L’illegittimità giuridica dell’attacco missilistico
di IL MEDITERRANEO.ORG (Luigi Savoca)
Il fatto che uno storico esponente della sinistra, giudice emerito della corte costituzionale e papabile Presidente della Repubblica nel 2013 si schieri a favore dei missili sulla Siria rappresenta il perfetto esempio del declino di una sinistra ormai totalmente asservita ai grandi poteri economici e militari.
In un recente editoriale a commento del raid USA-GB-FR contro la Siria, Sabino Cassese ha illustrato alcune argomentazioni miranti a legittimare “giuridicamente” l’ennesimo bombardamento di potenze occidentali contro uno stato sovrano.
Sabino Cassese non è un giurista tra i tanti, ministro del governo Ciampi, giudice emerito della Corte Costituzionale, è stato tra i papabili alla presidenza della Repubblica nell’anno 2013, su iniziativa del PD di Bersani. Egli è quindi un autorevolissimo esponente della cultura di matrice laico-progressista del nostro paese, unanimemente stimato e apprezzato.
Secondo Cassese il principio di non ingerenza negli affari interni di un altro paese e di rispetto della sovranità di uno stato sarebbe superato da nuovi principi del diritto internazionale, maturati negli ultimi venti anni, quali il “principio di responsabilità”, secondo cui è dovere della comunità internazionale proteggere le popolazioni dalle repressioni effettuate dai propri governi.
Sulla scorta di tale concezione il principio di sovranità dello stato deve cedere il passo alla prioritaria esigenza di tutelare i “diritti umani” e quindi i bombardamenti effettuati a tale fine devono ritenersi pienamente legali.
Il carattere assolutamente ideologico e mistificatorio di questo ragionamento, che si presenta come un’estrinsecazione dei principi del giusnaturalismo, appare però del tutto evidente.
Infatti ogni valutazione di un ipotetico intervento a tutela di tali diritti dovrebbe comunque avere l’avallo di organismi internazionali rappresentativi della volontà generale della comunità mondiale.
Incredibilmente il prof. Cassese mostra di ignorare che l’ONU non ha deliberato alcun intervento armato nei confronti della Siria.
Anche a prescindere dalla circostanza che il presunto bombardamento con armi chimiche è una fake di proporzioni colossali, tale qualificata anche dal gen. Tricarico in un proprio intervento televisivo, sul piano strettamente giuridico l’intervento militare USA-GB-FR viola apertamente il trattato sulle armi chimiche che, in caso di supposte violazioni, prevede espressamente una preliminare attività ispettiva e, solo in caso di violazioni accertate, il ricorso all’Assemblea generale dell’ONU per i provvedimenti di competenza.
Queste precise disposizioni sono state apertamente violate dalle potenze occidentali, nel silenzio, quando non con l’esplicito sostegno, del ceto intellettuale dei costituzionalisti italiani.
In che mani siamo? Sarebbero questi gli attenti custodi dei principi di civiltà e convivenza pacifica tramandatici dai costituenti?
Questa ennesimo esempio di subordinazione, quando non di servilismo, rispetto alla grancassa mediatica del maistream segna una ennesima tappa della triste parabola involutiva della “sinistra” italiana passata armi e bagagli dalla solidarietà con le lotte di liberazione nazionale dei popoli del terzo mondo (Viet-Nam, Cuba, Algeria, ecc.) all’accettazione del dominio imperialistico dell’Occidente, anche in aperta violazione del diritto internazionale ormai trasformato in un far west.
Nella scelta etica di civiltà tra ragione e forza le nostre pseudosinistre (con qualche microscopica eccezione) si schierano con la forza, immemori della testimonianza eroica di socialisti come il Presidente Salvator Allende.
Fortunatamente la buona notizia è che in un mondo sempre più multipolare l’Occidente è in declino e non può più permettersi di fare il buono ed il cattivo tempo.
La responsabile fermezza opposta da Russia e Cina all’avventurismo militarista degli USA e dei suoi lacchè europei rappresenta un saldo punto di riferimento per chi ritiene che le relazioni internazionali debbano essere regolate dal diritto e da principi fondamentali quali quello della coesistenza pacifica.
L’internazionalismo del terzo millennio non può prescindere dal riconoscimento della sovranità nazionale quale presupposto indispensabile per l’autodeterminazione dei popoli e l’organizzazione democratica delle loro relazioni economico-sociali.
Sarebbe bene che chi si ispira alle categorie critiche elaborate da Marx già nell’800 superi una volta per tutte una visione fuorviante che identifica i termini nazione e nazionalismo, figlia di due guerre mondiali maturate in uno scenario storico profondamente diverso da quello attuale.
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