Raytheon e United Technologies danno vita a un colosso aerospaziale da 120 miliardi che preoccupa Donald Trump
di BUSINESS INSIDER ITALIA (Marco Cimminella)
- Un ufficiale della Marina taiwanese osserva un modello di sistema missilistico fornito da Raytheon – SAM YEH/AFP/Getty Images
Nasce un nuovo gigante dell’aerospazio e della difesa negli Stati Uniti da 120 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il gruppo Raytheon, che produce missili ed equipaggiamento militare, e la United Technologies, specializzata in motori ed elettronica per l’aviazione commerciale, hanno deciso di convolare a nozze, annunciando una mega fusione che dovrebbe realizzarsi entro la prima metà del 2020. Il valore delle vendite delle due società sarà di circa 74 miliardi di dollari, si legge in comunicato delle aziende: la nuova entità, che dovrà essere approvata dai regolatori, prenderà il nome di Raytheon Technologies e diventerà il secondo più grande player del settore negli Usa dietro Boeing.
Un colosso che ha addirittura fatto impensierire il presidente Donald Trump, preoccupato da queste fusioni che indeboliscono il potere di contrattazione che il Pentagono esercita nei confronti dei fornitori. “Prima c’erano una ventina di aziende che vendevano i loro prodotti alla Difesa. Ora non è più così, si sono tutti fusi ed è difficile negoziare”, è stato il commento a caldo dell’inquilino della Casa Bianca sulla nuova operazione.
Le due società, tra i grandi protagonisti dell’industria aerospaziale e della difesa americana, uniranno le loro specialità tecnologiche e competenze tecniche per aggredire in maniera più efficace il mercato, dall’aviazione civile all’approvvigionamento statale, riducendo i costi e investendo meglio in ricerca e sviluppo. Il nuovo soggetto che emergerà dall’operazione, infatti, produrrà i missili Patriot e Tomahawk, i motori per i jet militari F-35, l’elettronica per le cabine di pilotaggio, i radar e molto altro.
La United Technologies è una società leader nell’industria aerospaziale: rifornisce i produttori di aerei di sistemi di avionica, elettronica e tecnologie informatiche grazie alla controllata Collins Aerospace e motori aeronautici e a razzo per mezzo della Pratt & Whitney. La Raytheon, invece, vende soprattutto al governo americano sistemi missilistici e armamenti, e possiede un know how notevole in settori quali radar e cybersecurity. Nel complesso, la società risultante dall’accordo dovrebbe avere sede a Boston e raggiungere i 120 miliardi di capitalizzazione di mercato, registrando ricavi annuali per 74 miliardi. Non faranno parte dell’operazione le aree di business Carrier (condizionatori d’aria) e Otis (ascensori) della United Technologies, che saranno oggetto di un processo di scorporo.
Secondo i termini dell’accordo, gli azionisti di Raytheon riceveranno 2,3348 azioni della nuova società per ogni azione Reytheon detenuta: finiranno così per possedere il 43 per cento della Raytheon Technologies, mentre il 57 per cento andrà agli azionisti di United Technologies. Alla cabina di comando del gruppo come amministratore delegato siederà il ceo di United Greg Hayes, mentre il capo di Raytheon Tom Kennedy avrà il posto di presidente esecutivo.
I timori della fusione tra Raytheon e United Technologies
L’operazione ha destato alcune perplessità all’interno dell’amministrazione repubblicana. Durante un’intervista alla Cnbc, il presidente Donald Trump ha espresso la sua opinione su questo matrimonio finanziario, sottolineando il rischio di una diminuzione della concorrenza: “Sono un po’ preoccupato, potrebbe essere ridotta”. La paura è che diventi più complicato per il governo americano trattare accordi di fornitura per il Pentagono in un contesto di progressivo consolidamento dell’industria aerospaziale: “Si sono tutti fusi, diventa difficile negoziare” con loro, ha fatto notare l’inquilino della Casa Bianca. In altre parole, la Difesa rischia di dover spendere di più in futuro per i prodotti acquistati.
L’intesa però potrebbe non far innervosire solo l’inquilino della Casa Bianca. Come fa notare un’analisi di Reuters, oltre al Pentagono, anche i produttori di aeromobili come Boeing e Airbus hanno usato in passato il loro potere di contrattazione per ottenere concessioni dai fornitori: una riduzione della competizione non gioca certo a loro favore.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Alle sue spalle, un velivolo prodotto da Boeing – Getty Images
Tuttavia, Greg Hayes e Tom Kennedy hanno cercato di spegnere sul nascere queste paure, sottolineando che la fusione non avrà un impatto negativo sulla concorrenza dato che ci saranno pochissime sovrapposizioni. Secondo i vertici delle due società, infatti, questo accordo permette un’integrazione completamente complementare tra i due soggetti, in termini di competenze, prodotti e tecnologie.
I vantaggi per le due società
Non solo nuove opportunità di vendite: la fusione consentirà anche di beneficiare di riduzione di costi grazie alle sinergie tra le due società. La stima è di circa un miliardo di dollari a partire dalla fine del quarto anno. Inoltre, la Raytheon Technologies prevede di rendere dai 18 ai 20 miliardi di dollari di capitale agli azionisti nei primi 36 mesi dal completamento dell’operazione.
L’integrazione di tecnologie e competenze permetterà alle due aziende di rafforzarsi, temprando le proprie difese in caso dovessero arrivare tempi bui. In effetti, è un momento d’oro per l’industria della difesa: Raytheon, così come le altre imprese del settore, stanno facendo affari anche a causa delle tensioni globali e delle crisi geopolitiche, che hanno contribuito a rendere alta la domanda di jet da guerra e munizioni. Ma non è detto che i tempi non cambino, visto che si prevede un rallentamento della spesa del Pentagono dopo un iniziale incremento dovuto alla presidenza Trump. Così l’accordo permetterà alla Raytheon di espandersi nel settore dell’aviazione commerciale. Al contempo, l’intesa consentirebbe alla United Technologies di ridurre la sua esposizione nel settore aerospaziale qualora l’acuirsi della guerra dei dazi e l’adozione di politiche protezioniste ostacolasse oltremodo la crescita economica e pesasse sulla circolazione e distribuzione dei beni attraverso il traffico aereo.
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