Venezia violentata dalle Grandi Navi
di OLTRE LA LINEA (Marco Franzoni)
No Grandi Navi a Venezia. Non è una battaglia retrograda, né una prerogativa di soli centri sociali e No. Questo deve essere chiaro a tutti: difendere Venezia dalle grandi Navi è una battaglia di civilità, dell’anima contro l’oro, dello Spirito contro i mercanti, dei patrioti contro gli stranieri.
Da quanto va avanti questo scempio? questo business che vede milioni – milioni- di turisti armati di calzoncini corti e macchine fotografiche ultimo modello, arrembare ogni giorno la perla dell’Adriatico? Da troppo, troppo tempo purtroppo.
Il Business Grandi Navi
Gli ultimi calcoli hanno stimato il valore del business delle Grandi Navi a Venezia sui 280 milioni di euri l’anno. Una cifra imponente, che fa gola a chiunque. Così tanti soldi che nessuno vuole lasciarseli sfuggire, ma nessuno chi?
E qui viene a galla la verità. I Veneziani veri, quelli che abitano e vivono la splendida Venezia ormai sono pochi, sempre meno. Una razza in via d’estinzione. Venezia non è Disneyland, come dice una famosa pagina Facebook, eppure lo sta diventando. La dominatrice dell’Adriatico è infatti entrata in un circolo vizioso da cui è difficile uscire.
Il cortocircuito di Venezia
La città è sempre più preda del turismo, che non la arricchisce, ma anzi la distrugge. Gli abitanti, quelli veri, sono sempre meno. Se a Venezia non vivi di turismo è infatti difficile avere un lavoro stabile. Gli affitti sono alti, altissimi, le case spesso da ristrutturare e sistemare.
Le persone, pur di guadagnare, affittano le proprie stanze come Airbnb. La città si è riempita di Bed and Breakfast ed Airbnb, un continuo via vai di turisti. C’è chi affitta la propria casa senza mai ristrutturarla a turisti che pagano cifre astronimiche. E pur di guadagnare sempre più abbandona la casa paterna veneziana e va a vivere a Mestre. Il sobborgo industriale che pian piano è cresciuto sempre più, fino a diventare una grande città di 88 mila abitanti.
Svuotandosi di gente normale, che vive una vita normale, e riempiendosi di turisti, la città muore. Negozi di tutti i giorni, come i fornai, spariscono, lasciano spazio a bar e negozi di souvenir. I bar, quasi tutti praticamente in mano a Cinesi, sovraffollati di turisti vivono senza impegno, alimentati dai milioni che arrivano ogni settimana. Venezia non è un parco giochi, ma molti la trattano proprio così.
La MSC Opera e lo schianto
Ultimo caso, una tragedia evitata per un soffio, è quello della MSC Opera. (Sopra vedete l’immagine e fatevi un’idea). Non stiamo qui a raccontare le dinamiche degli eventi. Sappiate solo che grazie a Dio la nave si è schiantata contro delle fondamenta relativamente nuove, quelle di San Basilio. Immaginate questa bestia di 275 metri per 65mila tonnellate di stazza, perdere il controllo e andare a tutta velocità contro Piazza San Marco.
Queste Navi sono alte due volte l’edificio più alto della città ed hanno una tale mole da essere inarrestabili una volta presa una direzione. La Basilica sarebbe praticamente divelta, così come il palazzo Ducale. Meraviglie Veneziane, Venete ed Italiane.
La Storia, la tradizione, l’arte e la bellezza non possono e non devono essere messe sullo stesso piano dell’oro e del guadagno. Oggi come domani: No Grandi Navi.
Fonte: https://oltrelalinea.news/2019/06/04/no-grandi-navi-venezia/
Si capisce l’ interesse degli armatori a farsi pubblicità ed offrire ai turisti spettacoli accattivanti che portano maggiori clienti (come avveniva nel caso di Costa Concordia, naufragata sugli scogli dell ‘isola del Giglio). Ma, chi si rende unico responsabile di questi danni ambientali e di vite umane derivanti da questi accostamenti “ravvicinati” di quei giganti del mare, sono le autorità preposte (soprattutto quelle che dovrebbero garantire la sicurezza della navigazione, MinTrasporti e Guardia Costiera), che dovrebbero emanare, nelle acque portuali, norme di regolamentazione della navigazione tendenti ad impedire la navigazione e la manovra di quelle grandi navi entro specchi di acqua ristretti. Con un minimo di capacità tecnica, ci si renderebbe conto dei rischi collegati a manovre a pochi metri dalle banchine. Ricordiamo la tragedia a Genova dell’ urto della nave contro la torre dei piloti del porto, con perdite di vite umane e danni, perché la torre piloti era costruita praticamente sul ciglio di banchina. Chi ha consentito di costruire in quel posto la torre, chi ha consentito a Costa Concordia di navigare (con i famosi inchini) a poche centinaia di metri dalle coste di tutti i porti di scalo, sotto gli occhi della Guardia Costiera che non segnalava la pericolosità di quella navigazione sotto-costa per quei giganti del mare, chi ha consentito, in quest’ altro caso di Venezia, la navigazione accanto a palazzi e piazze veneziane, dimostra di non capire nulla di sicurezza in materia di navigazione e di manovra navale. Pare si sia rotto il cavo di rimorchio in questo caso, cosa che dovrebbe essere facilmente prevedibile in casi del genere, con navi aventi superfici emerse e dimensioni così imponenti. Anche a Gaeta, le grandi petroliere che attraccano al pontile ENI spa, ci fanno correre, per colpa di autorità con persone poco esperte di sicurezza navale, rischi di disastri dalle conseguenze incalcolabili. E’ utile ricordare, per dimostrare l’ inutilità delle risibili precauzioni prese con la presenza di rimorchiatori sottobordo, che durante una esercitazione di simulazione di incendio a bordo che si tiene periodicamente, il cavo di acciaio di uno dei due rimorchiatori che dovevano portare la nave al largo, si è rotto, e la nave ha dovuto usare i suoi motori per allontanarsi. Se fosse stato un caso reale, o con avaria al motore in fase di ormeggio/disormeggio, la nave sarebbe finita sul pontile petroli con tutte le conseguenze immaginabili. Tutti i disastri, quelli navali in particolare, derivano o dall’ incompetenza , oppure dal menefreghismo delle autorità preposte alla imposizione di norme di sicurezze adeguate.
Neanche gli esposti, ampiamente documentati da leggi esistenti, hanno fatto prendere qualche provvedimento alla procura di Cassino. Ma la cosa più assurda e che, se accadesse un incendio/esplosione, la Procura nominerebbe, per gli accertamenti delle cause e delle responsabilità, la stessa autorità pubblica (MinTrasporti Guardia Costiera) che avrebbe dovuto emanare quelle disposizioni per evitarli (anche in questo caso a Venezia, le indagini sul sinistro a chi sono state affidate ?). La solita storia italiana di mancanza di norme e controlli, dove il controllato ed il controllore sono la stessa persona, quando, qualsiasi uso di buon senso, dovrebbe suggerire alla magistratura di nominare, per le indagini e accertamenti di omissioni e responsabilità, soggetti di accertata capacità ed esperienza professionale esterni al MinTrasporti Guardia Costiera. Così, in Italia viene tutto insabbiato, oppure la colpa va a finire sul solito capro espiatorio, come la tragedia di Costa concordia, dove l’ unico a pagare è stato il comandante della nave che faceva, come tutti quelli della compagnia crocieristica, i famosi “inchini” alle città di scalo.