Usa e Italia, la finta battaglia ai “poteri forti” delle banche
di IL SUSSIDIARIO (Mauro Bottarelli)
Lapresse
Poveri sovranisti, deve davvero esserci un complotto globale contro di loro, roba che l’affare Dreyfus può tranquillamente essere derubricato a innocente scherzo durante una gita scolastica. Non c’è altra spiegazione. Nemmeno una settimana dall’annuncio trionfale del fatto che BlackRock, il più grande fondo d’investimento al mondo, quello che ai tempi di Matteo Renzi i grillini bollavano come il male assoluto, fosse pronto a comprare Btp, perché li riteneva un buon investimento, stante l’impossibilità di un default italiano ed ecco che quella maledetta della realtà arriva a bussare alla porta. Già, perché questo è periodo di trimestrali negli Usa, i conti, la ciccia. E dopo i robusti utili presentati da Morgan Stanley e Goldman Sachs, le brutte sorprese fanno ancora più rumore. Molto rumore. Esattamente il rumore di un titolo azionario che si schianta del 5,7% in Borsa. E di quasi il 20% da inizio anno. Questo, nonostante i mercati equities statunitensi dispensino unicorni a destra e a manca, mettendo a dura prova il tunnel carpale del twittatore seriale della Casa Bianca.
E quel titolo di chi è? BlackRock, ovviamente. La quale ha dovuto ammettere che gli inflows netti di lungo termine nel terzo trimestre sono stati soltanto per un controvalore di 10,6 miliardi, il minimo dal 2016. Non proprio una credenziale di quelle rassicuranti per un fondo d’investimento di quel livello, visto che siano nel pieno del periodo più euforico praticamente di sempre per i mercati. E soprattutto se quello stesso fondo è il tuo asso nella manica potenziale (dopo che i cinesi hanno detto al ministro Tria in trasferta cosa potesse farci con i Btp, in maniera poco confuciana) per non vedere lo spread schizzare alle stelle, una volta che l’unico acquirente del tuo debito – a parte le banche italiane – avrà chiuso i rubinetti a fine anno, dicendo stop al Qe. Che dite, c’è da fidarsi, visto che parliamo di necessità di acquisto da parte di investitori esteri per 110 miliardi di euro? Magari sì, l’America d’altronde sì che ci vuole bene, altro che quella maledetta Europa. L’Europa dei banchieri, come dicono colmi di indignato populismo i nostri eroi del penta-leghismo di lotta e di governo. Non delle dame della carità come quelli di BlackRock, gente che invece opera per il bene dei popoli, mica per il proprio tornaconto.
Ma già sento ronzare nelle orecchie i commenti esasperati di alcuni di voi: “Bottarelli ce l’ha con il governo a prescindere, cerca le notizie con il lanternino per attaccarlo”. Vero, avete ragione. Come potete notare da questa immagine, la notizia non ha destato alcun interesse sul mercato e presso i media settoriali, una breve nelle ultime pagine della Gazzetta della Bassa Mantovana. Roba da niente, pinzellacchere come direbbe Totò.
Ma, paradossalmente, ciò che è uscito dai conti di BlackRock di interessante è altro. Per l’esattezza, la conferma che il trasferimento di rischio nelle mani di un plaudente e beota parco buoi globale prosegue che è un piacere, in perfetta simbiosi con l’enorme sciarada politica in atto! E, statene certi, come ho scritto nel mio articolo di ieri, il mini-rally che potrebbe innescarsi da qui a fine anno sarà come il miele per gli orsi, irresistibile. Tanto Wall Street si è sfogata, ha purgato gli eccessi con quei due giorni di tonfi della scorsa settimana e ora si può tornare in modalità “Toro”, ora è tutto grasso che cola e guadagno facile! Guardate questo grafico: cosa ci dice? Ci mostra come il ramo retail, ovvero il parco buoi per eccellenza, fatto da investitori privati ed Etf, continui a credere alla narrativa trumpiana, mentre gli istituzionali – ovvero gente che investe per lavoro – non solo è scesa dalla giostra, ma lo ha anche fatto alla velocità di Usain Bolt. Un bel outflow di capitali da 24,8 miliardi da indici e prodotti attivi. Ma attenzione, perché il vero bagno di sangue è stato rappresentato dalla fuga dai prodotti equity non-Etf, qualcosa come 30,8 miliardi volati via verso lidi più sicuri del casinò azionario. E mettendo la situazione in prospettiva storica, c’è poco da stare allegri: quello registrato da BlackRock nel terzo trimestre di quest’anno è stato il deflusso di capitali istituzionali maggiore dal secondo trimestre del 2015. Non esattamente giorni dorati per il mercato, se ricordate.
