Il dilemma strategico multipolare italiano
di PIERLUIGI FAGAN
Trump atterra a Parigi e lancia siluri politici contro Macron e la sua pretesa di costituire una forza armata europea quarta rispetto a Russia, Cina ma anche USA. Lasciamo perdere l’esatta specifica di questa forza europea tra PeSCo, IEI o altri formati e lasciamo perdere i commenti sulle possibilità concrete di un progetto del genere, atteniamoci ad una linea strategica teorica e domandiamoci: quale strategia converrebbe all’Italia, sabotare il progetto europeo (quanto “europeo” o quanto franco-tedesco o quanto franco-anglo-tedesco non specifichiamo) facendosi quinta colonna americana o aderire provandosi ad inserire nella diarchia franco-tedesca euro-dominante?
Il problema è sempre il punto di vista, dove ancoriamo il punto di vista su un problema del genere per poi dare un giudizio.
Ancorandolo alla contingenza ed alla strategia a breve, una Italia in rotta di collisione con l’UE, la Commissione e l’euro, non ha altra strada che appoggiarsi a gli USA. Ne segue a raggio breve, l’obbligo di portare avanti il TAP, rinforzare il MUOS, ospitare i futuri missili a medio raggio e poi andare a Mosca a pregare di esser perdonati per “cause di forza maggiore”, ottenendo magari l’appoggio americano sulla Libia e una benevolente protezione nel processo di attrito con l’UE che si potrebbe tradurre in procedure di infrazione e chissà cos’altro, incluso lo spread impazzito et varie. Ne segue anche fare viaggi della speranza in Cina per poi titubare quando si tratta di firmare concreti impegni perché da Washington o Bannon hanno fatto sapere che “non è cosa”.
L’alternativa sarebbe una Italia che mentre litiga con l’UE e la diarchia, lasciando aperta anche l’estrema ultima possibilità di far saltare tutto e trovarsi “obbligata” alla secessione euro, tenta di proporsi come terzo tra Francia e Germania per disegni strategici a lungo termine e di più ampio respiro. Posizione contraddittoria e difficilmente sostenibile, rifiutata probabilmente sia dai franco-tedeschi che dagli americani per gli aspetti prima descritti. Oppure non litigare proprio e conformarsi alle politiche austerità e debito sin qui osservate facendo dissolvere il paese in una crescente e progressiva entropia sempre più suddita nei confronti di “chi può”.
Insomma, l’alternativa è scegliere a quale banda esser subalterni strappando il massimo risultato tattico conseguibile, pagandolo con la remissione di una vera e propria autonoma strategia. E’ questa la posizione di un paese che ha il peso che ha, comunque la giriate questo è il realistico quadro di ciò che possiamo fare: scegliere chi servire.
So che molti amici ed amiche con i quali discutiamo qui da tempo, pensano che l’idea di costituirsi terza forza aggregando paesi latino mediterranei per poi vedere a quale gioco giocare è pura utopia, non ci sono le condizioni, non ci sono i tempi, non ci sono le volontà, nessuno prende in esame questa ipotesi, non è da una pagina facebook che si cambia la storia etc etc. Altri invece, continuano a credere che la furba Italia potrebbe navigare a vista, zigzagando tra le altrui volontà di potenza, ottenendo il massimo accontentando quasi tutti o scontentando tutti a turno, cercando di portare a casa il proprio interesse nazionale a dispetto della propria intrinseca debolezza.
Non prendiamoci in giro, se come sembra, il mondo dei prossimi decenni sarà multipolare, lo standard della potenza necessaria a sviluppare quanto più e possibile il proprio interesse, sarà quello delle potenze maggiori che ci sovrastano di molti gradi. Più giù nella scala, diminuiscono le possibilità ed aumentano i condizionamenti, non ci vuole von Clausewitz per capirlo. Era il luglio del 2013 quando iniziai a promuovere l’idea di un sistema di potenza latino-mediterraneo perché questa appariva l’unica soluzione ad un dilemma le cui linee si potevano intuire già cinque anni fa. Per altro recuperando l’idea da uno strategia francese che arrivava alle stesse conclusioni nel 1945 (la geografia cambia poco nel tempo) riferendosi all’interesse francese.
Ma a dispetto delle nostre dichiarazioni orgogliose di sovranità, di cosmopolitismo, di costruzione del socialismo, di orgoglio patriottico e costituzionale, di appartenenza al sogno degli Stati Uniti d’Europa, vedo che a nessuno interessa davvero fare i conti con i pesanti blocchi del gioco reale, l’importante è partecipare ad un etereo dibattito astratto che scambia i nostri desideri per possibilità reali e litigare con chi sostiene un’altra ipotesi rispetto alla nostra.
Debbo dire che mi dispiace, l’Italia non ha un futuro interessante davanti a sé e chi più, chi meno, facciamo tutti a gara a partecipare al gigantesco processo di auto-inganno e nevrotica rimozione del dato di fatto. Scusate l’antipatica e malinconica franchezza
Fonte: https://www.facebook.com/pierluigi.fagan/posts/10216451624338738
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