La Turchia ha attaccato l’esercito siriano
di SICUREZZA INTERNAZIONALE (Camilla Canestri)
Le forze armate di Ankara hanno colpito le risorse aeree e terrestri dell’esercito siriano nella provincia di Idlib, il primo marzo.
L’operazione fa parte della risposta turca all’uccisione di 33 soldati delle proprie forze, armate durante un attacco aereo condotto dall’esercito del presidente siriano, Bashar al-Assad, il 27 febbraio. Gli obiettivi individuati dal governo del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, sono stati principalmente la difesa aerea e i carri armati siriani.
L’attacco ha fatto temere un’ulteriore escalation del conflitto in corso nel Nord-est della Siria, che potrebbe portare ad uno scontro diretto tra la Russia, l’alleato principale di Assad, e la Turchia. Tuttavia, in un annuncio televisivo, il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar, ha affermato che il proprio Paese non vuole un conflitto con Mosca ma, anzi, si aspetta che quest’ultima ponga fine agli attacchi del regime di Damasco. Il ministro ha poi elencato i risultati dell’operazione Spring Shield, così come l’ha soprannominata, dichiarando la distruzione di un drone, 8 elicotteri, 103 carri armati, alcuni lancia missili e altri strumenti dell’arsenale siriano. Infine, ha aggiunto che le forze turche hanno neutralizzato 2212 membri dell’esercito nemico tra morti, feriti e prigionieri. Nell’attacco, sono stati colpiti anche due caccia ma i piloti sono sopravvissuti ai missili turchi lanciandosi con il paracadute.L’Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR) ha confermato che dal 27 febbraio sono morti 75 membri dell’esercito di Damasco.
La regione di Idlib rappresenta l’ultima roccaforte dei ribelli siriani dell’Hayat Tahrir al-Sham (HTS), con a capo membri dell’ex ramificazione di al-Qaeda in Siria, nonché l’unica parte del territorio nazionale non ancora controllata dal governo di Damasco. Assad, appoggiato da Mosca con la sua aviazione, sta combattendo i ribelli, sostenuti da Ankara, sebbene sulla regione sia proibita ogni forma di violenza. A tal proposito, Russia e Turchia avevano firmato l’accordo di Sochi, ancora formalmente in vigore, il 17 settembre 2018 ed Erdogan aveva istituito dodici punti di osservazione sul territorio, in prossimità del confine turco proprio per garantire l’assenza di violenze. Oltre ad essere impegnata nella difesa della regione sotto sua osservazione, la Turchia ha cercato di impedire la radicazione della comunità curda ad Idlib, temendo che ciò potesse incoraggiare il movimento curdo di separatismo dalla Turchia.
Dal mese di dicembre, il conflitto generato dall’avanzata dell’esercito di Assad nella Siria Nord-occidentale ha costretto circa un milione di civili ad abbandonare le proprie case lungo il confine con la Turchia. Il Paese ha finora ospitato circa 3,6 milioni di siriani e ha raggiunto il livello massimo di capacità. Dal 28 febbraio, Ankara ha, quindi, deciso di lasciar passare i migranti verso l’Europa. Di conseguenza, l’Unione Europea (UE) ha pianificato un incontro d’emergenza tra i ministri degli Esteri dei propri Stati membri per affrontare il problema dell’intensificazione del conflitto siriano. La guerra civile in Siria è iniziata l’11 febbraio 2011 quando, parte della popolazione, ha iniziato a chiedere le dimissioni di Assad. Con l’intensificarsi degli scontri, negli anni, tra i ribelli si sono radicalizzati gruppi di fondamentalisti islamici sunniti come l’HTS.
FONTE: https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2020/03/01/la-turchia-attaccato-lesercito-siriano/
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