Non tutte le Cine sono di Xi. Non tutto il mondo è degli USA
di PIERLUIGI FAGAN
Ho letto un buon 40% degli articoli dell’ultimo Limes, soprattutto gli articoli dei cinesi poiché è raro legger la loro voce qui da noi. Serpeggia un punto di vista che fa da filo rosso a tutto il numero: a che punto è la competizione tra USA e Cina per la leadership mondiale? La risposta sembra essere: la Cina mostra difficoltà, gli USA sono in ripresa di potenza. E se la domanda fosse sbagliata?
La tesi che chi scrive unitamente ai pochi multipolaristi esistenti propugna è che il mondo è diventato e viepiù diventerà troppo complesso per avere una struttura gerarchica piramidale con a capo un Uno. Non si pone quindi il problema di chi avrà la leadership mondiale, come scriveva Charles A. Kupchan in un libro del 2012, “Nessuno controlla il mondo” o come meglio risulta in originale “No One’s World”. Ne conseguirebbe una lettura più complessa del sistema mondo, lettura che non è facile trovare.
Se nell’immediato dopoguerra, gli USA mostravano un Pil che era circa il 50% di quello mondiale, oggi la percentuale è al 25%. Dice Fabbri sull’ultimo numero e da un po’ di tempo ripete, che l’economia non è tutto e non si trasforma immediatamente in potenza geopolitica. Ha ragione a mio avviso come principio ma a grana grossa, le cifre danno senso della distribuzione dei pesi e questi pesi vedono in traiettoria, il declino del peso percentuale occidentale e la crescita di un variegato mondo che ha il suo baricentro in Asia, Asia, il cui baricentro è la Cina.
Nel mio libro Verso un mondo multipolare introducevo una triplice nota metodologica:
a) la desinenza “geo” di geopolitica, per evitare di cascare nel determinismo geografico, va intesa come geo-storia. Va bene lo logica degli spazi ma quegli spazi sono abitati da uomini i quali modificano in parte o meglio interpretano i vincoli geografici, la loro storia indica “tendenzialmente” come;
b) ostracizzata lungo tutto il Novecento, la geopolitica si è fatta ma non si è teorizzata pubblicamente. Sconfitti i tedeschi-nazisti, i teorici di International Relations e Geopolitics sono stati quasi tutti americani, per lo più coinvolti in attività di formazione dell’immagine di mondo che avevano più a che fare con la costruzione ideologica che con l’autonomia disciplinare. Nel dopoguerra la si è continuata a fare ma a scala ridotta poiché tutto era bloccato in un ordine bipolare assai poco dinamico. Il quadro si è sbloccato dagli anni ‘90 e gli eventi del mondo nuovo hanno meno di venticinque anni. Tutto ciò per dire che se la radice storica della geo-storia ha valore, poiché la storia si svolge su tempi di lunga durata (poi con strati a media durata e strati a rapida fenomenologia), anche le traiettorie osservate in geopolitica vanno tarate sulla lunga durata, almeno le fondamentali;
c) la geopolitica per me, come le Relazioni Internazionali per Morghentau, sono la disciplina ideale per riuscir a forzare il sistema di logica causale che abbiamo nella nostra cultura, il principio erroneo della “causa unica”. Limes in effetti ospita articoli sul fatto militare e sulla evoluzione del digital-infomativo-AI, analisi di sociologia sinica e sguardi sul circostante e quindi lo spettro d’analisi è abbastanza ampio. Eppure mi rimane un sensazione di “non ancora abbastanza ampio”, c’è da fare di più forse per una corretta comprensione. La Cina è dentro un sistema, il sistema asiatico, mancano analisi della sua propagazione in Africa, dei rapporti con il mondo arabo, con l’Europa. Com’è d’uso a Limes, la parte di analisi economico-finanziaria è molto contenuta, praticamente relegata ad un solo articolo di un americano che insegna anche a Pechino (Pettis). Per carità, rispetto all’elementarità degli articoli sulla grande stampa siamo già molti passi avanti ma forse ne vanno compiuti altri per fare di Limes qualcosa di più che non una collezione di articoli disparati.
Piuttosto animoso l’articolo di Diego Fabbri che sembra vedere solo ridicole formichine che s’agitano all’ombra del dogma centrale per cui l’Impero americano domina e dominerà ancora a lungo perché segue la teoria di Mahan e le leggi bronzee della logica geografica.
Leggere Limes dunque? Senz’altro sì, però …
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