Cari amici non c’è l’ho fatta a trattenermi dato il peso dell’infinita leggerezza delle sciocchezze quotidiane che si è costretti a tollerare, angosciato da questo avido brancolare nei meandri del nulla che mormora incessantemente . Quindi, insoddisfatto del post di ieri sull’Involuzionismo aggiungo un seguito più specifico sulla genesi del rosario unico che viene recitato e biascicato senza sosta tra gli incensi mediatici con l’intento di mostrare che in effetti stiamo procedendo verso il passato e verso quella società inglese del primo ‘700 che fa da calco alla contemporaneità, che la distanza fra il liberalismo di allora e il liberismo selvaggio di oggi ha il modesto spessore di uno specchio, che una teoria antropologica diede origine a una teoria economica e che oggi una teoria economica sta creando un antropologia a sua immagine e somiglianza. Sebbene tutto questo mondo e le sue varie incarnazioni prendano il nome dalla radice della libertà essa vi si aggira come un fantasma in catene piuttosto che come un’obiettivo. La libertà vi è stata sempre intesa come libertà per pochi.
Cominciamo con il padre nobile e cioè con John Locke, vero trait d’union tra l’ancien regime e la presa di potere della borghesia, il quale pensava che al’inizio la terra appartiene allo stesso modo agli uomini quale dono di Dio, ma poi essi le danno valore con il lavoro che si trasforma in proprietà ed è pertanto su quest’ultima che si fonda la società, divenendo il presupposto di ogni possibile governo e delle sue leggi. Pertanto esse non si applicano allo stesso modo a tutti gli individui che compongono la comunità umana: nel suo sistema i poveri devono essere incolpati della loro povertà. Una raccomandazione che sostiene chiaramente in un rapporto intitolato “Le basi delle politiche sulla povertà” saggio in cui egli suggerisce riforme orientate alla disciplina che infondono le caratteristiche che considera positive, come il duro lavoro, l’essere costretti a prestare servizio il servizio coatto navale o, in caso di crimini, al lavoro obbligatorio e ovviamente non retribuito nelle piantagioni coloniali. In realtà Locke non fa che giustificare se stesso visto che era uno dei principali investitori della Royal African Company, un pilastro nello sviluppo della tratta degli schiavi e in veste di azionista dell’attività di mercificazione umana, diretta principalmente verso le colonie americane ebbe una parte non marginale parte stesura delle Costituzioni fondamentali della Carolina ( poi divisa tra il nord e il sud nel 1729). Quanto ai nativi americani, visto che essi vivono di caccia e pesca, dunque non lavorano la terra non possono essere considerati proprietari della stessa e vanno espropriati.
Molto più ambiguo e per questo anche assai più contemporaneo , è uno dei suoi successori, Jeremy Bentham che da una parte sostiene le libertà individuali ed economiche, la separazione tra chiesa e stato, la libertà di espressione, la parità di diritti per le donne e persino la depenalizzazione degli atti omosessuali, ma dall’altra vagheggia il Panocticum come fabbriche con un controllo totale del lavoro e con gli operai che dovrebbero essere in divisa come soldati. Così da un lato canta le lodi della libertà e dall’altro discute attraverso un altro aspetto della sua dottrina chiamato ” utilitaristico ” la necessità di militarizzate il lavoro dei i poveri per la sola ragione che sono poveri. E’ del tutto evidente che qui manca totalmente qualsiasi espressione che anche di lontano ricordi i concetti di uguaglianza e di solidarietà. Ancora una volta si parla di libertà per pochi. Tutto questo si è in qualche modo concretizzato al tempo della carestia irlandese (1846 -1851) durante la quale morirono un milione di persone e altri due milioni dovettero emigrare senza che la Gran Bretagna a cui l’isola apparteneva muovesse un dito per soccorrere i suoi stessi sudditi pur essendo al tempo la maggiore potenza economica d tempo era fuori questione per i capitalisti britannici, e per la dottrina del laissez faire liberale, contrastare i flussi di capitali generati dall’esportazione di cibo verso altri Paesi.
