Sono state definite le olimpiadi del disgelo quello che sono appena terminate a Pyeongchang nella Corea del Sud, che hanno permesso cioè un riavvicinamento tra le due Coree, attraverso la figura del generale Kim Yong-chol, di otto funzionari della Corea del Nord e del Presidente Sudcoreano Moon Jae-in. I colloqui sono stati oltremodo proficui con addirittura una dichiarazione del generale nordcoreano che si afferma disponibile a incontrare gli USA. Una svolta apparentemente storica dopo un tempo lunghissimo di escalation e minacce reciproche tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti.
Così appare, cioè come una svolta storica, ma se invece fosse stato tutto programmato? Il minuto dittatore nordcoreano Kim Yung-un, che tutti i media planetari hanno definito come un pazzo in realtà si è dimostrato molto più scaltro di come è stato fatto passare, la sua strategia lo ha portato esattamente dove voleva, cioè sul piano negoziale delle grandi potenze: quello atomico.
Ricapitoliamo, appena salito al potere Kim Jung-un capisce che contro le violazioni e le provocazioni americane l’unico strumento possibile per ottenere in cambio qualcosa è la potenza nucleare. Così da inizio al programma e fa salire la tensione sparando missili a destra e a manca nel pacifico e nel mar del Giappone, facendo capire al mondo che può sfidare la superpotenza. E tenendosi così a distanza da un qualsivoglia trattato di rinuncia dell’atomica sul modello Gheddafi. Riesce in questo grazie al ruolo svolto dalla Cina che in primis non vuole che la NATO arrivi ai suoi confini nel caso in cui la Nord Corea diventasse uno stato satellite degli USA e perché a conoscenza del fatto che nel caso non supportasse Pyongyang, una testata di corto raggio avrebbe potuto essere tranquillamente riservata per Pechino.
Così con un abilissimo gioco tattico e di sfruttamento della sua posizione strategica di cuscinetto tra due grandi potenze, Pyongyang è riuscita a diventare una potenza atomica raggiungendo l’obbiettivo prefissatosi. Ed è questa la giustificazione della distensione dapprima con i cugini del Sud e poi con gli USA, giunto al suo obbiettivo, Kim, non ha più alcun motivo di tenere alta la tensione ma è in cerca di una normalizzazione del rapporto con le altre potenze regionali. Si può addirittura abbozzare che il dittatore sia disposto a congelare il suo programma e a mantenere le testate esistenti in cambio della fine delle sanzioni, cosa che a gran voce chiede anche la Cina visto che le sanzioni danneggiano solo le aziende cinesi, essendo le uniche che commerciano con la Corea del Nord.
Il definitivo status di potenza nucleare conferisce così a Kim Jung-un una forte legittimazione e coesione interna, porta in alto di un gradino il piano negoziale internazionale e offre una protezione ineguagliabile. Insomma, per essere un pazzo, il dittatore si è dimostrato alquanto abile.
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