Dopo le elezioni americane: una vittoria di Pirro per l’Occidente e una situazione strategica nuova
Di SakerItalia
Personalmente, sono stato molto colpito da queste elezioni statunitensi, più di quanto mi sarei aspettato. Dopo alcuni giorni di vera tristezza ho iniziato a rimuginarci sopra, e sono giunto alla conclusione che, alla fine, i risultati non sono stati così brutti.
Ancora una volta, la realtà si è dimostrata molto più creativa di tutte le teorie umane. Naturalmente le elezioni americane erano un evento importante. L’idea che i loro risultati non contassero è stata bocciata, e si è dovuto abbandonare quella che le elezioni non avrebbero cambiato nulla. È vero, ovviamente, che i loro risultati sono provvisori, come dice il Presidente Trump “il fatto è che, semplicemente, le elezioni sono lontane dall’essere finite”. Ma una valutazione può essere già fatta.
Negli ultimi quattro o cinque anni, l’Occidente ha concentrato un enorme sforzo per distruggere Trump e il trumpismo. L’odio organizzato verso Trump è stato proprio mostruoso, e le ragioni per questo odio non sono state mai veramente chiarite. Negli ultimi tempi, le ragioni sembrano essere solo che Trump è, in qualche maniera, differente, non è abbastanza conforme ai canoni delle istituzioni occidentali, ha un certo genuino sostegno popolare ed è difficile da controllare.
Ma qual è stato, in termini di successo, il risultato di questa campagna d’odio? Molto piccolo. Anche se Trump finirà per perdere, ciò è dovuto solo alla pandemia e ai problemi economici indotti. Anche così, metà della popolazione statunitense ha votato per Trump. Tuttavia, un “successo” può essere rivendicato, l’Occidente può ora affermare che quell’odio era giustificato, ma è poco probabile che ciò duri a lungo.
Nell’Europa occidentale (io vivo in Svizzera), l’umore era probabilmente perfino più anti-Trump che negli Stati Uniti. I leader europei, come la Merkel, sono abbastanza entusiasti, il Segretario Generale della NATO, Stoltenberg, sembra felice. Ma il dopo sbornia, a mio parere, sta già bussando alla porta.
Perché un punto è chiaro: anche se l’Occidente vincesse, il prezzo sarebbe molto alto, sarebbe solo una vittoria tattica ma un probabile disastro strategico. L’Occidente perde una gran parte della popolazione statunitense. L’Occidente non è riuscito a distruggere il trumpismo. Sicuramente, i movimenti nazionalisti in Europa si rafforzeranno di nuovo, e sarà quasi impossibile fermare il prosieguo della Brexit. Nel Sud globale, le nazioni si rifiuteranno sempre più di fare una scelta fra Occidente e Russia/Cina. L’Occidente sarà di nuovo occupato a darsi mutue pacche sulle spalle e a spandere la sua retorica anti-russa. E questo non impressionerà nessuno nel Sud globale. Probabilmente, il primo risultato di un governo statunitense anti-trumpiano sarà il rafforzamento delle relazioni con l’Europa occidentale (e forse con il Canada), ma questo sarà di gran lunga insufficiente per compensare le perdite dell’Occidente.
In definitiva, privilegiare la distruzione di Trump e del trumpismo è stata una strategia molto stupida. Lui non era così male per l’Occidente, stava conducendo una feroce politica contro Iran e Cina, cercava di adattare le politiche occidentali alla nuova situazione mondiale generata dalla crescita di Cina e Russia, e dalla loro collaborazione strategica. Ha provato tanto ad accendere conflitti fra le nazioni del Sud globale, ha rafforzato le relazioni con importanti alleati dell’Occidente, come l’Arabia Saudita, e ha fatto del suo meglio per non aumentare le tensioni con la Turchia.
Perciò il comportamento dell’Occidente nei confronti di Trump è stato molto irrazionale, è servito solo a prolungare le illusioni degli occidentali sulla loro importanza mondiale. Adesso è perfino più difficile sviluppare politiche basate su analisi realistiche. Il pensiero scientifico diverrà ancora più debole. In breve, l’Occidente sarà retrogrado e oscurantista, e lo sviluppo industriale ristagnerà. In un certo senso, l’Occidente assomiglierà alle declinanti forze feudali descritte così bene nel Manifesto Comunista di Marx ed Engels. Del resto, Trump era come “uno spettro si aggira per l’Europa… Tutte le potenze della vecchia Europa sono entrate in una santa alleanza per esorcizzare questo spettro: il Papa e lo Zar, Metternich e Guizot, i radicali francesi e le spie e i poliziotti tedeschi”. Naturalmente, Trump non è un socialista o un comunista ma, rispetto al feudale Occidente retrogrado, oscurantista e noioso, egli rappresenta il moderno capitalista, interessato alla tecnologia e agli affari, e non nell’ottuso lavaggio del cervello ideologico.
Come risultati, Trump non è più il male minore, io adesso lo vedo come un alleato strategico. Il suo comportamento in questi ultimi giorni è stato alquanto positivo, la sua assicurazione “Io non mi fermerò finché il Popolo Americano non abbia ricevuto l’onesto conteggio dei voti che si merita” è credibile per me. Naturalmente, resta possibile che possa tradire una gran parte del popolo americano, e arrivare ad un compromesso con gli avversari. Almeno finora, questo non mi pare probabile.
Dopo almeno cinque anni di “esperienza” con Trump, posso dire che, nonostante abbia visto molta gente disturbata da Trump, questo a me non è successo. Ovviamente, non mi piace la sua mancanza di misura e le sue politiche rispetto Iran, Cina, Siria, Libano, Venezuela, Russia, Cuba o altri ancora. Per me, lui è una persona sincera, di forti princìpi, non è né “bugiardo” né “inaffidabile”. Lui ha dei princìpi, potrebbe essere un po’ narcisista (di questo non sono sicuro) ma non mi ha mai fatto l’impressione di un egoista. E pensare che sia stupido, è solo assurdo per me. Mi ricorda un po’ Tina Turner, quando ebbe il suo grande ritorno molta gente la criticava perché alla sua età indossava le minigonne: lei in genere rispondeva di avere un lavoro da fare.
Che Trump diventi un alleato, invece del minore dei mali, è naturalmente un bel salto strategico. Prima, l’Occidente si è sentito un po’ a disagio perché Trump non sostiene l’unità e la forza occidentali, avendo lui il suo programma di “Per prima, l’America”, ma la nuova situazione è peggiore per l’Occidente. D’ora in poi il trumpismo è per lo meno un nemico aperto, solo per il fatto che i suoi avversari hanno fatto così grandi sforzi per demonizzarlo. Perciò non c’è ragione di disperarsi, nuove opportunità sono adesso disponibili, e le difficoltà per l’Occidente sono enormi.
Foto : http://sakeritalia.it/wp-content/uploads/2020/11/pirro-864x400_c.jpg
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