L’Italia è ancora la seconda manifattura d’Europa?
di GLI OCCHI DELLA GUERRA (Andrea Muratore)
La pubblicazione dei più recenti dati Eurostat, riferiti alle elaborazioni economiche al 31 dicembre 2017, ha ufficializzato il sorpasso della Francia sull’Italia quale seconda potenza d’Europa per output manifatturiero, riportando per il Paese d’Oltralpe un prodotto industriale di 889,4 miliardi di euro contro gli 883,7 del nostro Paese (comunque ai massimi dal 2011 a oggi).
“Negli anni precedenti, l’Italia era stata sempre davanti”, sottolinea l’Agi. “Tra il 2010 e il 2013 il divario è stato stabilmente superiore ai 100 miliardi di euro, salvo poi assottigliarsi nel 2014 a a poco più di 65 miliardi, risalire nel 2015 a 83 miliardi e poi ridiscendere nel 2016 a meno di 35 miliardi. Alla fine nel 2017, stando a dati che ribadiamo comunque sono ancora provvisori, il sorpasso c’è stato”. Segno che l’Italia è stata costretta ad abdicare alla posizione di “seconda manifattura d’Europa” a lungo presentata come emblema della capacità del sistema Paese di resistere alle problematiche economiche degli ultimi decenni e alle asimmetrie legate all’ingresso nell’euro? Non proprio.
Considerare i dati netti non esaurisce la questione. Non è infatti il semplice confronto tra il valore complessivo del Pil generato dalla manifattura a chiudere la partita. A essere cruciale, nel confronto, è infatti il valore aggiunto generato dall’industria manifatturiera, ovvero l’incremento effettivo di output connesso all’intervento dell’industria nazionale, a cui vanno aggiunti i consumi intermedi delle filiere produttive e la variazione delle scorte. Indicatori più precisi rispetto a quelli su cui si basa la ricerca sulla produzione aggregata, eccessivamente focalizzata sulle proiezioni tendenziali della contabilità nazionale, molto spesso influenzate da un grado significativo di variabilità.
La Francia non stacca l’Italia
E in tutti i tre indicatori sopra citati, riporta Il Sole 24 Ore, “la dinamica industriale strutturale indica un ampliamento della forbice fra Italia e Francia, rispetto al 2013, quando questa forbice si era ridotta”, confermando l’Italia nella posizione di seconda manifattura d’Europa. Eurostat, con rilevazioni che si fermano al 2016, nel campo del valore aggiunto premia ancora l’Italia (225 miliardi di euro), dietro alla Germania (570 miliardi di euro) ma nella classifica della manifattura europea, mentre la Francia con 214 miliardi si classifica al terzo posto.
Per il 2017 le previsioni sembrano lasciar presagire un posizionamento dell’Italia a quota 257 miliardi, contro i 232 della Francia. “Questo ampliamento non stupisce chi conosce i limiti del sistema industriale francese che non ha negli ultimi anni sperimentato una autentica rinascita animata dagli animal spirits degli imprenditori e che, anzi, rimane nella sua struttura manifatturiera diffusa – con l’eccezione dei grandi aggregati industriali, a capitale semipubblico o privato – meno efficiente e solida di quella italiana”.
Nel 2019 la manifattura italiana leader in Europa
E i dati sulla produzione industriale di inizio 2019 premiano, in un contesto di generale ridimensionamento della crescita, il nostro Paese. La produzione industriale italiana a gennaio è stata in linea con una media positiva per tutta l’area euro (+1,4% appena rivisto al rialzo a +1,9%) mentre a febbraio il +0,8% messo a segno da Roma è molto migliore della media che fotografa un calo dello 0,2%. Mentre la Germania è calata dello 0,7 e 0,8% rispettivamente, Roma ha da sola riassorbito il 35% della crescita del Pil manifatturiero europeo da inizio anno in avanti. Anche in questo caso l’Italia precede la Francia, che comunque si comporta egregiamente con un contributo del 32%.
E forse sono proprio queste le notizie più incoraggianti, che testimoniano la presenza di maggiori spazi di manovra per la crescita della manifattura e dell’industria italiana (il cui prodotto è del 17% inferiore rispetto ai livelli del 2007) rispetto a quelli, ristretti, che presenta il sistema tedesco, eccessivamente sbilanciato sulle esportazioni. Un cambio di marcia notevole potrebbe essere dettato da quel rilancio della domanda interna che, per usare un eufemismo, dal governo Monti in avanti è stato trascurato e che potrebbe, attraverso un piano concreto di investimenti pubblici, riportare il nostro Paese su un terreno economico positivo e prendere in contropiede il rischio recessione. Proprio questi dati dovrebbero incoraggiare un governo desideroso di rafforzare l’interesse economico nazionale a prendere scelte strategiche capaci di pagare i loro dividendi sul lungo periodo.
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/litalia-e-ancora-la-seconda-manifattura-deuropa/
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