VOLKSWAGEN/ Quel taglio di 7.000 posti profetico sul futuro dell’auto
di IL SUSSIDIARIO (Franco Oppedisano)
Lapresse
Nello stesso giorno in cui annuncia nuovi investimenti e modelli elettrici, Volkswagen fa anche sapere che taglierà 7.000 posti di lavoro
Come volevasi dimostrare. Nello stesso giorno in cui il Gruppo Volkswagen annuncia investimenti miliardari (in euro) e un aumento dei modelli elettrici in vendita entro il 2028, il marchio omonimo del gigante di Wolfsburg mette nero su bianco la diminuzione di 7.000 posti di lavoro in tutto il mondo. E non confondetevi. In Germania i sindacati siedono nel consiglio di sorveglianza delle grandi aziende e una decisione del genere non è paragonabile alla scelta di aumentare i guadagni tagliando il personale che qualsiasi imprenditore di casa nostra prende magari a cuor leggero. Quella di Volkswagen è una scelta dolorosa, l’ultima spiaggia, una necessità che non ha alternative.
Gli investimenti erodono i margini di guadagno più delle multe e dei processi, mentre il futuro si fa sempre più incerto. Nei corridoi della fabbrica simbolo dell’industria tedesca hanno timore di tutto, nessuno ha più spazi di autonomia, firme e controfirme si inseguono per ratificare decisioni anche banali. Ma soprattutto non hanno una risposta certa alla domanda principe: qualcuno comprerà queste auto elettriche a guida autonoma per realizzare le quali stiamo spendendo decine miliardi? E anche ammesso che vengano comprate, cosa faremo tra qualche anno con le centinaia di migliaia di professionalità che dovranno essere sostituite con altre? Informatici al posto di ingegneri meccanici, impiegati al posto di operai specializzati.
Gli ottimisti dicono che il risultato sarà a somma zero, ma anche in questo caso ci vorranno anni, lacrime sangue prima che questo mezzo miracolo (visto che non è mai avvenuto in nessun settore) avvenga. Intanto si tagliano 7.000 persone in Volkswagen, 5.000 in Jaguar Land Rover, altrettante in Ford (solo negli stabilimenti europei), 4.000 in Opel. Anche negli Stati Uniti le cose non vanno meglio: Gm farà a meno di 15.000 persone e chiuderà intere fabbriche e Tesla del 7% dei collaboratori. Annunci dati nel giro di qualche mese, segno di un difficoltà evidente. Come lo è la diminuzione degli utili che nel caso di Volkswagen si dimezzano. E lo è la decisione di rimandare di un anno il lancio della nuova Golf “in attesa dello sviluppo delle funzionalità digitali avanzate”. Ma non le hanno già sulle Audi che fanno parte dello stesso gruppo?
Intanto le auto elettriche in Europa continuano a registrare percentuali di vendita da prefisso telefonico perché non tutti possono permettersele, non ci sono infrastrutture di ricarica e non sono adatte a ogni modalità di uso dei veicoli privati. Mentre negli Stati Uniti il loro Automobile Club fa sapere che, secondo una ricerca che hanno loro stessi commissionato, il 70% degli americani avrebbe paura a farsi trasportare da un’auto che si guida da sola. In Germania, invece, l’Aci locale ha certificato nei propri laboratori che i nuovi motori a gasolio Euro 6 d Temp di Bmw, Citroen, Opel, Audi e Volkswagen hanno valori di emissioni di ossidi di azoto prossimo allo zero e alcuni modelli come la Mercedes C220d hanno registrato zero grammi al chilometro. Ma se i nuovi modelli a gasolio non emettono, o quasi, NoX ed emettono meno C02 dei modelli a benzina, qualcuno può spiegare, a tutti noi, perché alcune città europee, tra cui molto città tedesche, hanno deciso di bandirli?
Il ceo del gruppo Volkswagen Herbert Diess ha pronunciato la frase “l’utile rende liberi” che è stata contestata perché ricorda troppo “il lavoro rende liberi” che campeggia all’ingresso del campo di concentramento nazista di Auschwitz, in Polonia. Sul passato, anche quello recente, diciamo un paio di anni fa, hanno sempre un’enorme coda di paglia. Ma questa volta rischiano di pagarla carissima.
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