Non si tocchi la Buona Scuola! Le dichiarazioni del Ministro Bussetti sulla volontà di riformare e semplificare il percorso per diventare docente creano scandalo tra le file del Partito Democratico. «Non basta la laurea, i docenti vanno formati» tuona la maestrina Mila Spicola su Democratica col suo articolo dai toni apocalittici. «Alzi la mano chi non pensa che la qualità della formazione e della selezione dei docenti sia la chiave per una scuola migliore. Pochissimi. Alzi la mano chi non pensa che oggi insegnare ed educare esiga competenze professionali immense. Pochissimi».
Pensiero condivisibilissimo: nessuno alzerebbe la mano agli imperativi della professoressa Spicola. O almeno nessuno di coloro che non sanno in cosa consista il Pef24, che di qualità ne ha ben poche. Quattro esami aggiuntivi, 24 CFU in discipline antropo-psico-pedagogiche ed in metodologie e tecnologie didattiche che i laureati devono conseguire in base al Dm n. 616 del 10 agosto 2017 come requisito fondamentale di accesso al concorso per laureati. Ma questi esami, così come sono, non hanno alcuna utilità – forse solo la pretesa – nella formazione del buon docente. Altro non sono, ad eccezione di pochi moduli, che un’accozzaglia di nozioni poco approfondite, esempi di metodologie didattiche da scuola americana, elogi all’alternanza scuola-lavoro e alla scuola-azienda, con una filosofia tutta incentrata sull’utilitas e sull’impiego.
E, ancora, totale demolizione della scuola Gentiliana – troppo classista! – in favore di un modello ultrainclusivo, figlio del Sessantotto; auspicio di ulteriori tagli nei programmi in favore di metodologie d’insegnamento tutte incentrate sul cooperative learning. Il tutto condito con un tocco di teoria gender e di allarme razzismo, gli immancabili. Più che un percorso formativo sembra un percorso d’indottrinamento (per molti aspiranti docenti, anche a pagamento!); complice la modalità d’esame, a risposta multipla, che annichilisce uno studio critico in favore di uno prettamente mnemonico (e che non scoraggia affatto coloro che ritengono la professione di insegnante un ripiego, un collocamento per laureati, tanto temuti da Mila Spicola). Puro contrabbando dell’ideologia attraverso un messaggio apparentemente “neutro”, come direbbe Alberto Sobrero.
Giustissimo sarebbe demolire il Pef24 e ripensare a un percorso formativo chiaro e che sia formativo sul serio. «Dobbiamo prevedere una formazione già durante gli anni universitari. Per far sì che si possa andare in cattedra a 26 anni, non a 30 o 40. Con un concorso bandito regolarmente sarà possibile accedere all’insegnamento subito dopo la laurea, senza percorsi di studio ulteriori» dichiara il ministro Bussetti. Il Ministro inoltre, per buona pace di Spicola, non ha intenzione di eliminare il FIT (il percorso formativo successivo al concorso pubblico, attualmente di tre anni di durata), ma semplicemente semplificarlo. Chiarezza, formazione di qualità, senza infiniti e ricorrenti cambi di percorso: nulla di più auspicabile. Solo dichiarazioni al momento, che si spera possano al più presto dar vita ad un progetto ben definito. Un progetto che ridia dignità alla figura del docente e che smantelli la Buona Scuola, che buona non è per niente.
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