Si è parlato poi di genocidio e non caso perché un secolo prima di Hitler un altro padre nobile del liberalismo, Herbert Spencer, filosofastro da pub, ma soprattutto editore della rivista liberale The Economist, grande quotidiano liberale che con il Times incoraggiò la non assistenza durante gli anni della grande carestia irlandese, fu l’ispiratore convinto delle teorie del darwinismo sociale e dell’eugenetica di Francis Galton, secondo il quale occorreva preservare a tutti i costi le elite assediate dai poveri. Su spinta di Spencer che fu anche tra i primi candidati al Nobel per la letteratura anche se non lo vinse, Galton fondò il British Eugenics Society Education, che contò tra i suoi membri attivi illustri liberali tra cui anche Winston Churchill. I paesi anglosassoni e in particolare gli americani sono fortemente rappresentati nel primo congresso di questa nobile società aperto da un discorso di Lord Balfour. Il secondo Congresso si svolgerà a New York nel 1921. Inoltre, molto prima della Germania, gli Stati Uniti furono in prima linea nel campo dell’eugenetica. Sono stati anche i primi a introdurre una legislazione eugenetica con le note limitazioni di carattere razziale nelle leggi per l’immigrazione, in particolare considerando di razza inferiore quelli provenienti quelli provenienti dall’Europa orientale e meridionale. Ma queste politiche sono state perseguite anche in altri modi: lo stato dell’Indiana praticava dal 1899 sterilizzazioni sui criminali intenzionali e sui ritardati mentali. Questo stato approvò nel 1907 una legge che prevedeva la sterilizzazione dei “degenerati”. Nel 1914, trenta stati promulgarono testi per l’annullamento dei matrimoni di coloro che venivano classificati in termini di idioti. (attualmente diciannove Stati hanno ancora questa legislazione nei loro testi). Ed ecco alcune citazioni che rendono chiaro il clima di bertà che si vorrebbe spacciare: “Mi piacerebbe molto vedere le persone di classe inferiore impedite completamente di riprodursi e quando la natura dannosa di queste persone è sufficientemente manifesta, dovrebbero essere prese misure a tal fine. I criminali dovrebbero essere sterilizzati e alle persone deboli dovrebbe essere proibito avere discendenti ”, indimenticabile eppure dimenticata frase di Theodore Roosevelt. O “La moltiplicazione innaturale e sempre più rapida dei malati e dei pazienti psichiatrici, a cui si aggiunge una costante diminuzione di esseri superiori, economici ed energetici, costituisce un pericolo per la nazione e per la razza che non può essere sopravvalutato … Mi sembra che la fonte che alimenta questa corrente di follia debba essere tagliata e condannata prima che passi un altro anno. ” Opera della penna di Winston Churchill, premio nobel per la letteratura.
Tuttavia in questi ritratti di famiglia ci si può mettere anche il nevrotico Alexis de Tocqueville, uno dei cantori della democrazia americana. “Tocqueville proponeva di applicare il modello di colonizzazione americana in Algeria, teorizzava la “guerra giusta” contro i “selvaggi “e l’istituzione di un apartheid “che garantisca la supremazia bianca ”. Secondo l’aristocratico francese “La razza europea ha ricevuto dal cielo o ha acquisito con i suoi sforzi una superiorità indiscutibile su tutte le altre razze che compongono la grande famiglia umana, che l’uomo ha posto con noi, con i suoi vizi e la sua ignoranza in ultimo gradino della scala sociale, è ancora il primo tra i selvaggi ”.
Tutte queste non sono affatto deviazioni dallo spirito della libertà che ci viene proposto ma invece logiche espressioni di una libertà solo per elite, che sono state ereditate dal neoliberismo, il quale ha cambiato solo pelo retorico, ma non vizio ideologico. Ancora oggi chi è povero viene colpevolizzato ed emarginato pur nel pieno dell’ enfasi globalista e diventa in pratica una sorta di schiavo morale; magari non viene mandato nei campi di lavoro, ma è privato dei suoi diritti reali anche se teoricamente conserva quelli formali e non ha alcuna possibilità di ascesa sociale E in effetti quella libertà di cui si parla è solo forma, non sostanza: è stata qualcosa di più di un fantasma quando i ceti popolari premevano verso l’alto e rivendicavano eguaglianza , ma dopo essere stati sterilizzati con promesse inavverabili, con la loro trasformazione da insieme sociale a consumatori atomizzati, la trama sottostante si fa sempre più chiara.
Fonte: http://ilsimplicissimus2.com/2020/01/18/il-neo-libero-schiavismo/
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