Guernica, la grande lezione di Picasso contro tutte le guerre
di STRISCIA ROSSA (Michele Emmer)
Oggi siamo come dire abituati ai bombardamenti a tappeto, alla distruzione sistematica delle città e dei villaggi. La seconda guerra mondiale è stata da questo punto di vista una tragedia nella tragedia. I bombardamenti delle città e la uccisione di inermi cittadini, erano una prassi consolidata e praticata a livello planetario. Non solo per ricordare la due bombe atomiche sganciate sul Giappone, ma anche i tantissimi bombardamenti per distruggere le città ed i loro abitanti, con l’idea di accorciare la guerra, ovviamente. Basterà ricordare i bombardamenti con missili a Londra e nell’Inghilterra e la sistematica distruzione delle città tedesche. Con bombardamenti a tappeto, anche in assenza di qualsiasi obiettivo militare. I militari le bombe se le aspettano, non interessa molto uccidere soltanto loro, ma demotivare le popolazioni. Specialmente la violenza sulle persone più fragili, vecchi, malati, bambini, donne.
La guerra civile spagnola è stata per alcuni aspetti una sorta di prova generale di quella che sarebbe stato poi la seconda guerra mondiale. In particolare il 26 aprile 1937 vi fu il primo bombardamento a tappeto di una piccola città, Guernika, con l’unico scopo di distruggerla completamente e di far precipitare la voglia di combattere dei difensori della Repubblica Spagnola contro le truppe del generalissimo Franco. Il bombardamento venne operato dalla tristemente nota Legione Condor, corpo volontario di aviatori della Luftwaffe tedesca, l’aeronautica ufficiale del terzo reich, con l’aiuto dell’aviazione legionaria, corpo volontario e non ufficiale della Regia aeronautica italiana del regime fascista. Una terrificante dimostrazione di forza contro la popolazione civile. Guernica (Guernika in lingua basca, lingua vietata dal franchismo) è una città considerata la capitale culturale della nazione Basca.
A Pablo Picasso venne chiesto di realizzare un grande dipinto per l’esposizione universale di Parigi che si sarebbe svolta da maggio a novembre del 1937. Picasso decise di realizzare una grande opera che facesse conoscere al mondo quello che era successo a Guernica. Un’opera che avrebbe anche raccontato la violenza e la sofferenza della guerra civile scatenata dalla invasione dei legionari di Franco. Picasso era già un artista famoso nel mondo, nel 1937 era il direttore del museo del Prado di Madrid. Nel suo studio a Parigi venne portata una enorme tela di juta grezza di 27 metri quadrati. In due mesi il quadro era pronto. Fu esposto alla esposizione universale il 12 luglio 1937. Tra l’altro Picasso offrì il quadro al presidente basco José Antonio Aguirre che fece sapere di non essere affatto interessato all’opera. Alla fine della guerra civile spagnola Picasso non volle che il quadro restasse in Spagna e fu portato al Museum of Modern Art di New York dove rimase sino al settembre 1981, dopo la morte di Franco. Picasso era già morto nel 1973.
Quel quadro verrà ricordato per sempre come un violento manifesto contro la guerra e la distruzione, tanto che quando ne fu fatta una copia su un arazzo per volontà dei Rockfeller per donarla alle Nazioni Unite a New York, fu collocata in un corridoio a ridosso della sala dove si riunisce il Consiglio di Sicurezza. Nazioni Unite che hanno dimostrato ancora una volta nel corso del 2022 e 2023, se ce ne fosse stato bisogno, quanto le siano oramai un organismo impotente contro le guerre nel mondo, per colpa ovviamente dei più potenti paesi che ne fanno parte.
Negli anni in cui si discuteva di un’eventuale guerra preventiva in Iraq (che scoppierà nel 2003) i vertici UN non hanno ritenuto opportuno farsi riprendere con alle spalle un tale manifesto dello scempio della guerra e l’arazzo è stato quindi coperto da un drappo blu. Il commento di Fred Eckhard (portavoce allora dell’ONU) in merito è stato che il misto di bianchi, neri e grigi dell’arazzo produceva un effetto di confusione visiva. La fonte dell’episodio è il libro di Gijs van Hensbergen, Guernica: The Biography of Twentieth-Century Icon, Bloomsbury Publishing PlC, Londra, 2004.
Picasso dichiarò che gli artisti che vivono e lavorano con valori spirituali non possano – e non debbano – rimanere indifferenti ad un conflitto, nel quale sono in gioco i massimi valori dell’umanità e della civiltà.
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