Immigrazione: tensioni tra Francia e Italia per i commenti di Di Maio
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (Sofia Cecinini)
La Francia ha convocato l’ambasciatrice italiana a Parigi per chiedere spiegazioni in merito alle dichiarazioni rilasciate dal vicepremier, Luigi Di Maio, sulla presenza francese in Africa. In particolare, Di Maio ha affermato che, a suo avviso, Parigi sta continuando a colonizzare il continente africano, spingendo le persone ad emigrare. Tali commenti sono stati definiti dalle autorità francesi “inaccettabili e infondati”, comportando la convocazione dell’ambasciatrice Teresa Castaldo.
Di Maio ha rilasciato le dichiarazioni mentre si trovava in visita in Abruzzo, dove ha riferito anche che, secondo lui, l’Unione Europea dovrebbe sanzionare la Francia e tutti i Paesi come lei che stanno impoverendo l’Africa e obbligato i cittadini a lasciare le proprie terre. “Gli africani dovrebbero stare in Africa, non sul fondo del Mediterraneo”, ha specificato il vicepremier.
Il commissario agli Affari economici dell’UE, Pierre Moscovici, ha commentato la questione riferendo che le dichiarazioni di Di Maio somigliano a provocazioni, “perché il contenuto è vuoto o irresponsabile”, motivo per cui è preferibile evitare di cedere. “La qualità delle relazioni tra Francia e Italia è importante. Mi auguro che si possa presto superare questa fase conflittuale che trovo negativa e priva di senso, le provocazioni, di solito, qualificano chi le fa”, ha concluso Moscovici.
Il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, ha dato seguito ale dichiarazioni di Di Maio, affermando che, secondo lui, la Francia non ha alcun interesse nella stabilizzazione della Libia, probabilmente perché mira solo al suo petrolio, al contrario dell’Italia, che mira invece a risolvere la situazione politica del Paese nordafricano. Roma e Parigi, oltre a essere in competizione per estendere la propria influenza sulla Libia, non concordano su una linea comune da adottare per stabilizzare il Paese. In primo luogo, mentre l’Italia appoggia il governo di Tripoli, sostenuto dall’Onu e guidato dal premier Fayez Serraj, Parigi è più vicina al governo di Tobruk e al suo uomo forte, il generale Khalifa Haftar. In secondo luogo, la Francia ha insistito per mesi sull’organizzazione di elezioni in Libia per lo scorso 10 dicembre, come concordato alla Conferenza di Parigi tra diverse parti libiche il 29 novembre 2017. L’Italia e l’Onu, al contrario, ritengono che il Paese nordafricano non sia ancora pronto ad affrontare le votazioni.
Non è la prima volta che Di Maio si scontra verbalmente con la Francia. Lo scorso giugno, il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva commentato la situazione migratoria in Europa, affermando che i flussi erano diminuiti rispetto agli anni precedenti. Il leader di Parigi aveva spiegato che la cooperazione fra gli Stati membri del blocco europeo era riuscita a tagliare i flussi migratori di quasi l’80% e che i problemi esistenti erano derivati da movimenti secondari di migranti all’interno dell’Europa. “La crisi migratoria attuale europea non è paragonabile alla grandezza di quella del 2015. Un Paese come l’Italia non ha affatto la stessa pressione dell’anno scorso. Quella che stiamo vivendo oggi in Europa è una crisi politica” aveva sottolineato Macron.
Da parte sua Di Maio, ha risposto a tali commenti, sostenendo che il presidente francese avesse dimostrato di non essere aggiornato sulla situazione. “L’Italia sta affrontando indubbiamente un’emergenza migratoria, e in parte è perché la Francia continua a respingere le persone alla sua frontiera. Macron rischia di rendere il suo Paese il nemico numero uno dell’Italia in ambito immigrazione” aveva scritto Di Maio in un post pubblicato su Facebook.
Successivamente, ad agosto, Macron è stato protagonista di una polemica frontale con il ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini. In tale occasione, il leader dell’Eliseo ha affermato di essere il principale oppositore delle forze populiste europee, i cui principali rappresentanti sono Salvini e il premier ungherese, Viktor Orban.
Macron ha ampiamente criticato i Paesi europei che si rifiutano di collaborare in ambito migratorio, ritenendo che, coloro che beneficiano degli sforzi dell’Unione Europea ma si dichiarano fautori dell’interesse puramente nazionalista in relazione ai migranti, dovrebbero essere sanzionati. Orban si è sempre rifiutato di prendere parte agli schemi europei volti a migliorare la gestione dei flussi migratori, mentre Salvini, a partire dai mesi estivi del 2018, ha chiuso i porti italiani alle imbarcazioni delle ong e delle missioni europee coinvolte in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.
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