Mentre gli Stati Uniti guidati a Donald Trump diventano un fattore di sempre maggiore imprevedibilità, occorrerà un’Europa unita come fattore di mediazione a livello globale. E’ il pensiero dell’ex presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, nei giorni scorsi a Pechino.
Prodi ha parlato dei rapporto tra Cina, Europa e Stati Uniti nel corso della conferenza “European responses to China Belt and Road initiative”, organizzata dal gruppo di studiosi e ricercatori della Cina contemporanea ThinkInChina, in collaborazione con il Turin World Affairs Institute e con il China Centrum Tubingen. “Abbiamo bisogno di una mediazione e questo è il motivo per cui un’Europa divisa non è un danno solo per l’Europa, ma per il mondo”, ha detto Prodi nel corso della conferenza.
Il giudizio dell’ex presidente del Consiglio sugli Stati Uniti è netto. “In un parola: imprevedibili”, è stata la risposta a una domanda del pubblico sul ruolo degli Usa nei rapporti con la Cina e con l’Unione Europea. Anche per questo, Prodi non vede nella Cina un tentativo di dividere l’Europa come temono alcuni analisti. “Penso che non sia affatto nell’interesse della Cina quello di dividere l’Europa, perché nel lungo periodo, nell’equilibrio tra una potenza forte e una potenza in ascesa occorrerà un’Europa come mediatore”.
A margine dell’evento, che si è tenuto nel cuore della zona universitaria di Pechino, Prodi ha parlato ai microfoni di Agi della Cina che vive la “nuova era” lanciata dal presidente Xi Jinping, e che vuole un ruolo maggiore nello scenario globale rispetto al passato. Quella di oggi, ha dichiarato Prodi, “è una nuova Cina, ambiziosa non solo sul piano economico ma anche su quello politico, che fa le cose, progredisce a ritmo più veloce degli altri, lo fa da decenni e quindi sta diventando un punto di riferimento”, come emerge dagli ultimi discorsi del presidente cinese.
“Questo può essere scontato, ma è assolutamente una novità nel panorama della politica mondiale”. Gli Stati Uniti “non si illudano di uscire vincitori” da uno scontro sul commercio, ha poi spiegato toccando il dossier caldissimo delle dispute commerciali in corso tra Pechino e Washington, e che proprio oggi sembra vedere uno spiraglio di rasserenamento nonostante le “grandi differenze” che Cina e Stati Uniti riconoscono di avere. Le ripercussioni di uno scontro commerciale sarebbero “estremamente negative” per Prodi, e “anche se gli Stati Uniti riuscissero a riequilibrare un po’ la propria bilancia commerciale, di fronte a un crollo della crescita, conterebbe poco”.
L’ascesa cinese è favorita da diversi fattori, e tra questi ci sono l’iniziativa di connessione infrastrutturale tra Asia, Europa e Africa, la “Belt and Road”, lanciata da Xi nel 2013, ma anche quelle che Prodi definisce “politiche sbagliate” da parte di Washington, come l’allontanamento dalla Trans-Pacific Partnership.
L’abbandono dell’alleanza commerciale con altri undici Paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico e che esclude la Cina, deciso da Trump a pochi giorni dall’insediamento alla Casa Bianca, “favorisce un ruolo più forte della Cina in tutta l’area del Pacifico”, ha spiegato Prodi. “Non vedo nessun grave incidente o rischi di gravi incidenti. Penso che con la diminuzione – spero non temporanea – della tensione coreana si possa addirittura avere meno tensione in tutta l’area”.
La Cina di oggi è “più assertiva perché più forte”, ha concluso, “ma credo che nessuno abbia interesse a tentativi egemonici”
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