Gli Zecchini d’oro al tempo del Coronavirus
di TELEBORSA (Guido Salerno Aletta)
Non servono i soldi, se non si produce più nulla
L’epidemia in corso non infetta solo i polmoni: sta facendo strage di cervelli.
Stiamo assistendo ad una deriva demenziale, che parte dalle misure sanitarie per arginare il contagio e si propaga velocemente all’economia reale, alle manovre fiscali ed alla politica monetaria.
Se, per fermare la epidemia del coronavirus, si obbligano le persone a stare a casa, si lasciano aperti solo negozi dei generi di prima necessità, e si chiudono le scuole, le università e tutti gli altri esercizi commerciali, dai bar ai ristoranti, dai cinema ai teatri, ed ora si arriva pure a fermare la produzione di ciò che non è “strategico”, si illude il Paese che in fondo c’è rimedio a tutto: il governo promette aiuti a destra ed a manca, incrementando i fondi per la Cassa integrazione straordinaria ed in deroga, e prevedendo la erogazione di 600 euro per il mese di marzo ad una serie di soggetti che sono stati colpiti economicamente dalla crisi. Addirittura, c’è un Fondo di Ultima Istanza, per coloro che non rientrano nelle altre categorie protette.
Tutti si affannano a cercare di capire come provvedere a queste spese, cifrate in 25 miliardi di euro. Da una parte, c’è chi teme di andare direttamente sul mercato dei capitali, che potrebbe chiedere interessi esosi; dall’altra si chiede a gran voce di attivare un meccanismo comune a livello europeo, emettendo dei coronabond, per dividere tra tutti il ricavato e provvedere così alle spese. In questo modo, i Paesi più indebitati, tra cui l’Italia, non si esporrebbero direttamente.
Infine, novello Creso, c’è chi invoca a gran voce l’intervento della BCE, per erogare cash, e non credito: è la teoria dell’Helicopter Money che ritorna ancora una volta all’orizzonte.
I beneficiari di questa liquidità piovuta dal cielo, di questa manna monetaria, sarebbero tutti: dai cittadini alle imprese. Avrebbero rimediato miracolosamente alla perdita di salari e di fatturato: un po’ tutti si vedrebbero accreditare sui conti correnti ed in bilancio un introito che arriva per magia.
E, sempre per magia, il PIL non crollerebbe.
Bisogna essere dei Pinocchietti per credere che gli zecchini d’oro si moltiplichino miracolosamente, dopo essere stati sotterrati accanto alle radici di un albero nel Campo dei Miracoli.
Una cosa, infatti, è sostenere chi, per quindici giorni, ha dovuto tenere chiuso il negozio per evitare che il contagio si propagasse. Una misura limitata può essere ragionevole.
Ma, ora, se si blocca tutto o quasi, dalle fabbriche ai servizi, non c’è più né produzione e neppure consumo.
Se non si produce, non c’è niente da consumare. Corrono via solo gli obblighi di pagamento fissi, dalle bollette alle assicurazioni, alle rate dei prestiti.
Se gli alberghi sono già chiusi, i ristoranti pure, come i cinema, insieme ai teatri, ai barbieri ed ai parrucchieri, se i negozi che non vendono prodotti di prima necessità hanno da tempo le saracinesche abbassate, e se ora chiudono pure le fabbriche e gli uffici professionali, si va al tracollo.
Ed i soldi piovuti dal cielo non servono a nulla, se non a pagare le bollette o gli affitti. Per il resto, si deve stare a case, a guardare la TV o lo smartphone.
Il denaro che c’è, o che verrà erogato, resta fermo, non muove l’economia che si fonda sulla produzione ed il consumo attraverso lo scambio.
Ci sono tanti Pinocchietti, ora, che si stanno facendo prendere in giro dal Gatto e dalla Volpe che promettono loro di stare tranquilli, perché tanto troveranno gli zecchini d’oro moltiplicati nel campo dei Miracoli.
Senza lavoro, senza produzione, senza consumi, senza investimenti, gli zecchini d’oro non esistono.
E’ una illusione, dunque, credere che i governi, l’Unione europea, le banche, il MES o la BCE possano rimediare al blocco dell’economia.
L’epidemia non si combatte stando a casa.
Come dimostrano i tanti infermieri, medici, cassiere dei negozi, fino ai guidatori dei mezzi pubblici che ogni giorno continuano a lavorare, senza fiatare. Rischiano l’infezione per noi, per permetterci di continuare a vivere.
Gli zecchini d’oro servono, ma a ben altro: servono agli speculatori, a chi approfitta dei corsi di Borsa crollati ai minimi per depredare, per comprare le imprese da chi è in difficoltà.
Chi ora svende, arricchisce gli avvoltoi.
C’è chi sta utilizzando la crisi sanitaria per arricchirsi ancora di più.
Commenti recenti