Dove sono i militari italiani in Medio Oriente
di LIMES (Alberto de Sanctis / Laura Canali)
Dettaglio della carta di Laura Canali. Per la versione integrale, scorri fino alla fine dell’articolo.
La carta inedita della settimana è dedicata ai contingenti italiani in Medio Oriente, una delle aree più instabili del pianeta.
Il grosso della presenza militare tricolore all’estero è qui: circa 3 mila uomini su un totale di 6.200 unità, per una spesa di oltre 600 milioni di euro a fronte di un bilancio settoriale di 1,1 miliardi nel 2019.
I nostri contingenti sono impegnati in varie missioni a conduzione nazionale, europea o Nato con i compiti più disparati. Dal monitoraggio del cessate-il-fuoco (Libano) all’addestramento e assistenza alle forze di sicurezza locali (Iraq e Afghanistan), dal supporto logistico e sanitario (Emirati Arabi Uniti e Gibuti) all’antipirateria (acque del Corno d’Africa).
Un dato colpisce: nel vasto e inquieto quadrante mediorientale, le truppe e le basi italiane sono posizionate lungo le direttrici principali dell’espansione regionale iraniana – dal Levante alla Mesopotamia appunto, passando per le acque del Golfo e arrivando alla provincia di Herat.
Un dettaglio affatto secondario per un paese come il nostro, che vanta un rapporto bilaterale solido e antico con la Repubblica Islamica, ma che oggi deve fare i conti da un lato con gli effetti delle massicce azioni di contenimento antipersiano degli Stati Uniti; dall’altro con la strenua competizione per l’egemonia regionale fra Iran, Israele, Turchia e Arabia Saudita. Senza che la nostra opinione pubblica riesca a coglierne appieno le sinistre implicazioni.
In attesa di scoprire i contenuti del consueto decreto annuale per il rifinanziamento delle missioni all’estero, il deterioramento della situazione internazionale e i venti di crisi che lambiscono i confini nazionali suggeriscono la possibilità di un prossimo riassetto di tale postura. Già bollata in passato come ipertrofica o peggio a-strategica, oltre che figlia di una pericolosa tendenza alla proliferazione degli interventi che complica la creazione di un progetto organico e coerente di tutela dell’interesse nazionale.
Commenti recenti