Quelle ONG che decidono cosa deve essere la scuola
di CRITICA SCIENTIFICA (Enzo Pennetta)
Lo spunto è la notizia del concorso conosciuto come il “Nobel” per l’insegnamento: chi decide quale sia il modo migliore d’insegnare e prima ancora cosa si debba insegnare?
Dietro non c’è un dibattito tra esponenti della cultura ma le imposizioni di ONG oscure e autoreferenziali.
Il Corriere del 13 dicembre riporta così la notizia dell’unico candidato italiano al Global Teacher Prize, un premio da un milione di Dollari messo in palio dalla Varkey Foundation, una società fondata nel 2010 dal ricco Indiano residente a Dubai Sunny Varkey che aveva già fondato nel 2000 la Global Education Management Systems (GEMS), una ONG che a sua volta aveva come modello d’ispirazione la Our Own English High School, una scuola di inglese per formare gli studenti indiani figli di emigrati a Dubai. Qualunque cosa sia da intendere per scuola secondo quelli della Varkery Foundation di sicuro non sarà la stessa cosa che intenderebbe un insegnate italiano formatosi con la propria tradizione liceale.
Eppure leggendo di un “Nobel” per l’insegnamento si è indotti a pensare che esista un criterio oggettivo universale per stabilire quale sia il modello (unico evidentemente) di insegnamento a cui fare riferimento. Basta leggere alcuni passaggi dell’articolo su Corriere per verificare che però alcune delle caratteristiche indicate come ‘desiderabili’ del candidato italiano siano per una prospettiva classica tutt’altro che positive:
ha eliminato la cattedra in classe, e i compiti a casa; convinto i colleghi a misurare il FIL (la Felicità Interna Lorda) della scuola; e per le pagelle di fine anno ha inventato la «valutazione condivisa»…
Via i voti, poi («spersonalizzanti, spingono alla competizione»). E niente insufficienze: «Recupero tutti, nessuno escluso». «E visto che i numerini in pagella bisogna metterli, alla fine faccio un mix: la mia valutazione, più quella dei compagni: una sintesi condivisa».
Niente cattedra, niente studio a casa, niente voti e quindi niente insufficienze, sono contento che il collega in questione ottenga dei riconoscimenti per questo ma la mia altrettanto lunga esperienza mi porta a dire che adottare queste misure porterebbe ad un disastro didattico ed educativo.
Ma troviamo anche qui da noi una società no profit sconosciuta ai più e denominata TREELLLE composta da banchieri e associazioni industriali e di altro genere che indica la direzione “desiderabile” per la scuola, un’idea di cosa essa sia la troviamo nell’intervista di Pietro Ratto a Byoblu.
Tra i punti su cui insiste ‘azione di Trellle troviamo anche la strana idea che più tempo si passi a scuola meglio sia, ed ecco spuntare il sostegno ad una scuola elementare inevitabilmente a tempo pieno, come se il fatto di stare nelle aule scolastiche e non a casa possa dare qualcosa in più. Come è esperienza comune di ogni genitore il tempo pieno viene vissuto con grande stress dai ragazzi che non apprendono nulla di più, esso è irrealtà una necessità legata al fatto che i genitori sono a loro volta obbligati a lavorare a tempo pieno entrambi e venendo meno il sostegno dei nonni serve un ‘parcheggio’ che con l’apprendimento non ha nulla a che vedere.
Dal tempo pieno per tutti alla scuola aperta sette giorni su sette, mattina e pomeriggio, il passo è breve, questa è infatti la proposta di Francesco Boccia candidato alla segreteria del PD. Ancora una volta la domanda è: chi ha deciso che questo sia un bene?
Così come indicato per l’economia e altri aspetti della società, anche per la scuola emerge il fatto che in mancanza di una nuova definizione antropologica anche il senso e lo scopo della scuola resti vincolato ad una visione riduzionista finalizzata a fare degli studenti dei beni da produrre e offrire al mercato.
Una rivoluzione antropologica per riportare l’Uomo al centro è necessaria per superare il neoliberismo, un’ideologia la cui pervasività va oltre l’aspetto strettamente economico finendo per infiltrarsi in ogni ambito della vita abbassandone progressivamente il livello. In assenza di tale rivoluzione ogni idea di un’alternativa, in ogni campo, sarà destinata al fallimento.
Fonte: http://www.enzopennetta.it/2018/12/quelle-ong-che-decidono-cosa-deve-essere-la-scuola/
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