Roberto Saviano e il pericolo dell’antimafia da vetrina
di OLTRELALINEA (Simone De Rosa)
Nella polemica col neoministro dell’Interno Matteo Salvini, Roberto Saviano è tornato a giocarsi la sua carta migliore, quella che usa nelle difficoltà massime, vale a dire l’aura di santità da martire dell’antimafia. Una sorta di panacea, quella del simbolo della lotta alla criminalità organizzata, da tirare fuori in ogni difficoltà per poter ricordare che “Ehi, io sono il tipo minacciato dalla camorra”. Un atteggiamento che pare sempre meno efficace, ma che regolarmente scatena tutto il circo mediatico a ergersi a scudo contro chi ha osato toccare (anche se per tutt’altri tipi di motivazioni) l’eroe che i media hanno eletto a uomo cardine della legalità.
Il ragionamento è semplice quanto efficace. Se ti dichiari eroe antimafia puoi esprimere pareri su tutto lo scibile umano rimanendo nell’incriticabilità assoluta, pena l’accusa di vicinanza ai clan a chiunque osi farlo.
È un meccanismo che può funzionare alla grande con chi non conosce la criminalità organizzata, i suoi meccanismi e chi la combatte, ma che di certo non fa colpo su chi col fenomeno ci convive, e lottando sul serio. Come Vittorio Pisani, ex capo della squadra mobile di Napoli, che ha fatto arrestare centinaia di camorristi ed è stato il responsabile dello smantellamento dei vertici del clan dei casalesi, con gli arresti dei più grandi boss dell’organizzazione, parliamo di profili del calibro di superlatitanti come Antonio Iovine e Michele Zagaria. Un uomo, Pisani, che han ben conosciuto anche un fenomeno che Saviano ama citare, la cosiddetta “macchina del fango”: accusato da un pentito di legami con la camorra ha passato 2 anni di inferno giudiziario prima della completa assoluzione.
Ebbene l’opinione di Pisani, chiarita in un’intervista del 2009 rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, dà ottimi spunti di riflessione, non solo su Roberto Saviano, ma sul differente approccio tra un’antimafia concreta e “di strada” e una (forse troppo) da salotto.
«A noi della Mobile fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce ricevute. Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione della scorta» ebbe a dire Pisani «Io faccio anticamorra dal 1991. Ho arrestato centinaia di delinquenti. Ho scritto, testimoniato… Beh, giro per la città con mia moglie e con i miei figli, senza scorta.» E c’è un passaggio, nelle dichiarazioni del superpoliziotto, che forse farebbe bene a Saviano rileggere.
“L’eroe anticamorra dà speranza. E aiuta a sensibilizzare i cittadini sui fenomeni criminali.” era la tesi del giornalista. La risposta fu spiazzante e spunto immenso di riflessione: «Ma rischia di allontanarli da una collaborazione reale con lo Stato. Noi dobbiamo trasmettere sicurezza. Se un cittadino vede che chi combatte la criminalità per professione ha bisogno di vivere blindato sotto scorta, pensa: “Io, che sono indifeso, non posso fare nulla”».
Chiariamoci, nulla quaestio circa la necessità di scorta a Saviano; sono valutazioni che spettano agli organi competenti e su cui nessun altro ha idonee informazioni per mettere bocca. Quel che è certo però è che, se da un lato certa antimafia si “culla” nel ricordare costantemente il proprio eroismo, ce n’è altra che preferisce agire nell’anonimato mediatico. Un’antimafia che non rilascia interviste quotidiane e che non pontifica su ogni evento dall’alto della propria posizione.
Sembra quasi una linea di demarcazione quella che intercorre tra i due fenomeni e che non investe soltanto il fenomeno Saviano, ma va ben oltre. Saviano (con tutto il successo mediatico ottenuto) rappresenta infatti un simbolo e un punto di arrivo, non solo per chi, giornalista, prova a contrastare la criminalità. Qualcuno di questi potrebbe pure rifarsi a lui, ma tra i Mario Francese e i Giancarlo Siani, si può forse scegliere qualcosa di probabilmente più efficace e molto meno mainstream.
Saviano, e le dinamiche che gli girano attorno, è però anche un modello per tutto un mondo fatto di taluni personaggi legati all’associazionismo che (in un mare di organizzazioni realmente impegnate, preme chiarirlo) cerca nient’altro che visibilità, denaro e carriera. Già Sciascia, d’altronde, ci aveva avvisato sull’antimafia “da vetrina” e sui professionisti dell’antimafia. E se Roberto riesce a passare sempre per vittima ad ogni critica, per il solo fatto di aver detto “io odio la mafia”, è evidente che questo meccanismo possa ingolosire, aprendo grossi e pericolosi spazi a personaggi che potrebbero non avere le migliori intenzioni.
Anche il pm Catello Maresca, che ha un profilo, nella diversità delle funzioni, similissimo a quello di Pisani, ha avvertito in tempi recenti sui pericoli di infiltrazioni di certi personaggi che potrebbero pararsi dietro lo scudo della lotta ai clan.
Talvolta infatti l’antimafia è un grimaldello per raggiungere altri obbiettivi e i Saviano vari dovrebbero quindi stare molto attenti ad utilizzare il proprio ruolo per farsi scudo e rispondere ad altri tipi di polemiche. Un comportamento assolutamente da evitare sia per il pericolo suddetto, ma anche e soprattutto per rispetto delle vittime di mafia, degli eroi caduti e di un mondo fatto di altri eroi, di Vittorio Pisani, di Catello Maresca e tanti altri, che quotidianamente affrontano il male, senza ergersi a santi e senza pretendere di far circolare il proprio nome nei salotti bene.
Fonte: http://www.oltrelalinea.news/2018/06/22/roberto-saviano-e-il-pericolo-dellantimafia-da-vetrina/
Finalmente riconosco in voi la MIA sinistra. Quella che oggi si spaccia per sinistra è o sacrestia o fascismo rosso (centri sociali ecc.) o sodali di Von Hajek.
Chiamiamoci socialisti (democratici) che sanno che per reintrodurre gli istituti statalistici dirigistici e socialisti della prima repubblica, bisogna uscire dalla UE. Dunque sovranisti e socialisti. Non difendiamo una parola infangata e attiriamo chi si riconosce nella proposta sovranista e socialista democratica, pur provenendo da famiglie di altra estrazione (che so, democristiane). Difendiamo le idee, sovraniste, socialiste e democratiche.