Dunque Bagnai si candida con la Lega.
Alcuni sono sconcertati, altri entusiasti. Crediamo abbiano torto entrambe le fazioni. Bagnai giustifica questa scelta a causa dell’insensato europeismo della pluralità della sinistra: né LeU, né Potere al popolo pongono la questione dell’uscita dall’euro. A sinistra, anzi, c’è chi stupidamente afferma che la scelta di Bagnai è la fine inevitabile di qualsiasi impostazione indipendentista, salvo che, ovviamente, non si parli di altri paesi europei, latino americani o del vicino oriente: “Not in my back yard”. L’opinione di costoro non vale le tastiere su cui sbattono le dita invece di resettare il cervello. In effetti le uniche posizioni no euro le troviamo a destra.
In questo contesto si può comprendere l’idea di continuare nella Lega la battaglia noeuro ritenuta (a ragione) strategica. Non c’è nulla di sconcertante.
Noi, tuttavia, non siamo affatto entusiasti di questa scelta.
In primo luogo la Lega ha fatto un accordo con quel Berlusconi che questa volta ha deciso di coprirsi sotto le sottane della Merkel e dell’Unione: ha imparato la lezione del “golpe”. E’ la solita confusione ed incoerenza italiana: ci si allea fra posizioni opposte!! Inoltre, la presentazione della candidatura, avvenuta il giorno in cui Berlusconi era a Bruxelles a rassicurare tutti, ci dice dell’uso strumentale ed elettoralistico che di Bagnai fa Salvini.
La narrazione poi dice che la Lega può condizionare Berlusconi. In realtà il risultato elettorale può essere micidiale per la Salvini. Se si addiverrà al governo del Presidente, Forza Italia sarà della partita. Nel caso la Lega aderisca, addio condizionamento. E sarà fiele tutti i giorni. Ogni giorno Bagnai dovrà votare contro il suo libro: “l’Italia si può salvare”. Anzi ha già cominciato a farlo. Ha detto che capisce l’europeismo di Berlusconi dopo che per anni ha sparato a palle incatenate contro chiunque accennasse a questa possibilità. Ha affermato che la flat tax, anticostituzionale e pro ricchi, non è poi così male!? Nel caso invece la Lega non aderisse alle larghe intese sarà al limite della scissione e/o diventerà del tutto marginale. Del resto si può pensare davvero che la Lega, la destra, abbia una classe dirigente credibile per porre, al di là dell’elettoralismo, la questione dell’euro e praticare la rottura con l’Unione a favore delle classi popolari italiane!? Portare voti e credibilità a Salvini, ed anche a Berlusconi, finisce solo per avvallare il resto del programma: oltre alla tassa per i ricchi, privatizzare tutto quello che si può di così via. Si passerebbe dalla padella liberista unionista a quella in salsa italiota. Inoltre, che ci fa Bagnai nella Lega: c’è già Borghi!?
Uscire dall’euro, infatti, non è una scelta che può essere propagandata e praticata a prescindere dalla prospettiva, da quale modello sociale si vuole costruire. Non c’è un modo neutrale per uscire dall’euro. Una cosa è porre il tema sovranista-conservatore-liberista come fa Salvini. Una cosa è porre il tema dell’indipendenza politica e monetaria per dare centralità sociale e politica al lavoro, ai lavoratori, rilanciare il ruolo dello stato, la scuola pubblica, i servizi, la democrazia. Solo Bagnai ha finto di non saperlo. La sua posizione più volte espressa contro l’uscita a sinistra dall’euro è stata sempre sbagliata e, ora, è diventa una paraculata autoassolutoria. Bagnai una volta eletto, potrà certamente contribuire a diffondere ancora il verbo no euro, ma potrebbe anche confondere e rallentare la nascita e crescita di quel fronte largo necessario a determinare e gestire la rottura con la moneta unica e l’Unione.
In questo senso l’obiezione di fondo sta nel fatto che la Lega, Salvini e la sua base, in realtà sono ostativi a qualsiasi allargamento del fronte noeuro. Al netto della possibilità e volontà della Lega di porre il tema dell’uscita, il fatto è che per perseguire questo obiettivo politico è fondamentale (conditio sine qua non) la costruzione di un Fronte Indipendentista Costituzionale.
Questa scelta (così come quella di Fassina e D’attore) ci riporta dunque all’irrisolto problema italiano: la mancanza di un campo, un movimento, un soggetto politico indipendentista, progressista, coerentemente e radicalmente costituzionale: al limite del socialismo. Questa mancanza va imputata anche a Bagnai stesso che si è sempre rifiutato di prendere in considerazione questo prospettiva e, spesso, l’ha combattuta. Ha continuato a chiedere alle forze di sinistra di prendere in mano la bandiera no euro quando gli si diceva che proprio i dirigenti della sinistra erano il vero ostacolo. La scelta della Lega, in questo senso, non è imposta dalle circostanze, non è colpa della sinistra, ma è stata oggettivamente costruita come unica inevitabile conclusione personale. Del resto, quando uno si pensa da solo, come individuo, come blog, inevitabilmente finisce per essere subalterno e ostaggio di chi invece l’organizzazione l’ha costruita. Si finisce per essere l’eterna mosca cocchiera. Il fatto è che Bagnai, come altri, non ha voluto comprendere e accettare che ci sono momenti nella storia in cui non si può essere solo economisti, scrittori, professori universitari, commentatori. Ci sono momenti in cui ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, spendersi in prima persona per costruire ex novo il soggetto politico tanto inesistente quanto necessario. Come è ben evidente, l’Italia è l’unico dei grandi paesi a non avere una forza simile.
In verità giornalisti paragonano Grasso a Corbyn, Potere al Popolo a Podemos o Melenchon, ma questa è solo l’ennesima dimostrazione di ignoranza e basso livello politico.
Fra un mese le cose saranno più chiare. Il risultato elettorale, il nuovo governo tedesco, Trump, ci diranno quali scelte saremo chiamati a fare per vivere e non sopravvivere. E ci dirà se avremo il coraggio, la volontà di compiere scelte nuove e diverse e non accodarci a questo o quel carro. O rassegnarci a fare i commentatori delle partite giocate da altri.
Commenti recenti