Elezioni europee: partiti europeisti guadagnano la maggioranza, ma i sovranisti raddoppiano
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (Chiara Gentili)
I partiti pro-Europa hanno ottenuto circa due terzi dei seggi nel Parlamento dell’Unione europea, secondo quanto reso noto dalle ultime proiezioni ufficiali, ma l’avanzata dell’estrema destra e dei nazionalisti ha riscosso successi non indifferenti.
In Francia, il presidente Emmanuel Macron, che aveva costruito la sua ascesa alla leadership del Paese persuadendo che l’UE fosse l’unica risposta alle sfide dell’economia contemporanea, ha subito un duro colpo alle elezioni europee del 26 maggio, classificandosi al secondo posto dopo il partito anti-Europa e anti-immigrazione guidato da Marine Le Pen, il Rassemblement National. Quest’ultimo ha ottenuto il 24,7% dei voti, posizionandosi in testa, mentre la lista Renaissance di Macron, costruita sulle rovine dei partiti di centro-destra e centro-sinistra, si è fermata al 22% circa. Ciononostante, i partiti pro-UE sono ancora nella maggioranza, con i Verdi francesi in terza posizione.
Questo risultato, unito al successo del partito del vice primo ministro italiano Matteo Salvini e di altri della coalizione euroscettica, dà speranza a tutti coloro che puntano a interrompere i tentativi di stringere una più stretta integrazione a livello europeo. Salvini ha definito le elezioni una spinta per portare una scossa a Bruxelles.
Tuttavia, le tensioni tra i nazionalisti, che includono anche i partiti di governo polacchi e ungheresi e il partito Brexit, guidato dall’attivista britannico Nigel Farage, potrebbero limitare il loro impatto sulla politica.
A tal proposito, il primo ministro liberale lussemburghese, Xavier Bettel, ha twittato domenica: “L’Europa vince! L’affluenza alle urne è molto alta e i partiti europei sono i più forti “.
I funzionari europei hanno guardato con positività la crescita di affluenza alle urne, arrivata al 51%, 8 punti in più rispetto al 2014. Si tratta della prima volta in cui si registra un’inversione di tendenza nelle votazioni europee, dal momento che sono sempre state caratterizzate da una partecipazione in costante calo fin dal 1979, anno delle prime elezioni dirette in UE. Considerati gli ultimi 20 anni, tale affluenza potrebbe portare a ridimensionare i discorsi sul “deficit democratico”, da sempre ritenuto un elemento di ostacolo per la legittimità delle istituzioni europee. La voce più forte dei liberali e dei Verdi potrebbe inoltre far prendere all’Unione una linea più dura per quanto riguarda la regolamentazione delle industrie inquinanti, le tasse sulle multinazionali e il contenimento del cambiamento climatico.
In Germania, i conservatori della cancelliera Angela Merkel hanno perso sette punti percentuali rispetto a cinque anni fa. Il partito di estrema destra, Alternativa per la Germania, ha invece guadagnato quattro punti percentuali, arrivando all’11%. Ma il successo elettorale è andato soprattutto ai verdi, che hanno quasi raddoppiato i loro voti finendo secondi, al 21%, davanti ai socialdemocratici.
La Gran Bretagna ha votato giovedì 23 maggio ma i risultati sono arrivati solo a fine domenica. Farage è convinto del fatto che i suoi eurodeputati non resteranno a lungo a Bruxelles, ma il caos determinato dalle dimissioni del primo ministro Theresa May lascia ancora incerto il destino della Brexit.
In Italia, la Lega è il primo partito, avendo sfondato quota 30% alle europee del 26 maggio e raggiunto il 34% dei voti, due punti in più rispetto a quelli raccolti alle ultime politiche dal Movimento 5 stelle. Quest’ultimo, al contrario, crolla sotto il 20% e si attesta intorno al 17. Svolta per il PD di Nicola Zingaretti, dato invece al 24%, cinque punti in più rispetto alle ultime elezioni nazionali.
Le proiezioni del Parlamento attribuiscono al PPE 179 seggi, davanti al S&D, attestato sui 152. I liberali ottengono invece 105 seggi e i Verdi 69. Sull’estrema destra, i due gruppi dell’attuale Parlamento hanno ricevuto insieme 111 seggi, un salto del 40% rispetto al 2014.
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