Alea iacta est: o la POLITICA riprende il suo posto sulla pseudo economia, o bisognerà contenere i rischi sistemici
di SCENARIECONOMICI (Fabio Lugano)
Oggi su Bloomberg, ma ripreso da altri analisti, è comparsa una frase che contiene tutta l’essenza della situazione di tensione attuale e che, possiamo tradurre in questo modo:
Nessuna nazione al mondo che non abbia il controllo della propria valuta può reggere una situazione debitoria come questa (quella italiana).
Il problema è che questa frontiera è stata superata da buona parte dei paesi europei, se non per tutti, i paesi europei, se la moneta non è la moneta italiana. Non sarebbe un problema solo italiano.
Prima di tutto consideriamo che il problema del debito in valuta estera/non controllabile è tale che bastano frazioni ben inferiori non solo a quello italiano, ma a quello della media UE e perfino a quello Tedesco, per mandare un paese in crisi. Consideriamo i casi di alcuni di questi paesi che ora sono in crisi perché avevano il debito pubblico in valuta estera e diamo i valori in percentuale sul PIL:
Argentina: 57 % del PIL
Turchia: 28%
Messico: 46,4%
Ecuador: 32,5%
Pakistan : 67,2%
Ora vediamo i debiti europei e dei paesi avanzati.
La media euro area è molto superiore a quello dei paesi con debito in dollari ed in crisi, perfino dell’Austria. Se poi consideriamo i rendimenti dei titoli in oggetto possiamo solo dire che il Bund tedesco rende attualmente, in termini reali (al netto dell’inflazione) ben -1,17% il decennale e -1,15% il trentennale. Per quanto basso si possa considerare il rischio tedesco, i tassi negativi sono un po’ poco, non credete? Non credo che esista un concetto di rischio negativo, ed esiste un rischio sistemico a livello europeo per cui un evento negativo riguardante l’Italia, non tanto come possesso di titoli, ma come CDS. Quanti di questi derivati ha in casa Deutsche Bank ? Non è sufficiente questo a richiedere un minimo di rendimento reale positivo dei titoli tedeschi ?
Se la BCE fosse veramente una banca “Esterna” all’Eurozona tutti i paesi che ne fanno parte sarebbero già saltati e non solo l’Italia. Evidentemente la BCE è banca centrale di sistema per alcuni, e banca esterna per altri. Questo semplice passaggio spiega tutta la situazione europa più di cento diagrammi, di un milione di calcoli previsionali. Se si controlla la banca centrale il debito non è un problema, se non si controlla lo è, a livelli molto inferiori a quello italiano. Il mercato, che è stupido giornalmente e saggio nel medio lungo, prezza e legge questo fatto, assegnando prezzi diversi a seconda di quanto il mix fra debito e controllo della valuta.
Ecco perché la POLITICA, tutta maiuscola, deve rientrare in gioco soprattutto a livello europeo, e quindi a livello italiano. A livello europeo perché quello dovrebbe essere la sintesi dei problemi nazionali, non la loro somma. Solo una scelta europea di rendere la BCE la Banca Centrale di TUTTA l’Europa può salvare l’euro, il debito, le finanze, la crescita europea. In caso contrario avremo un susseguirsi di crisi una dopo l’altra, per i motivi più vari: debito pubblico, debito privato, scarsa crescita, derivati, scegliete voi. Perché una vera Banca Centrale funge da momento di stabilizzazione del sistema, ma o di tutto il sistema, o di nessuna parte.
Purtroppo si vede un’insufficienza proprio al centro: i vari Moscovici, i vari Juncker, che insultano, minacciano, dichiarano guerre improbabili a singoli stati sono l’esempio del fallimento del sogno europeo. Piccoli uomini che hanno ricevuto responsabilità sproporzionate alle proprie capacità, senza rendersi conto che questa fase finale dell’Europa sarà la pietra tompabel alla propria vita politica: chi vorrà avere fra i piedi i Juncker, dopo che ha messo in crisi la sua creatura? Perchè i politici dei singoli stati, vicini al proprio popolo, possono sopravvivere a questa fase, ma ai vari Juncker, Moscovici , Dombrovsky, Mogherini, la storia riserverà un pessimo giudizio.
Se l’Europa non lascerà spazio alla POLITICA (maiuscola), ma proseguirà con la politica delle piccole punzecchiature, delle offese quotidiane, non resterà che una politica di minimizzazione delle ricadute negative della separazione, di cui, sinceramente, dubito sia capace l’attuale commissione. Brexit sta andando verso una soluzione non negoziata proprio per l’incapacità della commissione di trovare una posizione che non sia un’assurda e fragile rigidità. Saranno i successori di Juncker a dover riparare ciò che il lussemburghese ha distrutto.
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