‘Lo spread non è un problema della Bce’: Lagarde affonda i mercati travolti dal Coronavirus
di BUSINESS INSIDER ITALIA (Giuliano Balestreri)
- Christine Lagarde – Foto FABRICE COFFRINI/AFP via Getty Images
La Bce affonda i mercati del Vecchio continente che bocciano le misure varate da Christine Lagarde alla sua prima prova del fuoco. Anche perché in una conferenza stampa che ha mostrato tutti i limiti dell’avvocato francese in materia economica non è passata in secondo piano il passaggio sullo spread: “Non siamo qui per chiuderli, se ne devono occupare altri attori” ha detto Lagarde. Come a dire: non è un nostro problema che l’Italia e i Paesi in prima fila contro il coronavirus siano allo stremo.
E come se non bastasse, secondo la Banca centrale europea lo choc da coronavirus “è grave, ma temporaneo” e “se tutti prenderanno le misure necessarie, l’economia segnerà un rimbalzo”. Insomma, dopo un primo semestre difficile, Lagarde ipotizza – seppure incerta – una seconda metà dell’anno in ripresa. Motivo per cui l’Eurotower ritiene di aver adottato tutte le misure necessarie per fronteggiare la situazione. Vanno in questa direzione, quindi, le aste Ltro e l’aumento del Quantitative easing di 120 miliardi di euro al mese fino a fine anno. Tradotto: la Banca centrale europea aumenterà ancora la liquidità in circolo sui mercati e pagherà per la banche per indebitarsi, a patto che queste mettano i soldi in circolo. A cominciare dal sostegno alle imprese più colpite dalla crisi.
Insomma nulla a che vedere con l’helicopter money che qualcuno alla vigilia si augurava, ma la presidente della Bce si è voluta mostrare molto prudente. E così a chi le ha chiesto le misure annunciate siano in qualche modo equiparante a quelle prese dal suo predecessore Mario Draghi nel 2011, quando l’euro stava crollando a picco, Lagarde ha risposto così: “Quando Draghi ha lasciato la Bce, ho detto in un’intervista che speravo di non dover mai fare un ‘whatever it takes’” e “non voglio passare alla storia per un ‘whatever it takes’numero due. La cosa positiva della decisione di oggi – ha aggiunto Lagarde – è che c’è stato un supporto continuo attorno al tavolo” del board di Francoforte “rispetto all’utilizzare tutti gli strumenti disponibili e considerare la possibilità di adeguare i nostri strumenti in futuro al fine di indirizzare quei rischi che vediamo come una minaccia alla stabilità nell’area dell’euro”.
Tradotto: per il momento la presidente della Banca centrale non vede una minaccia per l’euro. E d’altra parte le pressioni dei falchi sono sempre più forti. Motivo per cui Lagarde ha sottolineato come “vorrei davvero che tutti noi unissimo le forze e spero vivamente che le autorità fiscali si renderanno conto del fatto che gestiremo questo shock solo se ci riuniremo”. Una chiara richiesta ad andare insieme verso una politica fiscale espansiva di matrice europea. Un piano invocato invano a più riprese da Draghi, ma caduto sempre nel vuoto per le resistenze dei tedeschi e dei paesi del nord.
I delusi lamentano la mancanza di un vero tagli dei tassi per fermare l’apprezzamento dell’euro su tutte le altre valute: una corsa che metterà in crisi il già fragile export. Inoltre, manca l’allargamento delle garanzie che le banche devono portare alla Bce.
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