Serve lo Stato dirigista
di JACOPO D’ALESSIO (FSI Verbania)
E’ successo in questi giorni di frequente pioggia vicino casa mia, in Toscana, sulla Cassia, che unisce Roma ad una gran parte del centro e del nord Italia. Ma si tratta di un’immagine che fotografa gran parte del paese. Poche settimane fa infatti, sempre a causa delle condizioni atmosferiche, lo stesso tipo di crollo si è verificato in strade della Liguria e del Piemonte, sfiorando in più occasioni la tragedia.
I comuni, infatti, a prescindere dal colore che indossano, vengono definiti “virtuosi” qualora riescano a rispettare il “patto di stabilità”, ciò che costringe loro a risparmiare piuttosto che a investire nonostante il territorio vada in frantumi.
Sempre stamattina, invece, i giornali di Genova parlano di una carenza di personale medico ormai fuori scala, tanto che da qui al 2025 si ritiene che sarà impossibile usufruire dei normali servizi pubblici, costringendo pertanto la popolazione a rivolgersi a strutture ospedaliere private.
Dall’altra parte, mentre i giornali infuriano contro tutta la categoria degli impiegati pubblici quando alcuni di loro, su alcune centinaia di migliaia, non timbrano il cartellino (cosa indubbiamente riprovevole ma per niente affatto endemica), la famiglia Benetton rimane ancora indisturbata la proprietaria di “Autostrade”, nonostante sul Ponte Morandi siano morte più di 40 persone a causa del rifiuto da parte loro di investire.
Il problema? è che dal 1992 lo Stato non interviene più attivamente nelle politiche del lavoro e dell’economia.
I Trattati Europei impediscono ai paesi dell’Unione di fare deficit pubblico se non entro delle soglie di una percentuale che ormai, a causa di ulteriori limiti, si deve situare perfino al di sotto del 3% nel rapporto tra il PIL e il deficit pubblico annuale.
Sempre per legge, lo Stato inoltre non può più fare l’imprenditore e ricomprarsi così Alitalia, Autostrade, oppure l’Ilva, sebbene la gestione privatistica abbia dimostrato di anteporre ormai da decenni il raggiungimento dei suoi profitti davanti all’utilità sociale (contravvenendo perciò anche l’art. 41 della Costituzione), e lasciando che per questa ragione delle persone morissero: tragedie che rendono la storia dei cartellini assolutamente ridicola.
Di fronte a tali restrizioni, nei prossimi anni vedremo che le strade continueranno a crollare, i medici a scomparire, e le industrie strategiche come le acciaierie a chiudere, per aprire nuove praterie al mercato, soprattutto internazionale.
Occorre perciò stracciare i Trattati UE, recedere dall’Europa, e recuperare uno Stato che mediante spese ingenti, miliardarie, faccia assunzioni di massa di personale nelle scuole, negli ospedali, nelle strade, per realizzare quelle manutenzioni necessarie a mettere in sicurezza il territorio.
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