La disoccupazione giovanile in Italia peggiora e a febbraio passa a quota 32,8% rispetto al 32,5% di gennaio (dati Eurostat). Non si tratta di un dramma solo italiano ma comune ai diversi paesi dell’Eurozona perché è risultato delle politiche di austerità; il portavoce dell’esecutivo comunitario Alexander Winterstein si è espresso in termini di
livelli inaccettabili“
e
c’è ancora molto da fare. È un grande grande problema che dobbiamo risolvere“.
Chi ha determinato questa situazione ora la trova inaccettabile. Una farsa. Ma non basta. Prosegue Winterstein: “La Commissione ha strumenti limitati per far fronte a questo fenomeno”. Le istituzioni europee hanno usato “lo strumento” della riduzione del deficit degli Stati per creare disoccupazione, ma si percepiscono come prive degli strumenti per debellarla. È come dire che una persona che si obbliga a stare all’interno di un cerchio disegnato sulla terra da se stessa ritiene di non sapere come uscirne! Basterebbe lasciar crescere il deficit per veder migliorare la situazione, ma, come sappiamo, nell’Eurozona ciò che serve è vietato.
In qualche modo Winterstein sembra aver capito che una strada per risolvere la disoccupazione giovanile c’è, ed afferma:
Uno di questi [strumenti] può essere l’aumento di investimenti, ma dobbiamo lavorare con gli Stati membri ad azioni mirate nell’ambito del semestre europeo“.
Aumentare gli investimenti è una strada corretta; significa anche che sarà consentito agli Stati di aumentare gli investimenti aumentando il deficit?
A gelare gli entusiasmi ci pensa Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea, che pochi giorni fa ha dichiarato:
Ci aspettiamo che l’Italia migliori strutturalmente il suo budget dello 0,3% del Pil, le valutazioni verranno fatte all’inizio del prossimo semestre”
Non esistono investimenti tali da risolvere la disoccupazione all’interno dei vincoli di austerità.
Il prossimo bollettino Eurostat sulla disoccupazione giovanile sarà peggiore del precedente, e a ogni bollettino ci sarà da temere la “preoccupazione” dei tecnocrati europei espressa in quel “c’è ancora molto da fare”. Una discesa verso gli inferi.
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