Ieri e oggi: scegli la vita, se ti riesce
di I DIAVOLI
Ieri era l’onda lunga del riflusso politico, la risacca depressiva degli ’80 inoltrati, il paradigma thatcheriano messo a sistema, la dissoluzione del welfare-state, il mantra del produci-consuma-e-crepa dei ’90. La socialità ridotta a individualismo spinto nella formula carrieristica di tante monadi imprenditrici di sé stesse, oppure trincerata dentro l’immaginario di un nucleo familiare alla Mulino Bianco, nel proprio recinto domestico, ipocrita e dissociato dal resto della realtà. Oggi è un loop nostalgico e nichilista, il vintage e il retrò come prodotti massivi, perché il futuro è franato nel presente e la contemporaneità non ha più nulla da dire. Si rappresenta di rimbalzo o, appunto, attraverso nostalgici ripescaggi.
Ieri era l’onda lunga del riflusso politico, la risacca depressiva degli ’80 inoltrati, il paradigma thatcheriano messo a sistema, la dissoluzione del welfare-state, il mantra del produci-consuma-e-crepa dei ’90.
La socialità ridotta a individualismo spinto nella formula carrieristica di tante monadi imprenditrici di sé stesse, oppure trincerata dentro l’immaginario di un nucleo familiare alla Mulino Bianco, nel proprio recinto domestico, ipocrita e dissociato dal resto della realtà.
«Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxi-televisore del cazzo.
Scegliete lavatrici, macchine, lettori cd e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza-vita.
Scegliete un mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa. Scegliete gli amici.»
Ieri era l’appartamento da imbellettare e ricoprire di feticci.
Ieri era il bricolage, gli opuscoli con le lezioni di idraulica o giardinaggio, comprati a 1,99€ in edicola, per prolungare il senso d’alienazione oltre il posto del lavoro e, come se non bastasse, portarlo dentro le mura di casa.
Ieri erano i primi reality, i format più trash e le merendine industriali, fagocitate in modo compulsivo insieme al senso di inadeguatezza e inanità.
Ieri era il senso d’onnipotenza trasmesso dalle pay-tv e dalla nascente Rete: essere connessi a tutto e tutti, ovunque. E il suo rovescio misero e inquietante: spento lo schermo, crepare da soli.
«Scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto in tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai-da-te e chiedetevi chi cacchio siete la domenica mattina.
Scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare.
Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio ridotti a motivo di imbarazzo per gli stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi.»
Ieri era il progresso raggiante, l’ottimismo alle stelle, il prefisso “turbo” davanti a “capitalismo”, la cieca fiducia nel mercato come entità demiurgica e onnisciente, capace di regolare le sorti del mondo intero.
Ai disincantati, invece, un’ondata d’eroina nelle vene: per non pensare, per non far pensare.
«Scegliete un futuro, scegliete la vita.
Ma perché dovrei fare una cosa così? Io ho scelto di non scegliere la vita, e ho scelto qualcos’altro.
Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?»
Oggi è un loop nostalgico e nichilista, il vintage e il retrò come prodotti massivi, perché il futuro è franato nel presente e la contemporaneità non ha più nulla da dire.
Si rappresenta di rimbalzo o, appunto, attraverso nostalgici ripescaggi.
Ma oggi è anche il compimento, definitivo, di ciò che era cominciato ieri: produzione e circolazione globale delle merci, rapida e istantanea quanto un “clic”.
Mentre, dietro le quinte di ciò che compri e consumi, ci sono vite stipate dentro domicili che sono macchine o bugigattoli dove si produce in serie e a ritmi estenuanti, con un salario di 80 centesimi l’ora.
«“Scegliete la vita” era un benintenzionato slogan di una campagna anti-droga degli anni ’80. E noi ci aggiungevamo altre cose, magari dicevo… “scegli”… biancheria intima firmata, nella vana speranza di dare una botta di linfa vitale a una relazione defunta.
Scegli le borse, scegli le scarpe con i tacchi, il kashmir e la seta, così sentirai quello che spacciano per felicità.
Scegli un i-phone fatto in Cina da una donna che si è buttata dalla finestra, e mettilo nella tasca della giacca fresca di una fabbrica di schiavi del sud-est asiatico».
Oggi è il ripiegamento tronfio e sistematico su sé stessi, espresso nel gesto onanistico del selfie, nella condivisione compulsiva e istantanea sul social di punta.
Oggi è l’ironia svuotata del senso del contrario, un dispositivo allegorico volto a cinico distacco.
Oggi è la legittimazione dello sputtanamento senza scrupoli, la disintegrazione della privacy, la paranoia diffusa nella forma del complotto o della diffidenza verso l’altro, che è il nemico.
«Scegli facebook, twitter, instagram e mille altri modi per vomitare la tua bile contro persone mai incontrate.
Scegli di aggiornare il tuo profilo. Di’ al mondo cosa hai mangiato a colazione e spera che a qualcuno da qualche parte freghi qualcosa.
Scegli di cercare vecchie fiamme, augurandoti caldamente di non essere inguardabile come loro.
Scegli di scrivere un live-blog dalla prima sega fino all’ultimo respiro: l’interazione umana ridotta a niente più che dati.
Scegli dieci cose sconosciute sulle celebrità che hanno fatto la plastica.
Scegli di strepitare sull’aborto.
Scegli battute sullo stupro, di sputtanare: il porno per vendetta è un’ondata infinita di deprimente misoginia.
Scegli che l’11 settembre non è mai successo, e se mai è successo sono stati gli ebrei.»
Oggi è l’estrattivismo digitale che ti raggiunge ovunque, la gentrification classista, la dislocazione umana in zone periferiche e il reddito che si contrae a riccio.
Oggi è l’inverno, non più alle porte ma ormai giunto: il permafrost di un clima al collasso, il crack delle banche e una crisi economica incancrenita.
Oggi è una bella dose di Fentanyl, l’analgesico 100 volte più potente della morfina, tagliato insieme all’eroina che gli dà un tocco di vintage e “vecchia purezza”, calato tutto d’un fiato per togliersi l’imbarazzo di scegliere la vita e godersi un bel trip, lontano da queste orride e pessimistiche visioni.
«Scegli un contratto a 0 ore e un viaggio casa-lavoro di 2 ore, e scegli lo stesso per i tuoi figli, ma peggio.
E magari di’ a te stesso che era meglio se non nascevano. E poi sdraiati: e soffoca il dolore con una dose sconosciuta di una droga sconosciuta fatta in una qualche fottuta cucina.
Scegli le speranze non realizzate, desiderando di aver agito diversamente.
Scegli di non imparare mai dai tuoi errori.
Scegli di osservare la storia che si ripete.
Scegli di riconciliarti lentamente con quello che puoi ottenere, invece di quello che hai sempre sperato.
Accontentati di avere meno e fa’ buon viso a cattiva sorte.
Scegli la delusione.
Scegli di perdere le persone care. E quando spariscono dalla vista, un pezzo di te muore con loro.
Finché non vedrai che un giorno, nel futuro, una per volta saranno sparite tutte e di te non rimarrà niente: né di vivo, né di morto.»
Ieri e oggi. Scegli la vita, se ti riesce.
Fonte: http://www.idiavoli.com/focus/ieri-e-oggi-scegli-la-vita-se-ti-riesce/
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