Prese monopattino dalla spazzatura: operatrice ecologica non riavrà il posto di lavoro
di CORRIERE DI TORINO (Massimo Massenzio)
Il giudice: «Licenziamento eccessivo ma la sua condotta è equiparabile a furto» e per effetto della Legge Fornero non dispone il reintegro. Ma l’azienda dovrà indennizzarla con 18 mensilità. Lei: «Non capisco, sono senza parole»
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COMMENTO di Riccardo Paccosi – FSI Bologna
In fondo, purché avvenga gradualmente, oggi qualsiasi cambiamento può essere accettato. Guardando la notizia sottostante, possiamo dire che la condizione giuridica del lavoro stia regredendo di… quanto?
Due secoli?
Tre secoli?
Tutto questo salto all’indietro nel tempo – paradossalmente ma non troppo – è realizzato da un’ideologia che è riuscita invece a far credere, a milioni di persone, che “il nuovo” e “il bene” siano concetti sinonimi.
Dunque, assistiamo a una situazione in cui si potrebbe essere licenziati per uno starnuto e della quale, al contempo, nessuno si preoccupa.
Di più: nell’ignoranza generale, nessuno riesce a cogliere il quadro complessivo e a svolgere la più elementare riflessione sul rapporto fra politica e diritto.
L’abbiamo visto col caso dell’insegnante antifascista licenziata per ragioni di attività politica esteriore all’ambito di lavoro: tutti i destri si sono messi a festeggiare senza rendersi conto che, con un precedente del genere, domani la stessa identica cosa accadrà a uno di loro a causa d’un saluto romano fatto in piazza.
Attraverso la gradualità, attraverso piccoli casi isolati, tutti risultano indifferenti, mitridatizzati. Il caso isolato, anzi, viene trattato nell’ottica esclusiva della responsabilità individuale. Facendo finta, così, di non sapere che ogni pronunciamento giuridico costituisce invece un precedente giurisprudenziale; facendo finta di non sapere, cioè, che il diritto uniforma normativamente la collettività, non singole monadi isolate.
In altre parole, nessuna componente di opinione pubblica riesce a svolgere quel minimale sforzo intellettivo che consente di associare un caso all’altro e individuare, così, una tendenza politico-giuridica.
In questo quadro, possiamo affermare che l’opinione pubblica potrebbe oggi, teoricamente, accettare qualsiasi regressione dello stato di diritto: il ritorno dello schiavismo, i campi di concentramento e qualunque altra cosa la malsana fantasia del sistema di potere possa concepire.
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