La tesi di sinistra contro i confini aperti – II Parte
di VOCI DALL’ESTERO (Saint Simon)
Il grande business e le lobby del libero mercato, per promuovere aggressivamente i propri interessi, hanno creato un culto fanatico a difesa delle tesi open border – un prodotto fatto proprio da una classe urbana creativa, tecnologica, dei media e della conoscenza, che fa i propri interessi oggettivi di classe per mantenere a buon mercato i propri effimeri stili di vita e salvaguardare le proprie carriere. La sinistra liberale ha rivenduto il prodotto aggiungendovi il ricatto morale e la pubblica vergogna nei confronti dei popoli, accusati di atti inumani verso i migranti. Eppure, una vera sinistra dovrebbe tornare a guardare alle proprie tradizioni e cercar di migliorare le prospettive dei poveri del mondo. La migrazione di massa in sé non ci riuscirà: crea impoverimento per i lavoratori nei paesi ricchi e una fuga di cervelli in quelli poveri. L’unica vera soluzione è correggere gli squilibri dell’economia globale e ristrutturare radicalmente un sistema progettato per aiutare i ricchi a scapito dei poveri, riprendendo il controllo degli stati, delle politiche commerciali e del sistema finanziario globale. Da American Affairs.
di Angela Nagle
INTERESSI SOCIETARI E RICATTO MORALE
Le frontiere aperte non hanno un mandato pubblico, ma le politiche dell’immigrazione che pongono l’onere della loro applicazione sui datori di lavoro anziché sui migranti suscitano un sostegno travolgente. Secondo un sondaggio del Washington Post e di ABC News, il supporto all’utilizzo obbligatorio del sistema federale di verifica dell’occupazione (E-Verify), che impedirebbe ai datori di lavoro di sfruttare il lavoro illegale, è quasi all’80%, più del doppio del sostegno alla costruzione del muro lungo il confine messicano [11]. Allora perché le campagne presidenziali ruotano attorno alla costruzione di un lungo muro di confine? Perché gli attuali dibattiti sull’immigrazione ruotano intorno alle controverse tattiche dell’ICE per colpire i migranti, soprattutto quando il metodo più umano e popolare, imporre ai datori di lavoro l’onere di assumere in primo luogo forza lavoro legale, è anche il più efficace? [12]. La risposta, in breve, è che le lobby delle imprese hanno bloccato e sabotato i tentativi come E-Verify per decenni, mentre la sinistra dei confini aperti ha abbandonato qualsiasi seria discussione su questi temi.
Recentemente, la Western Growers Association e la California Farm Bureau Federation [associazioni di categoria degli agricoltori, in California e negli Stati Uniti sud-occidentali, ndr], tra gli altri, hanno bloccato una legge che avrebbe reso obbligatorio l‘E-Verify, nonostante diverse concessioni a favore delle aziende [13]. I democratici sono stati totalmente assenti da questo dibattito. Di conseguenza, i lavoratori delle economie devastate dall’agricoltura statunitense continueranno a essere invitati nel paese con la promessa di lavorare, per essere sfruttati come lavoratori a basso costo e illegali. Mancando di pieni diritti legali, sarà impossibile sindacalizzare questi non-cittadini, che saranno tenuti nella costante paura di essere arrestati e criminalizzati.
“Non esiste una crisi migratoria” è diventato uno slogan comune adesso tra i sostenitori delle frontiere aperte – e tra molti commentatori tradizionali. Ma che piaccia o no, livelli così alti di migrazione di massa da essere radicalmente rivoluzionari sono impopolari in ogni parte della società e in tutto il mondo. E le persone tra le quali sono impopolari, i cittadini, hanno il diritto di voto. Quindi la migrazione produce sempre più una crisi fondamentale della democrazia. Qualsiasi partito politico che intenda governare dovrà accettare la volontà del popolo, o dovrà reprimere il dissenso per imporre l’agenda dei confini aperti. Molti nella sinistra libertaria sono tra i sostenitori più aggressivi di quest’ultima soluzione. E per cosa? Per fornire una copertura morale allo sfruttamento? Per garantire che i partiti di sinistra, che potrebbero effettivamente affrontare uno qualsiasi di questi temi più approfonditamente a un livello internazionale, rimangano senza potere?
Chi vuole diffondere l’immigrazione ha due armi chiave. Una è il grande business e gli interessi finanziari che lavorano tutti dalla loro parte, ma un’arma ugualmente potente – impugnata con più esperienza dai sostenitori dell’immigrazione a sinistra – è il ricatto morale e la vergogna pubblica. Le persone hanno ragione nel vedere come moralmente sbagliati i maltrattamenti ai migranti. Molte persone sono preoccupate per la crescita del razzismo e dell’indifferenza verso le minoranze, che spesso accompagna il sentimento anti-immigrazione. Ma la posizione dei confini aperti non è all’altezza del loro personale codice morale.
