dall’inviato
Strasburgo – Prende gli applausi, raccoglie i fischi, guarda avanti. Molto avanti, per qualcuno probabilmente troppo avanti. Ma la cancelliera tedesca assolve nel migliore dei modi il compito di parlare di futuro dell’Europa. Angela Merkel non può non guardare lontano. Chiede uno sforzo che nessuno vuole, in tempi di sovranismo e nazionalismo. Chiede cessione di sovranità, chiede un avanzamento dei lavori di costruzione del progetto comune, chiede una dimensione esterna con tanto di forze armate a dodici stelle. Chi voleva sentire cosa aveva da dire la leader tedesca, non è rimasto deluso. Sul piatto Merkel mette un programma di rilancio come pochi oggi sarebbero capaci di fare.
Il passaggio che suscita le maggiori reazioni d’Aula è senza dubbio quello sull’esercito comune. “Dobbiamo lavorare a questa visione di un’Europa con una forza di intervento per la gestione delle sfide sul terreno”. Vuol dire, in altre parole, più chiare e inequivocabili, che “dobbiamo creare un vero esercito europeo”. Qualcuno applaude, i banchi delle opposizioni fischiano. Merkel non arretra di un centimetro e precisa. “Un esercito europeo dimostrerebbe al mondo che le guerre non sono più possibili in Europa”. E agli scettici ricorda che “non sarebbe in contraddizione con la Nato”, semmai “rafforzerebbe il ruolo dell’Europa all’interno della Nato”.
La dimensione esterna è quella finora mancata all’Unione europea, che a fatica e timidamente ha iniziato a lavorarci nell’attuale legislatura comunitaria. Occorre un cambio di passo. Le premesse sono quelle davanti agli occhi di tutti. “I vecchi alleati mettono in dubbio le alleanze che funzionavano”, dice Merkel. Un’allusione neanche troppo velata agli Stati Uniti di Donald Trump, ma pure un riferimento chiaro alla Brexit. “Soltanto un’Europa unita è in grado di essere presente in maniera forte sullo scacchiere internazionale”. Di fronte a incertezze crescenti e fine di alleanze tradizionali “noi europei dobbiamo prendere in mano il nostro destino se vogliamo farci sentire”. Servirà cessione di sovranità. Qualcosa che implica un ulteriore passo avanti dell’Ue. Lo stesso vale per l’immigrazione.
Merkel chiede di rafforzare Frontex, l’agenzia di guardia costiera e di frontiera dell’Ue, e dare una risposta ai flussi che non sia più nazionale. Fa autocritica, per l’occasione. “La solidarietà vuol dire non cedere agli egoismi, ma so che anche la Germania non si è comportata bene. Prima del 2015 abbiamo avuto bisogno di tempo per capire che l’immigrazione era un problema comune”. Ed è proprio lì il problema di tutto. Volontà politica. “Senza la cessione di un piccolo pezzo di sovranità non risolveremo mai il problema”.
L’Aula rumoreggia. Gli applausi si confondono ai fischi, anche a ad ululati che portano il presidente del Parlamento Ue a intervenire e richiamare all’ordine. “Per caso serve un veterinario in quest’Aula?”, critica Antonio Tajani. Merkel non si scompone. Anzi. “Sono abituata a stare in Parlamento. Se c’è tutto questo chiasso è perché probabilmente ho toccato i tasti giusti”.
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