale… Un’altissima inflazione sarebbe un nemico mortale della speculazione, molto prima di diventare un nemico del lavoro.
E questo perché avviene? Per una ragione sociale semplicissima, che trascende ogni funzione giuridica ed economica della moneta. La quantità di moneta disponibile è nei fatti solo un modo di governare la popolazione. Basta darne un po’ meno di quanta la gente ne desidera per vedere le persone impegnarsi maggiormente. Diamogliene invece oltre il necessario e la gente avrà meno voglia di lavorare e ovviamente, tornando all’economia, alzerà i prezzi perché non disposta a impegnarsi per somme inferiori. Molto, molto semplice.
Per spiegarmi meglio proviamo a fare un’esempio di una scelta politica completamente non convenzionale. Un vero caso limite. Immaginiamo di accreditare un milione di euro domani su ogni conto corrente esistente in Italia, anzi nel mondo intero! Pensate sia un problema economico? Pensate che scatenerebbe l’inflazione automaticamente per fantomatiche leggi economiche, immutabili come quelle della fisica? Ovviamente non è così.
Tecnicamente, non essendo l’inflazione paragonabile alla forza di gravità, per fermarla basterebbe una semplice norma. Ergastolo a chi alza i prezzi. Vi piace? A me no, ma resta comunque possibile e se lo facessimo ecco che anche milioni di euro in più non genererebbero alcuna spinta inflattiva. L’economia studia semplicemente a livello statistico gli effetti delle norme giuridiche, se si cambiano le regole, si cambia l’economia, questo occorre iniziare a scriverlo a carattere cubitali.
Dunque dovrebbe a questo punto esservi chiaro che di per sé il nodo che uno Stato deve sciogliere è molto diverso, molto più ampio dell’ambito economico finanziario. Infatti il vero problema di agire come ho scritto sopra è di natura produttiva e non finanziaria.
Pensate ad esempio che tutti i panettieri, tanto per fare un esempio, si alzerebbero comunque alle 4 del mattino per fare il loro lavoro se hanno un milione di euro in banca ed i prezzi non possono salire per legge lasciando invariato il loro potere d’acquisto? Ecco il punto centrale del problema e se anche obbligassi i cittadini ai lavori forzati, un popolo demotivato non sarebbe mai un grande produttore (questa peraltro è la genesi sociale del fallimento del modello comunista se vogliamo).
La moneta è uno strumento accessorio alla nostra società, potrebbe anche non esistere se fossimo così maturi da lavorare a prescindere da essa. Pensate che rivoluzione! Ma siccome non lo siamo, la quantità di moneta in circolazione agisce come un potente strumento di motivazione delle persone di spinta delle stesse a fare e produrre.
La sovranità monetaria è talmente importante sul piano della vita reale da essere la principale scelta politica di una democrazia, scelta politica che deve appartenere appieno alla sovranità popolare.
La finanza internazionale, i grandi cartelli bancari hanno, da secoli ormai, chiaro questo semplice ma ormai controintuitivo concetto ed ecco perché hanno usato proprio la leva monetaria per schiavizzarci e sottometterci, per chiedere le famose cessioni di sovranità. I popoli non possono vivere sopra fantomatiche possibilità finanziarie perché la finanza è una finzione giuridica. Vivere sopra le nostre possibilità è un concetto che esiste solo nel mondo reale, puoi ad esempio farlo inquinando troppo rispetto alla sopportazione dell’ambiente oppure perché hai esaurito le risorse reali, le materie prime ad esempio. Oggi tutto il mondo è prigioniero della medesima finzione giuridica perché ha, praticamente in blocco, ceduto nelle mani di pochi le leve monetarie, forse uno dei più grandi esempi di circonvenzione che la storia ricordi.
Un’ultima obiezione dei timorati da inflazione è poi quella che stampando non potremmo più ottenere i beni dall’estero che ci servono. Anche qui non hanno capito nulla. La credibilità internazionale in campo monetario non dipende dall’ordine dei tuoi conti ma dagli accordi che si possono attuare e più spesso purtroppo dai rapporti di forza, in particolare dai rapporti di forza militare.
Gli USA possono stampare quanto vogliono, lo abbiamo visto in tutto il novecento e lo vediamo oggi. Hanno addirittura imposto per decenni la loro moneta come riserva di valore per tutte le altre. Quando ratificarono gli accordi di Bretton Woods i Padri Costituenti sapevano bene di cedere sovranità, ma non avevano alternative con un Paese distrutto dalla guerra. Il valore del dollaro non è dipeso quindi da fantomatiche leggi dell’economia o dall’abilità del popolo americano a produrre beni o servizi. Il dollaro è stato imposto con la forza militare, con la vittoria nella seconda guerra mondiale, con la forza delle portaerei e dei missili ICBM.
Ancora oggi provare ad invertire gli attuali rapporti di forza potrebbe essere catastrofico, ne sono consapevole. Ma se le popolazioni venissero informate della realtà da politici istruiti e coraggiosi non avrebbero più alcuna ragione di odiarsi tra loro, di competere selvaggiamente. Il mondo potrebbe diventare davvero un mondo migliore se i popoli accrescessero la loro cultura, questa è un la sola autentica speranza di evitare quel baratro a cui, la bulimia di potere dei grandi gruppi finanziari (che poi fanno capo a pochissimi babbei affetti da disturbi narcisistici della personalità), certamente ci porterà nei prossimi anni.
Davvero io non riesco a vedere una luce di speranza migliore di un grande paese come l’Italia, che con un popolo risvegliato e consapevole di una ritrovata cultura, Costituzione alla mano, possa far vedere al mondo che un nuovo modello sociale è possibile e necessario.
Riscattiamo la nostra sovranità! Spezziamo le catene!
P.S. Visto che ho aperto menzionando Cottarelli, si ripassi un secondo la genesi degli shock inflattivi nel nostro Paese… erano di natura esogena.
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