E’ un governo Conte o un governo Gentiloni bis?
di COMIDAD
In base alle incongruenze della narrazione giornalistica, il Presidente del Consiglio Conte avrebbe finalmente dimostrato una statura di leader politico proprio nella circostanza in cui è riuscito ad imporre a Salvini e Di Maio il cedimento ai diktat della Commissione Europea. Da questa narrazione deriverebbe il curioso ossimoro secondo cui si rivela una statura di leader allorché ci si calano le brache. Un tortuoso percorso ideologico dal sovranismo al calabrachesimo.
Quando Conte aveva dichiarato di voler essere “l’avvocato degli Italiani”, in molti avevano commentato ricordando che durante le cause le peggiori fregature le si prendono di solito dal proprio avvocato. Forse però anche questo richiamo realistico nel caso di Conte può costituire una forzatura. Probabilmente Conte riteneva sinceramente che fosse il caso di prendere tempo, poiché l’esito delle prossime elezioni europee potrebbe portare alla formazione di una Commissione meno ostile. Conte deve anche aver considerato che incappare in una procedura di infrazione in questo momento, avrebbe fornito al Presidente Mattarella un pretesto per qualche colpo di mano istituzionale, mettendo in evidenza la debolezza di un governo che non ha dietro di sé né le burocrazie ministeriali, né le forze armate, né la Banca d’Italia.
Il problema è che il fattore tempo non gioca necessariamente a favore dei “sovranisti”. Lo stesso cedimento dell’Italia potrebbe sortire un effetto depressivo sulla attuale ondata nazionalistica e far riprendere fiato ai partiti “mondialisti”. Ma persino se le cose andassero nel verso più favorevole ai “sovranisti”, persino se l’euro e l’Unione Europea si squagliassero l’anno prossimo sotto il peso delle loro assurdità, rimarrebbe pur sempre la NATO ad imporre la sottomissione. Il pressing statunitense ha infatti imposto al governo Conte di ignorare le lamentele delle imprese italiane e di accodarsi al rinnovo delle sanzioni economiche alla Russia in nome della lotta alla fittizia minaccia-Putin. Il vero motivo delle sanzioni economiche alla Russia ed all’Iran è che agli USA serve assolutamente un aumento dei prezzi del petrolio e del gas per rendere commercialmente competitivi i loro idrocarburi ricavati dalla costosa frantumazione delle rocce di scisto. Ora sembrerebbe quasi che i “sovranisti” si siano svegliati una mattina ed abbiano scoperto improvvisamente che in Italia vi sono oltre cento basi militari statunitensi dopo settantatré anni dalla fine della guerra.
Tirando le somme, il governo Conte si sta rivelando come un governo Gentiloni bis, cioè un governo allineato che però (per ora) tiene a bada la follia palingenetica delle micidiali “riforme strutturali”. La domanda ovvia a questo punto è perché mai questa politica di basso profilo, senza avventure in un senso o nell’altro, non potesse continuare a farla un governo del PD. Perché la ex sinistra si è lasciata coinvolgere nel delirio palingenetico ed espiatorio dei “salvatori dell’Italia”, Monti prima e Renzi poi?
Nelle aspirazioni preelettorali persino l’ipotetico governo PD-Forza Italia avrebbe dovuto essere presieduto non dal “bassoprofilista” Gentiloni ma dall’ennesimo “salvatore della patria” in pectore: Cottarelli. Quello stesso Cottarelli che poi Mattarella ha cercato di riciclare alla guida di un governo pseudo-tecnico.
Si potrebbe supporre che nella ex sinistra permanga un bisogno di utopia: tramontata l’utopia rivoluzionaria (o riformista) del socialismo, ci si è lasciati incantare dall’utopia reazionaria delle riforme strutturali. Si tratterebbe di una risposta suggestiva ma molto parziale e fuorviante.
Il problema principale riguarda la vulnerabilità della ex sinistra nei confronti della narrazione mainstream sempre all’insegna del catastrofismo-emergenzialismo. La fiaba del debito pubblico come una bomba ad orologeria (una bomba creata e innescata dal presunto “aver vissuto al di sopra dei propri mezzi”) ha conquistato l’immaginario della ex-sinistra e quindi la sua attesa del salvatore/redentore diventa consequenziale.
In effetti l’unico punto di forza ideologico dei “sovranisti” non è affatto il “sovranismo”, semmai lo scetticismo di molti di loro (non di tutti) nei confronti di alcune delle fiabe emergenziali, a partire dalla più gotica e “dark”, quella sul debito pubblico. Per il resto il “sovranismo” ha il grave torto di riproporre la questione del potere nei termini della tradizionale domanda: chi deve essere il sovrano?
A seconda delle preferenze si può rispondere che deve essere sovrana la nazione, o la “comunità internazionale” (cioè il Paese e le lobby che la guidano), oppure l’individuo. Si rimane però sempre nell’ambito della metafisica del potere.
La realtà è che il potere non possiede un “sottostante”, cioè un intrinseco nucleo di legittimità. La forza bruta si autogiustifica sempre e solo in base all’artificio di finte “emergenze” che richiedono ed esigono il suo intervento salvifico rispetto alle colpe passate che avrebbero condotto al disastro. E poi un sistema drogato di emergenzialismo esige che ci siano sempre nuovi Hitler, nuovi nemici dell’Umanità, contro i quali mobilitarsi. Le tattiche del potere perciò sono quelle di un banale psicopatico: destabilizzare, allarmare, denigrare, colpevolizzare.
Fonte: http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=875
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