Ci sono molti vantaggi e svantaggi economici in alti livelli di immigrazione, ma è più probabile che abbiano un impatto negativo sui lavoratori indigeni poco qualificati e a basso salario, mentre se ne avvantaggiano i lavoratori nativi più ricchi e il settore delle imprese. Come ha sostenuto George J. Borjas, funziona come una sorta di redistribuzione della ricchezza verso l’alto [14]. Uno studio del 2017 dell’Accademia Nazionale delle Scienze intitolato “Le conseguenze economiche e fiscali dell’immigrazione” ha rilevato che le attuali politiche sull’immigrazione hanno provocato effetti negativi in misura sproporzionata sui poveri e le minoranze americane, una scoperta che non sarebbe stata una sorpresa per personaggi come Marcus Garvey o Frederick Douglass. Senza dubbio anche loro, in base agli attuali standard, dovrebbero essere considerati “anti-immigrati” per il fatto di aver richiamato l’attenzione sulle conseguenze.
In un discorso pubblico sull’immigrazione, Hillary Clinton ha dichiarato: “Credo che quando avremo milioni di immigrati laboriosi che contribuiscono alla nostra economia, sarebbe controproducente e disumano cercare di cacciarli” [15]. In un discorso privato, tenuto per i banchieri latino-americani, è andata oltre: “Il mio sogno è un mercato comune emisferico, con scambi aperti e confini aperti, ad un certo punto nel futuro, con un’energia che sia il più sostenibile e verde possibile” [16] (anche se in seguito dichiarò che intendeva che i confini fossero aperti solo per l’energia). Queste affermazioni, naturalmente, hanno fatto impazzire la destra anti-immigrazione e pro-Trump. Forse più rivelatrice, tuttavia, è la convergenza tra la sinistra dei confini aperti e la “rispettabile” destra pro-business, che è stata incarnata nelle dichiarazioni della Clinton. In un recente articolo di National Review in risposta al “nazionalismo” di Trump, Jay Cost ha scritto: “Per dirla senza mezzi termini, non dobbiamo piacerci l’un l’altro, purché continuiamo a fare soldi l’uno con l’altro. Questo è ciò che ci manterrà uniti“. In questo mostruoso sub-thatcherismo, i Buckleyiti [i conservatori americani – da William Buckley, intellettuale e scrittore americano, ritenuto uno dei padri della Nuova Destra, ndt] parlano esattamente come i “cosmopoliti” liberali – ma senza il fascino o l’estro dell’autoinganno morale.
Come figlia di migranti, e avendo trascorso la maggior parte della mia vita in un paese con livelli di emigrazione persistentemente elevati – l’Irlanda – ho sempre considerato la questione della migrazione in modo diverso rispetto ai miei benintenzionati amici di sinistra nelle grandi economie che dominano il mondo. Quando l’austerità e la disoccupazione hanno colpito l’Irlanda, dopo che miliardi di denaro pubblico sono stati utilizzati per salvare il settore finanziario nel 2008, ho visto il mio intero gruppo di amici andarsene e non tornare mai più. Questo non è solo un problema tecnico. Tocca il cuore e l’anima di una nazione, come una guerra. Significa la costante emorragia di giovani generazioni idealistiche ed energiche, che normalmente ringiovaniscono e ri-prefigurano una società. In Irlanda, come in ogni paese ad alta emigrazione, ci sono sempre state campagne e movimenti anti-emigrazione, guidati dalla sinistra, che chiedevano la piena occupazione in tempi di recessione. Ma raramente sono abbastanza forti da resistere alle forze del mercato globale. Nel frattempo, le élite al potere durante un periodo di rabbia popolare, colpevoli e nervose, sono fin troppo felici di vedere una generazione potenzialmente radicale disperdersi in tutto il mondo.
