C’erano due cinesi in Ucraina (a sostenere i russi). E intanto, a Istanbul…
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Davide Malacaria)
Dopo la bufala dei soldati nordcoreani che avrebbero dato un contributo essenziale alle esauste forze russe in difficoltà sul fronte ucraino, ecco che arriva il cinese, anzi i cinesi, perché sono due i cittadini della Terra di mezzo sorpresi a combattere per i russi finiti nella rete dei cacciatori ucraini. Due sembra essere un numero magico, perché la cattura di due asseriti nordcoreani nel teatro di guerra, rivelata e brandita da media, politici e funzionari occidentali, assurse a prova inconfutabile della presenza dei militi di Pyongyang in Ucraina.
Poco importa che le prove mostrate al mondo da Kiev non avessero alcun fondamento reale, come rilevava un accurato articolo di Ted Snider pubblicato su Responsible Statecraft. Sulla fantasmatica presenza dei nordcoreani c’era stato il pronunciamento dell’intelligence Usa, che certo non può mentire, soprattutto nell’ambito di una guerra che la vede totalmente schierata con Kiev. Tutto provato, dunque, nessun dubbio in proposito.
E adesso è la volta dei cinesi, essendo passata la moda dei nordcoreani. Una rivelazione più che puntuale, anche perché arriva proprio quando più acuto si registra il contrasto tra Stati Uniti e Cina a motivo della guerra dei dazi.
I fantasmi della Cina e della Corea del Nord
Una notizia che Washington non può ignorare anche perché Zelensky l’ha evidenziata al parossismo, chiedendo addirittura conto a Pechino della presenza dei due suoi concittadini in armi, capifila di un fantasmatico esercito giallo impegnato a combattere i suoi soldati. A parte che non ci sarebbe nulla di strano in questo, dal momento che com’è legittimo, sebbene controproducente, il sostegno della Nato al suo Paese, declinato anche con l’invio di mercenari, è legittimo che di mercenari si giovi anche la controparte.
Un’indignazione bizzarra, dunque, ma che non sorprende, dal momento che prosegue sulla linea alquanto banale tracciata dalla propaganda di guerra in questo conflitto. Ma quel che va sottolineato è la tempistica della presunta rivelazione, come peraltro accadde per l’asserita presenza pregressa dei nordcoreani. Quest’ultima, infatti, fu denunciata in costanza dei preparativi di un’invasione della Corea del Nord da parte della Corea del Sud, che avrebbe ovviamente coinvolto anche gli americani, la cui presenza a Seul è massiva, aprendo di fatto un fronte orientale ai russi, che presto sarebbero stati ovviamente accusati di aiutare Pyongyang (vedi Piccolenote: Corea del Sud: il golpe e la guerra contro la Corea del Nord).
Analogamente, la presenza dei fantasmi cinesi è stata rivelata quando i venti di crisi tra Washington e Pechino ruggiscono al parossismo a causa di dazi e contro-dazi. Potrà Trump proseguire sulla via dell’appeasement con Mosca quando questa ricorre all’ausilio degli odiati cinesi, i quali, dopo la risacca dell’era Biden – quando Pechino era stata derubricata a mero concorrente commerciale – è tornata a essere il nemico pubblico numero uno degli States?
Peraltro, la coincidenza temporale è ancora più puntuale se si tiene conto che la rivelazione ucraina arriva nel giorno in cui Washington annunciava urbi et orbi che Stati Uniti e Russia terranno un nuovo round di negoziati a Istanbul il 10 aprile.
La guerra segreta tra Turchia e Israele sulla Siria
Dando quindi alla cattura dei fantasmi cinesi la giusta rilevanza, pari alla barzelletta di Carlo Verdone che ha ispirato il nostro titolo, val la pena si soffermarci un momento sulla sede del prossimo incontro tra la delegazione russa e quella americana.
Nel corso della conferenza stampa congiunta tra Netanyahu e Trump di ieri, il momento in cui più si è avvertito il contrasto tra il presidente Usa e il premier israeliano, più celato nel resto dello show, è stato quando, alla fine, il presidente americano ha ripreso l’accenno fatto in precedenza da Netanyahu sulla Turchia e sull’attuale conflitto sottotraccia tra Tel Aviv e Ankara per il controllo della Siria, vittima di diuturni bombardamenti dei jet di Tel Aviv oltre che della violenza settaria. Ambedue i Paesi reclamano la preda, dopo aver sostenuto in combinato disposto i miliziani scatenati nel Paese per cacciare Assad, tanto che sui media israeliani si ventila addirittura la possibilità di un conflitto con Ankara.
Alla fine della conferenza stampa congiunta con Netanyahu, Trump si è detto pronto a mediare tra Tel Aviv e Ankara, aggiungendo, però, che occorre essere “ragionevoli” e che “tutti devono essere ragionevoli” e sul punto ha rivolto uno sguardo più che eloquente all’indirizzo di Netanyahu. Così è più che probabile che, quando si incontreranno a Istanbul, americani e russi, oltre a proseguire i colloqui ad ampio spettro sul futuro del mondo, perché questo è il vero tema del negoziato, dedicheranno del tempo a dirimere anche la controversia turco-israeliana sulla Siria, dal momento che la Russia ha rapporti fecondi con Ankara.
A proposito, e come nota a margine, si può notare come gli Stati Uniti abbiano “smesso di chiedere il ritiro delle truppe russe dalla Siria”, come annota MK Bhadrakumar su Indianpunchline, che spiega: “Questo elemento tendenzioso manca nella nuova lista di condizioni poste da Washington alle autorità di Damasco” per rimuovere le sanzioni. Particolare secondario, forse, ma che denota come il dialogo Russia-Usa stia ottenendo i primi risultati.
#TGP #Geopolitica
Fonte: https://www.piccolenote.it/mondo/cerano-due-cinesi-in-ucraina
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