- La sede dal Parlamento europeo a Strasburgo. Foto di PATRICK HERTZOG/AFP/Getty Images.
Nel 2013 il Parlamento europeo aveva messo a budget per i 751 eurodeputati che sarebbero stati eletti l’anno successivo 1,79 miliardi di euro. Cinque anni dopo, il preventivo di spesa è salito a 2 miliardi: 200 milioni di euro in più, nonostante Brexit – effettiva dal 29 marzo 2019 – riduca a 705 il numero dei parlamentari. Tradotto: nel 2013 il Parlamento europeo costava a ogni cittadino europeo 3,55 euro l’anno, dal 2019 il costo salirà a 4,22 euro l’anno. Certo si tratta di una sciocchezza rispetto ai 25 euro che spende ogni italiano per tenere in piedi Camera e Senato, ma a far storcere il naso è il trend: in Italia come nel resto d’Europa, l’austerity è arrivata anche nei palazzi della politica; Bruxelles, invece, dopo aver predicato tagli alla spesa in lungo e in largo pare esserne immune. A cominciare dall’inutilità delle tre sedi lontane centinaia di chilometri.
- Il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Pierpaolo Scavuzzo / AGF
“Come sempre – attacca il pentastellato Marco Valli -, questa istituzione a trazione tedesca è esperta nel bacchettare gli Stati membri che “sprecano” ma non altrettanto nel ridursi le assurde spese che i cittadini continuano a sostenere con le loro tasse per il suo funzionamento. Oltre al danno si è aggiunta la beffa, perché Strasburgo ha oliato i motori anche dei fatidici partiti europei e fondazioni europee, oggetti misteriosi che si sono visti aumentare i soldi a disposizione per prepararsi al meglio alle europee del 2019″.
Nel mirino di Valli ci sono i 50 milioni di euro messi a disposizione di partiti e fondazioni politiche in vista della campagna elettorale del prossimo anno: rispetto al 2018, si registra un incremento di oltre 17 milioni di euro. Ma in generale a crescere sono tutte le voci di costo, a cominciare da quelle relative alle indennità: nel 2017 agli eurodeputati andavano complessivamente 114 milioni di euro, il prossimo anno saranno 120 milioni di euro. Situazione identica per i funzionari: il loro costo sale da 680 a 732 milioni di euro.
- Il Parlamento Ue riunito in seduta plenaria. Foto di GERARD CERLES/AFP/Getty Images
Lo spreco per eccellenza è quello della tripla sede del Parlamento: 436 sono i chilometri che separano Bruxelles – dove si riuniscono le commissioni, si radunano partiti e funzionari – da Strasburgo, la città francese nel cuore dell’Alsazia simbolo dell’Europa ripacificata dopo la Seconda Guerra mondiale. Oltralpe si tengono le sessioni plenarie, una volta al mese. In mezzo c’è Lussemburgo, il Granducato che ospita la terza sede dell’Europarlamento, quella prettamente amministrativa con gli uffici del segretariato generale.
- Foto di GERARD CERLES/AFP/Getty Images
Una volta, forse, le sedi di Bruxelles e Strasburgo avevano un forte significato storico rappresentando i territori liberati dall’invasione tedesca e diventando simbolo della pace nel continente: oggi rappresentano le inutili spese di un’Europa che predica austerità. Secondo Valli, “l’assurda tripla sede costa dai 156 milioni ai 204 milioni l’anno”; nel 2014 la Corte dei Conti europea stimava i soli costi dei trasferimenti in 114 milioni di euro: lungo l’asse che divide le due città si muovono 5mila persone diverse volte al mese.
Uno spreco economico aggravato dall’inquinamento prodotto dagli spostamenti: l’Odissea tra Bruxelles e Strasburgo in aereo, treno, auto, camion solo per trasportare ogni volta i documenti del Parlamento produce 19mila tonnellate di Co2 l’anno (un’auto media ne consuma 86 chilogrammi per i 772 Km che dividono Milano da Napoli). Un paradosso considerando che la Ue è impegnata a ridurre le emissioni di anidride carbonica del 40% entro il 2030. All’elenco degli sprechi va aggiunta la realizzazione della sede di Strasburgo: costata 600 milioni di euro, resta chiusa per 321 giorni l’anno.
- La nuova sede del Parlamento Ue lungo il fiume a Strasburgo. Foto di SEBASTIEN BOZON/AFP/Getty Images
Lo stesso Parlamento Ue, approvando il budget per l’anno prossimo, sottolinea “i potenziali risparmi per il bilancio che si otterrebbero con una sede unica e chiede pertanto una tabella di marcia verso la fissazione di una sede unica”. A dire il vero già nel 2013 gli europarlamentari avevano votato un risoluzione – non vincolante – per ridurre a una sola le sedi del Parlamento, ma l’argomento ha scatenato le ire della Francia che pur di difendere l’inutile prestigio oppone il proprio veto a qualunque discussione.
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