Sono sempre stupito dall’arroganza e dalla strana mentalità imperiale dei progressisti britannici e americani pro-open border che credono di compiere un atto di carità illuminata quando “accolgono” i dottori di ricerca provenienti dall’Europa orientale o dal Centro America, portandoli a giro e servendo loro cibo. Nelle nazioni più ricche, la difesa delle frontiere aperte sembra funzionare come un culto fanatico tra veri credenti – un prodotto del grande business e delle lobby del libero mercato fatto proprio da un gruppo più ampio della classe urbana creativa, tecnologica, dei media e della conoscenza, che sta facendo i propri interessi oggettivi di classe per mantenere a buon mercato i propri effimeri stili di vita e intatte le proprie carriere, ripetendo a pappagallo l’ideologia istituzionale delle proprie aziende. La verità è che la migrazione di massa è una tragedia, e la classe medio-alta che ci moralizza sopra è una farsa. Forse gli ultra-ricchi possono permettersi di vivere in un mondo senza confini di cui sono aggressivi sostenitori, ma la maggior parte della gente ha bisogno – e vuole – un’organizzazione politica coerente e sovrana per difendere i propri diritti di cittadini.
DIFENDERE GLI IMMIGRATI, OPPORSI ALLO SFRUTTAMENTO SISTEMATICO
Se le frontiere aperte sono “una proposta dei fratelli Koch”, a cosa somiglierebbe una autentica posizione di sinistra sull’immigrazione? In questo caso, invece di canalizzare Milton Friedman, la sinistra dovrebbe orientarsi sulla base delle sue antiche tradizioni. I progressisti dovrebbero concentrarsi sull’affrontare lo sfruttamento sistemico alla radice della migrazione di massa piuttosto che ritirarsi verso un moralismo superficiale che legittima queste forze di sfruttamento. Ciò non significa che la sinistra debba ignorare le ingiustizie nei confronti degli immigrati. Dovrebbe difendere vigorosamente i migranti dai trattamenti inumani. Allo stesso tempo, qualsiasi sinistra sincera deve prendere una linea dura contro gli attori societari, finanziari e di altro tipo che creano le circostanze disperate alla base della migrazione di massa (che, a sua volta, produce la reazione populista contro di essa). Solo una forte sinistra nazionale nei paesi piccoli e in via di sviluppo – agendo di concerto con una sinistra impegnata a porre fine alla finanziarizzazione e allo sfruttamento del lavoro globale nelle grandi economie – potrebbe avere qualche speranza di affrontare questi problemi.
Per cominciare, la sinistra deve smettere di citare la propaganda più recente del Cato Institute e ignorare gli effetti dell’immigrazione sul lavoro nazionale, in particolare sui lavoratori poveri che rischiano di soffrire in modo sproporzionato a causa dell’ampliamento dell’offerta di lavoro. Le politiche dell’immigrazione dovrebbero essere progettate per garantire che il potere contrattuale dei lavoratori non sia messo significativamente a repentaglio. Ciò è particolarmente vero in periodi di stagnazione salariale, sindacati deboli ed enorme disuguaglianza.
Per quanto riguarda l’immigrazione clandestina, la sinistra dovrebbe sostenere gli sforzi per rendere obbligatorio l’E-Verify e spingere per sanzioni severe ai datori di lavoro che non lo rispettano. I datori di lavoro, non gli immigrati, dovrebbero essere al centro delle attività di controllo. Questi datori di lavoro approfittano di immigrati privi dell’ordinaria protezione legale al fine di perpetuare una corsa al ribasso dei salari, evitando allo stesso tempo di pagare i contributi ed erogare altri benefici. Tali incentivi devono essere eliminati se tutti i lavoratori devono essere trattati in modo equo.
Trump si è lamentato in modo alquanto ignobile delle persone provenienti dai “cesso di paesi” del terzo mondo e ha portato i norvegesi come esempio di immigrati ideali. Ma i norvegesi venivano in America in gran numero una volta, quando erano poveri e disperati. Ora che hanno una democrazia sociale prospera e relativamente egualitaria, costruita sulla proprietà pubblica delle risorse naturali, non vogliono più venire [17]. In definitiva, la motivazione all’immigrazione di massa persisterà fino a quando i problemi strutturali che ne sono alla base rimarranno.
Ridurre le tensioni causate dalle migrazioni di massa richiede quindi di migliorare le prospettive dei poveri del mondo. La migrazione di massa in sé non ci riuscirà: crea una corsa verso il basso per i lavoratori nei paesi ricchi e una fuga di capacità e competenze in quelli poveri. L’unica vera soluzione è correggere gli squilibri nell’economia globale e ristrutturare radicalmente un sistema di globalizzazione progettato per aiutare i ricchi a scapito dei poveri. Ciò comporta, per cominciare, cambiamenti strutturali delle politiche commerciali che impediscono il necessario sviluppo, guidato dallo stato, nelle economie emergenti. Si devono contrastare anche gli accordi commerciali anti-lavoro come il Nafta. È ugualmente necessario affrontare un sistema finanziario che incanala il capitale dai paesi in via di sviluppo nelle bolle patrimoniali nei paesi ricchi, che aumentano le diseguaglianze. Infine, sebbene le sconsiderate politiche estere dell’amministrazione di George W. Bush siano state screditate, sembra continuare a vivere la tentazione di impegnarsi in crociate militari. Ci si dovrebbe opporre. Le invasioni straniere guidate dagli Stati Uniti hanno ucciso milioni di persone in Medio Oriente, creato milioni di rifugiati e migranti e devastato infrastrutture basilari.
