“Stanno scoprendo come stanno le cose”: la battaglia contro l’euro di M5S e Lega vista dal Guardian
di AGI
Il quotidiano britannico evoca la Grecia, e poi ribadisce: in fondo è tutta colpa della moneta unica
Il Guardian guarda con aria di sufficienza al nascente governo di M5S e Lega. Alla stampa internazionale grillini e leghisti non sono mai piaciuti troppo (L’Economist ha spiegato in termini poco entusiasti la loro vittoria elettorale, ancora più recente la polemica tra Di Maio, Salvini e il Financial Times). Oggi è il principale quotidiano della sinistra britannica che annota non senza perfidia: “Come la Grecia, l’Italia sta scoprendo che è un po’ tardi per dire che sarebbe stato meglio aver costruito l’euro progettando anche qualche uscita di sicurezza”.
Euro, maledetto euro
“L’appartenenza alla moneta unica è una maledizione, ma il tentativo di lasciare l’euro sarebbe ancora peggio”: è questo, sostiene ancora il Guardian, quanto stanno scoprendo M5S e Lega, impegnati nella formazione del nuovo governo. L’editoriale è firmato da Larry Elliott, giornalista economico solitamente molto critico con la moneta unica che aggiunge: “È più facile per la Gran Bretagna uscire dall’Ue, con la propria banca centrale e la propria valuta, piuttosto che l’Italia lasci l’euro”. Chi descrive l’eurozona come “un edificio in fiamme senza via d’uscita” trova conferma nell’esperienza dell’Italia negli ultimi 20 anni, continua il quotidiano. Che poi conclude: le politiche di M5S e Lega “hanno un senso, sono le regole dell’eurozona ad essere assurde”.
“Fate come Macron”
“I responsabili della moneta unica sanno che, così com’è, l’euro è un progetto incompiuto. Potrebbe essere completato dal pacchetto di riforme proposto dal presidente francese Emmanuel Macron”, ma è improbabile che ottenga il ‘via libera’ dal nuovo governo italiano, nonostante il sostegno della Germania.
“Un’alternativa a Macron è consentire ai membri dell’eurozona più libertà nelle politiche fiscali, come chiede la coalizione populista in Italia”. “L’altra è lasciar andare le cose alla deriva e sperare per il meglio”; ma “il rischio non è che un Paese salti fuori dall’edificio in fiamme ma che l’edificio finisca per collassare travolgendo tutti”.
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