di REPUBBLICA.IT
Secondo quanto raccontato dalla vittima è stato colpito, in modo non grave, mentre affiggeva manifesti elettorali. Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista: “Atto di estrema destra”. Il procuratore: “Vicenda da chiarire”
Sull’indagine viene mantenuto il più assoluto riserbo da parte della polizia. Nessuna ipotesi di reato è stata al momento ufficialmente formulata dalla procura del capoluogo umbro che coordina l’indagine. Il procuratore Luigi De Ficchy si è limitato a parlare di vicenda “ancora da chiarire”. Al vaglio della digos della questura ci sarebbero le immagini delle telecamere di sorveglianza e altri elementi acquisiti dalla polizia scientifica.
Si fa sempre più teso il clima pre elettorale. “Le modalità dell’aggressione sono inequivocabilmente quelle che caratterizzano i gruppi di estrema destra, da anni, nel silenzio e nella distrazione della politica e delle istituzioni”, dichiarano Andrea Ferroni, portavoce dei Giovani comunisti e capolista in Umbria di Potere al popolo, e Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione comunista, candidato per lo stesso partito. Entrambi esprimono “solidarietà ai due compagni” e chiedono “alla prefettura un intervento risoluto per individuare i colpevoli del grave fatto”.
Per Acerbo e Ferroni “dopo la assai strana aggressione al militante di Forza Nuova a Palermo, diventa sempre più evidente che qualcuno stia gettando benzina sul fuoco, per creare un clima che giustifichi un governo di ‘larghe intese'”. Per i due “l’aggressione di Palermo ha i tratti della messinscena e della provocazione, come d’altronde le dichiarazioni di Fiore. Di sicuro non ha una matrice antifascista”.
Walter Verini, Capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera e candidato in Umbria parla di “fatto di straordinario allarme e gravità”. “Palermo, Perugia, Roma: l’odio politico che sta divorando il Paese ribolle da troppo tempo. Non aspettiamo oltre, non aspettiamo il morto per fermare tutto questo”, twitta il presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso.
Sulla vicenda CasaPound dà una versione opposta e lo fa con un post in Facebook Antonio Ribecco responsabile umbro del movimento: “Gli aggrediti sono i militanti di CasaPound Italia, che si sono limitati a difendersi da un attacco a freddo, come i video della telecamera presente sul luogo dimostreranno. In questo momento stiamo andando a denunciare l’aggressione da parte di ignoti subita nella notte”.
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IL COMMENTO.
Non sono gli anni di piombo, purtroppo – Riccardo Paccosi – FSI Bologna
Un militante di Potere al Popolo è stato accoltellato, ieri sera, a Perugia.
Un dirigente di Forza Nuova è stato legato mani e piedi e picchiato a Palermo, sempre ieri sera.
Se continua così, ci scappa il morto. E se ci scappa, chi è passato dallo scontro a mani nude all’uso delle lame (ovvero e a quanto pare i neofascisti) avrà delle responsabilità in più. Il punto è che la situazione di questo conflitto tra rossi e neri non si colloca, come negli anni ’70, nello scenario d’un più esteso conflitto fra classe operaia e Capitale.
Il ruolo del neofascismo in quegli anni infatti si collocava – per la seconda volta nella storia – a supporto d’una reazione padronale volta a contrastare l’insorgenza operaia. Gli scontri mortali fra destra e sinistra extraparlamentari si svolgevano quasi sempre fra studenti, certo. Ma come dimostrato dall’ondata stragista seguita all’autunno caldo del ’69, dietro le dinamiche giovanili si stagliava l’assai più strategica e determinante ombra del conflitto nelle fabbriche.
Il neofascismo odierno, più che “braccio armato” del Capitale come nel Biennio Rosso o come negli Anni di Piombo, sembra svolgere almeno qui in Italia soprattutto un ruolo di gatekeeper del dissenso: veicolare il malcontento popolare verso gli immigrati anziché verso i poteri che promuovono la deregulation dei flussi migratori, vellicare il bisogno popolare di “legge e ordine” a fronte della conclamata crisi in cui versa il principio di rappresentanza democratica.
L’antifascismo odierno, d’altro canto, esprime quella che alla memoria storica risulta come una contraddizione in termini: ovvero un “antifascismo” deprivato d’una qualsivoglia critica al capitalismo. Dunque, l’aspetto preoccupante è che questo scontro, a differenza che negli anni ’70, non sta né direttamente né indirettamente coinvolgendo le èlite capitaliste. Dicendo questo, non ammicco certo a un qualche velleitarismo rossobruno che spinga rossi e neri a deporre i propri contrasti.
No, dico semplicemente che, per esempio, se si è preoccupati per la crescita di consenso intorno a Casa Pound (io per esempio lo sono), sarebbe forse più utile provare a competere e cioè superare quest’ultima nel lavoro sociale sul territorio; per quanto riguarda Forza Nuova, invece, si potrebbe anche realizzare come essa non abbia granché radicamento sociale e, dunque, si potrebbe anche evitare di regalarle così spesso pubblicità (come del resto, anni fa, feci anch’io beccandomi una condanna a un anno di galera con condizionale per gli scontri che seguirono al nostro tentativo d’impedire ai forzanovisti di manifestare).
Il neofascismo esiste. Ma la sua funzione strategica riguarda più il gestire bacini di consenso che, come un tempo, la partecipazione diretta allo scontro fra le classi; in ogni caso, la lotta contro il neofascismo, se scollegata da un punto di vista di classe, rischia di svolgere una funzione di gatekeeping del conflito sociale, che risulterebbe speculare a quella già abitualmente svolta dall’estrema destra.
I poteri economici, se le cose dovessero volgere al peggio, potrebbero rispolverare la storiella degli “opposti estremismi”, proporsi come salvatori e rilanciare così con maggior consenso le loro politiche anti-popolari di sfruttamento. Da parte di chi – “di sinistra” o meno – vuole sostenere gli interessi delle classi povere e disagiate, dunque, c’è bisogno di meno teatro politico e di più articolazione sociale.
Fonte:http://www.repubblica.it/cronaca/2018/02/21/news/accoltellato_potere_al_popolo_perugia-189368683/
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