Haftar fa sfumare il “sogno” di un documento finale sulla Libia
di GLI OCCHI DELLA GUERRA (Mauro Indelicato)
Niente documento finale da Palermo. Chiuse le porte di villa Igiea, dal capoluogo siciliano non esce alcuna dichiarazione scritta e nessuna data precisa. Se da un lato questa non è una sorpresa, dall’altro però qualcuno all’interno dell’entourage di Palazzo Chigi in cuor proprio ci sperava. Quando le ultime delegazioni lasciano la Sicilia, emergono obiettivi politici specifici e sostegno da parte della comunità internazionale al progetto dell’Onu, con la promessa di una nuova conferenza a gennaio, ma dentro le valigie non viene riposto nessun documento.
Esito già preventivato dalla vigilia
Per la verità, come detto in precedenza, già prima del vertice quello di una dichiarazione o di un impegno messo nero su bianco non è apparso come obiettivo primario del governo italiano. Per Roma il semplice presentare a Palermo tutti i quattro leader più importanti già da settimane appare lo scopo più importante, il documento sarebbe stato un elemento in più. Lo stesso ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi, a fine ottobre, del resto metteva già in guardia: “A Palermo sarà una conferenza di servizio”, ha dichiarato in occasione del vertice Italia – Africa alla Farnesina. Roma, in particolare, specialmente dopo gli ultimi viaggi effettuati sia dal premier Conte che dal sottosegretario Del Re, ha puntato quasi esclusivamente a presentare ai nastri di partenza più delegazioni possibili.
In effetti a Palermo si è tirato, da parte italiana, un sospiro di sollievo non appena si è avuta certezza della presenza di Haftar. Quello è stato il segnale che, martedì pomeriggio, ad ogni modo il governo avrebbe potuto presentare a livello internazionale un primo parziale successo.
Il tentativo di un documento comune vanificato da Haftar
Eppure una manovra volta a fare il “colpaccio” ci sarebbe stata. Tra le stanze ed i corridoi di villa Igiea, si è provato a convincere i delegati libici a firmare un impegno scritto per il futuro piano di pace e per la road map dell’Onu e di Salamé in particolare. Un testo che, in sostanza, avrebbe ratificato quanto poi illustrato, ma a voce, dallo stesso Salamé e da Conte nella conferenza stampa a chiusura del vertice. E quindi conferenza a gennaio forse a Roma, conferenza libica poco dopo forse a Tripoli e quindi solo successivamente elezioni. Nel frattempo, prima delle stesse conferenze, spazio anche al proseguimento di altri obiettivi: rilancio economico con l’unificazione della Noc, l’azienda che si occupa del petrolio, e quindi accorpamento delle due banche centrali.
Obiettivi questi che verranno comunque perseguiti, ma vederli scritti nero su bianco con date certe avrebbero politicamente significato di più. E forse, come detto, si era vicini alla firma. A mettersi di traverso sarebbe stato Khalifa Haftar. A riferirlo è l’Adnkrnos, che riporta alcune fonti a sua volta di Palazzo Chigi. Ai media libici l’uomo forte della Cirenaica ha raccontato in questi ultimi due giorni di essere a Palermo ma di non partecipare formalmente al vertice. Questo ha impedito la sua firma sul documento e dunque la fine del “sogno” da parte italiana di portare a casa anche delle promesse scritte. Almeno per il momento.
FONTE: http://www.occhidellaguerra.it/libia-haftar-fa-sfumare-il-sogno-di-un-documento-finale/
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