Accidenti, eppure ci avevano detto che tutto era a posto: l’economia una bomba, la Borsa una macchina da soldi per tutti, la disoccupazione un lontano ricordo. Sembra di sentire qualcuno che, da un balcone, proclamava addirittura l’abolizione della povertà. Eppure, gli investitori istituzionali fuggono. Anzi, sono già fuggiti. Prima del tonfo della settimana scorsa. Probabilmente, quando tra fine agosto e inizio settembre, vi dicevo che le vendite estive di massa degli insiders delle grandi corporations Usa dovevano farci riflettere, non ero come al solito in preda a un attacco di pessimismo cosmico di stampo leopardiano. E nemmeno accecato da spirito anti-sovranista. Semplicemente, mi ponevo una domanda: cosa sa chi sta dentro le aziende che chi sta fuori invece ignora? Perché vendere ora, quando le previsioni sono per unicorni a perdita d’occhio? Forse perché mi hanno insegnato che chi vende ha un motto, praticamente il versetto principale della Bibbia laica dei mercati: Do as we say, not as we do. Il cliente non deve capire, né tantomeno fare domande sul comportamento di chi vende: deve seguire i suoi consigli. E, come in queste occasioni, comprare a caro prezzo il rischio da cui lui vuole disfarsi.
È una legge di mercato, è sempre stato così. Ed è legale, ci mancherebbe. Il problema è duplice, però. Primo, se non segui il mercato, ma ti fidi di ciò che scrivono i media mainstream, poi non ti puoi lamentare. Esistono molte forme di investimento, non è obbligatorio diventare Gordon Gekko. Ed ecco il secondo punto, la seconda criticità: la gente è avida. E questo, piaccia o meno, non lo si abolisce per decreto. E qui il cortocircuito è ontologico, è la radice stessa del fenomeno sovranista come ve lo descrivo dall’inizio: una creazione dell’establishment per rabbonire le masse, farle sfogare e poi, quando il diluvio li avrà infradiciati per bene, stile 2008, chiedere in ginocchio alle élites di tornare. Nonostante, paradosso dei paradossi, queste non se ne siamo mai andate ma solo nascoste dietro le quinte a godersi lo spettacolo. Esattamente come i penta-leghisti che berciano contro l’Europa dei banchieri e degli speculatori ma affidano, in prospettiva, le sorti del nostro debito a BlackRock, così chi ha votato Trump contro lo strapotere e l’avidità di Wall Street, ora sta ingrassando la stessa Wall Street perché vuole salire in giostra, vuole arricchirsi, vuole denaro fatto dal denaro. La stessa cosa che dipingeva come sterco del demonio durante il post-2008 e poi nel corso dell’ultima campagna elettorale Usa: oggi, l’americano medio investe più in titoli azionari che in immobili. Ovvero, nel comprarsi casa, accendendo un mutuo, come ci mostra il grafico.
È questa l’avanguardia sovranista, il popolo che si ribella alle élites? Gente che investe in Borsa, perché ingolosita dalla prospettiva di far soldi sui soldi? E questa la rivoluzione che dovrebbe garantire soddisfazione e vendetta al 99% del mondo vessato dall’avido 1%? No, questa è invidia collettiva, è una circonvenzione di incapace di massa capace di trasformare il pauperismo rivendicativo degli slogan in corsa al telefono per comprare azioni di Apple o di Amazon a prezzi stellari, quasi sempre indebitandosi con finanziarie per ottenere il denaro necessario. Finanziarie che, a loro volta, prendono soldi in prestito dalle grandi banche, quelle che hanno scatenato con il loro azzardo morale la crisi del 2008 e contro cui si invoca la ghigliottina globale, il sangue che scorra nelle strade a mondare le ingiustizie del “turbo-capitalismo” e della finanza criminale. E cosa fanno le banche, per scaricare un po’ di rischio sui quei prestiti ballerini che altrimenti resterebbero interamente nei libri (rischiando poi figuracce come quella di BlackRock, quando presenti la trimestrale)? Cartolarizzano, esattamente come con i subprime.
E il parco buoi compra, felice e plaudente, quelle porcherie di prodotti finanziari impacchettati, perché il gestore gli ha detto che è meglio “diversificare”, strofinandosi le mani al pensiero di quel rendimento “garantito” che gli permetterà di vivere al di sopra delle sue possibilità. Salvo poi piangere, quando scopre di essere stato “truffato” dalla banca o, come accade in America, gli pignorano la casa, ipotecata per scommettere in Borsa sul mercato rialzista più lungo di sempre. E allora, cosa fai? Voti Donald Trump, un vero proletario. Oppure i 5 Stelle, perché sono contro le banche e la finanza assassina – ma vogliono farsi comprare i Btp da BlackRock – e, soprattutto, perché stanziano 1,5 miliardi proprio per te, truffato dagli istituti di credito. Poi, però, alle parole, come per la Borsa, seguono i fatti. E scopri che a tal fine, le risorse stanziate nel Def per il 2019 sono pari a zero, mentre nel 2020 e nel 2021 ammontano invece a 360 milioni l’anno, per un totale di 720 milioni in tre anni. «Il fondo è così ampliato di 14 volte rispetto a prima», annunciavano in pompa magna solo tre giorni fa a palazzo Chigi. Peccato che non sia così. Un’immensa, criminale, pericolosissima illusione collettiva. Ma se lo fai notare, la risposta più intelligente che ottieni – se sei così fortunato da evitare insulti – è di fondare un partito e farti votare.
Mala tempora currunt. Attenti alle grandi occasioni: se fossero tali, le terrebbero per sé. E se fosse davvero un “governo del cambiamento”, non avrebbe come mantra “e allora il Pd e Forza Italia, cosa hanno fatto quando erano al governo?”. Appunto, come te. Bel cambiamento.
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