Oggi, mentre assistiamo all’ascesa di vari movimenti identitari in tutto il mondo, dovrebbe risuonare l’argomentazione di Marx secondo cui la classe lavoratrice inglese dovrebbe vedere la nazione irlandese come un potenziale complemento alla sua lotta, piuttosto che come una minaccia alla sua identità. La confortante illusione che gli immigranti vengano qui perché amano l’America è incredibilmente naif – naif quanto sostenere che gli immigrati irlandesi del XIX secolo descritti da Marx amassero l’Inghilterra. La maggior parte dei migranti emigra per necessità economiche e la stragrande maggioranza preferirebbe avere migliori opportunità a casa propria, con la propria famiglia e coi propri amici. Ma tali opportunità sono impossibili all’interno dell’attuale forma di globalizzazione.
Proprio come nella situazione descritta da Marx dell’Inghilterra dei suoi tempi, politici come Trump galvanizzano la propria base suscitando sentimenti anti-immigrazione, ma raramente, se non mai, affrontano lo sfruttamento strutturale – sia in patria che all’estero – e cioè la causa che sta alla radice della migrazione di massa. Spesso, aggravano questi problemi, ampliando il potere dei datori di lavoro e del capitale contro il lavoro, mentre indirizzano la rabbia dei loro sostenitori – spesso le vittime di questi poteri – contro altre vittime, gli immigrati. Ma nonostante tutte le spacconate anti-immigrazione di Trump, la sua amministrazione non ha fatto praticamente nulla per espandere l’implementazione di E-Verify, preferendo invece vantarsi di un muro di confine che non sembra materializzarsi mai [18]. Mentre le famiglie vengono separate al confine, l’amministrazione chiude un occhio sui datori di lavoro che usano gli immigrati come pedine in un gioco di arbitraggio del lavoro.
D’altra parte, i fautori della sinistra dei confini aperti potrebbero cercare di convincersi che stanno adottando una posizione radicale. Ma in pratica stanno solo sostituendo la ricerca dell’eguaglianza economica con la politica del grande business, mascherata da virtuoso identitarismo. L’America, che è ancora uno dei paesi più ricchi del mondo, dovrebbe essere in grado non solo di giungere alla piena occupazione, ma a un salario dignitoso per tutti, compresi quei lavori che i sostenitori delle frontiere aperte dichiarano che “gli americani non vogliono fare”. Dovrebbero essere condannati i datori di lavoro che sfruttano illegalmente i migranti per il lavoro a basso costo – con grande rischio per i migranti stessi – non i migranti che stanno semplicemente facendo ciò che le persone hanno sempre fatto quando affrontano le avversità economiche. Fornendo una involontaria copertura agli interessi della élite al potere, la sinistra rischia una significativa crisi esistenziale, poiché le persone comuni si orientano sempre di più verso i partiti di estrema destra. In questo momento di crisi, la posta in gioco è troppo alta per continuare a sbagliare.
NOTE
[11] “Immigration, DACA, Congress, and Compromise,” Washington Post, Oct. 20, 2017.
[12] Pia M. Orrenius and Madeline Zavodny, “Do State Work Eligibility Verification Laws Reduce Unauthorized Immigration?,” IZA Journal of Migration 5, no. 5 (December 2016).
[13] Dan Wheat, “Ag Groups Split over Latest House Labor Bill,” Capital Press, July 17, 2018.
[14] George Borjas, “Yes, Immigration Hurts American Workers,” Politico, September/October 2016.
[15] Borjas.
[16] Chris Matthews, “What’s Important about the Clinton Campaign’s Leaked Emails on Free Trade,” Fortune, Oct. 11, 2016.
[17] Krishnadev Calamur, “Why Norwegians Aren’t Moving to the U.S.,” Atlantic, Jan. 12, 2018.
[18] Tracy Jan, “Trump Isn’t Pushing Hard for This One Popular Way to Curb Illegal Immigration,” Washington Post, May 22, 2018.
Fonte: http://vocidallestero.it/2019/02/05/la-tesi-di-sinistra-contro-i-confini-aperti-ii-parte/
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