Sardine e pesci in barile
Di GIUSEPPE GERMINARIO
Esauritasi la fase delle rivoluzioni colorate, inizia la ribellione dei pesci in barile.
Quel che appare senza fine è la corsa al ribasso delle aspettative e delle ambizioni politiche ridotte sempre più ad una meccanica elaborata a tavolino e generatrice di moti “spontanei” spinti da aneliti primordiali e prepolitici.
Il prodotto migliore, frutto di menti geniali, è stato il Movimento Cinque Stelle. Ha fondato le proprie fortune su due principi fondanti: l’onestà e l’ ”acompetenza” senza gerarchia. Troppo poco e troppo fuorviante. Quanto basta, però, per trascinare rapidamente quel movimento verso un trasformismo più o meno consapevole che sta letteralmente sgretolando le sue basi di consenso ed esponendo il suo gruppo dirigente alla tentazione e alle lusinghe dei “poteri forti” così aborriti. Ho detto rapidamente; in realtà ci son voluti circa dieci anni e la parabola non si è ancora del tutto esaurita. Un’era biblica con i tempi e la crisi che precipita ormai velocemente nel nostro paese. Il M5S però, tutto sommato, rientra in un alveo ben presente nella storia politica del dopoguerra iniziato con l’Uomo Qualunque e proseguito sino ai girotondini, espressione di un sentimento ben preciso: l’indignazione. La sua crisi ormai manifesta, unite in parte ai limiti e alle scelte improvvide della Lega in versione balneare, ha aperto voragini entro le quali si stanno inserendo vari nuovi attori tra di loro disparati, dai sovranisti di sinistra e impronta socialista e comunitaria alle recentissime “sardine”.
Dei primi si tratterà in un prossimo articolo; i secondi meritano appena qualche considerazione
- La spontaneità del movimento. Più ci si definisce spontanei, più c’è da dubitare della genuinità delle motivazioni. Non esistono movimenti politici spontanei; tutt’al più dei moti. Esistono invece dei gruppi, delle élites capaci di cogliere il momento, di promuoverlo e di dirigerlo. Se si sente l’esigenza di nascondersi nella massa, di identificare questa con il popolo, molto probabilmente c’è ben altro da nascondere e celare. La dinamica di sviluppo di questo movimento rivela l’esistenza di una rete già ben collaudata e rodata e un substrato amministrativo che funge da supporto. Da quanto si intuisce dalle scarne dichiarazioni dei capi, buona parte del supporto è fornito dagli ambienti del cosiddetto terzo settore
- L’impulso primordiale. L’appello all’onestà ha perso credibilità e non è più sufficiente. Occorre scendere ancora più in basso. La menzogna e l’odio sono le aberrazioni da combattere. Salvini diviene la personificazione del male; il malefico da annichilire. Il bersaglio da anteporre ad ogni altro obbiettivo politico. Siamo alla lotta tra il bene e il male; attendiamo l’arrivo dei crociati militanti proprio, paradossalmente, contro l’ostensore di rosari. I nostri bell’imbusti ci rassicurano sul fatto che in Italia esistono ancora “politici competenti ed onesti”. Ci rivelino per correttezza e trasparenza nomi e cognomi. Ci aiuterebbero a comprendere finalmente il loro metro di giudizio e il loro orientamento politico; dei politici eletti come dei capi del banco di sardine. Nelle more una domanda. La spocchia e la supponenza, la denigrazione della quale questi eterni ragazzi pare che dispongano a piene mani, non è essa stessa una forma non dichiarata e subdola di odio? L’odio è connaturato alla politica, esattamente come il sentimento opposto, perché in politica esistono nemici ed avversari. E i capisardine ne trasudano in abbondanza anche se cercano di mimetizzarlo assieme alla loro appartenenza politica. Quando è dichiarato e puntualizzato può servire anche ad una mediazione costruttiva; altrimenti porta ad un ulteriore scadimento del confronto. Anzi due domande. Gli altri due popoli, quello di Salvini e gli agnostici, cosa fanno? Non lavorano, non studiano, non amano?
Ormai è la lotta tra il bene e il male, tra i colti e gli incolti. Ogni mezzo è consentito. Quale significato può avere l’affermazione “Perché grazie ai nostri padri e nonni avete il diritto di parola, ma non avete il diritto di avere qualcuno che vi stia ad ascoltare”. E’ riconducibile all’azione di censura all’opera sui social network e che trova folte schiere di gruppi organizzati pronti e solerti a segnalare i profanatori della verità e del politicamente corretto? Manie complottistiche, forse.
Fare il pesce in barile e consentire a qualche sardina di saltare, salvo asfissiare anch’essa, è il prezzo che questa classe dirigente decadente e marcia è costretta e ha deciso di pagare pur di restare ancora per qualche tempo a galla. Pare che riesca a trovare sempre nuovi profeti o, con i tempi che corrono, nuovi conigli dal cappello abili ad incantare. Una trappola capace di attrarre anche il “fomentatore” o eletto tale dai pesci in barile. I nostri capisardine non chiedono altro che di tornare alla normalità, alla famiglia, al lavoro, alla beneficenza, allo studio scossa dall’invasore di turno. Segno di un appagamento della propria condizione, non proprio comune a gran parte dei mortali. Segno anche di una sottile intelligenza che sta cogliendo abilmente i limiti e gli errori di una politica e di una campagna elettorale in particolare della Lega.
Il paradosso dei cosmopoliti che riscoprono il valore dell’identità, ad usum delphini, ma nascondendo accuratamente la propria. Segno che sta sfuggendo loro il controllo della situazione.
Fonte:http://italiaeilmondo.com/2019/11/24/sardine-e-pesci-in-barile-di-giuseppe-germinario/
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