Come la stampa italiana sta demolendo la scienza.
di TERMOMETRO GEOPOLITICO
(Uriel Fanelli)
Sto seguendo la vicenda di Crisanti e devo dire che la stampa italiana sta svolgendo molto bene il compito di demolire la scienza. Non perche’ la scienza in Italia sia demolita come metodo: la ricerca si fa sempre allo stesso modo. Ma quello che sta succedendo e’ che la conoscenza scientifica sta venendo ridotta all’opinione del bar.
Esiste un modo molto semplice per dstruggere un concetto come “il metodo scientifico”, ed e’ quello di convincere la popolazione che sia una cosa diversa da quanto e’. Per esempio, in Italia sta passando l’idea che “scienza” sia l’opinione di quelli “che hanno studiato”, se non di quelli “che hanno autorevolezza accademica”.
Un capolavoro di questo sabotaggio della scienza e’ , per fare un esempio illustre, questo: per la stampa italiana, quando si parla di Global Warming , l’opinione del 99.7% degli scienziati e’ che sia una verita’. Ma le cose non stanno cosi’: la verita’ e’ che il 99.7% DEI DATI PUBBLICATI dai ricercatori depone a favore. Non e’ una statistica tra gli scienziati, ma una sul loro lavoro.
Il che e’ ovvio, perche’ non esiste alcun “parlamento degli scienziati” ove si possono votare le teorie: non si capisce nemmeno come si dovrebbe misurare il dato sull’opinione degli scienziati, mentre per fare una misura delle referenze scientifiche, delle citazioni e dei dati pubblicati “basta” un sistema di archiviazione bibliografica decente.
MA tant’e’, il punto e’ che il valore del lavoro scientifico non sta nello scienziato, ma in quello che ha prodotto. Einstein, per esempio, casso’ brutalmente le basi della meccanica quantistica dicendo “Dio non gioca a dadi”. Ma oggi abbiamo ancora la meccanica quantistica, abbiamo calcolatori quantistici (anche se funzionano malissimo) e sistemi di comunicazione quantistica (questi funzionano meglio , satelliti compresi). Come mai nonostante la “bocciatura” del piu’ autorevole fisico del tempo, la teoria ando’ avanti? Ando’ avanti perche’, appunto, nel mondo scientifico le opinioni degli scienziati, per quanto autorevoli, contano poco: fa testo quello che hanno pubblicato, se corroborato dai dati e dalla possibilita’ di ripetere l’esperimento ed (eventualmente) scoprire che era sbagliato.
Se anche il 99.7% degli scienziati del periodo fossero “stati d’accordo” con Einstein (senza pubblicare esperimenti e dati a smentire la teoria) , ma il rimanente 0.3% avesse pubblicato qualche esperimento (coi risultati), avrebbe vinto lo 0.3%. Perche’ cosi’ funziona.
Ed e’ proprio il fatto che esista un fatto oggettivo e verificabile capace di decidere quale sia l’opinione piu’ vicina alla realta’ che il mondo del giornalismo italiano sta cercando di distruggere.
La distruzione del concetto di scienza sta avvenendo in questo modo:
– dire che la scienza e’ l’opinione degli scienziati. Falso, la scienza e’ un metodo che ha lo scopo preciso di prescindere dall’opinione degli scienziati.
– dire che lo scienziato piu’ specializzato prevale sugli altri. Altra fesseria: se la specializzazione fosse un vantaggio, non avremmo avuto Nash.
– dire che lo scienziato piu’ avanti con la carriera prevale su quelli piu’ indietro. Se questo fosse vero, non avremmo avuto Von Neumann in cattedra a 27 anni e i computer di oggi sarebbero MOLTO diversi.(1)
Questo processo e’ assolutamente voluto, proprio per quella che potremmo definire l’idea di “dittatura sanitaria”: all’inizio della pandemia sembro’ quasi che qualsiasi scienziato potesse dire “taci, incompetente” ad un politico. Ora, se e’ vero che la realta’ e’ una forma di dittatura (la vostra opinione non conta una cippa di fronte alla realta’ fattuale) , quest’idea fa paura ai politici, e specialmente a tutti quelli (giornalisti e politici) che hanno paura di sentirsi dire “taci, incompetente”.
Si dice che se un ospite ad una trasmissione dice che fuori piove, e uno dice che fuori non piove, lo scopo del giornalista sia quello di aprire la finestra e guardare che tempo fa. Questo non sembra essere il comportamento dei giornalisti, ma e’ di sicuro quello che ci si aspetta da uno scienziato, cioe’ il test sperimentale. Lo scienziato, quindi, deve essere obiettivo e oggettivo.
Il problema sta nel fatto che il leccaculo detto giornalista , in Italia, ha furbamente ed opportunisticamente sostituito “obiettivo” con “neutrale”: di conseguenza, se uno dice che fuori piove e l’altro dice che non piove, il giornalista lascia al lettore il proprio lavoro, in modo da poter leccare il culo ad entrambi gli ospiti. In un contesto del genere, chi fa il lavoro di aprire la finestra per vedere che tempo fa e’ visto con odio e disprezzo.
Questo scontro si e’ acuito durante la pandemia, perche’ ad un certo punto il virus e’ parte della realta’ e chi lavora piu’ vicino alla realta’ e’ colui che va ascoltato. Ma per la scienza la realta’ sono i dati ottenuti da un esperimento ripetibile , a scopo di critica.
E qui andiamo a Crisanti. Che ha perfettamente ragione.
Abbiamo detto che la scienza NON si basa sull’opinione degli scienziati come se fossero degli oracoli, che la scienza non si basa sulla loro reputazione come se fossero sciamani, e che non si basa sulla loro specializzazione come se fossero maghi.
Abbiamo detto che si basa sui dati , che uniti col metodo usato per calcolarli, consentono agli altri scienziati sia di valutarli oggettivamente che di verificarli/falsificarli.
Bene.
Quanti dati ha pubblicato Pfizer? Sinora, Zero. Nada. Nix. Hanno annunciato sui giornali che ha efficacia del 95%, 90%, a seconda della pagina di google, ma sinora NON si sono visti ne’ i dati ne’ la metodologia usata per raccoglierli.
Di conseguenza, l’efficacia del loro vaccino E’ UNA CONGETTURA. Questa e’, nella tassonomia scientifica, una proposizione priva di dati a sostegno.
E quindi fa bene Crisanti a dire che non si vaccinera’: la sicurezza del vaccino E’ UNA CONGETTURA, la sua efficacia e’ UNA CONGETTURA, e lo rimarra’ sino a quando i dati non saranno pubblicati.
Ovviamente questa affermazione ha un valore politico. Cosi’ a Crisanti si oppongono tutta una serie di procedure che sono tipiche della religione, per contestare il semplice fatto che sul piano scientifico il vaccino sia una congettura.
– Si tirano in ballo altri studiosi di rango piu’ alto. Ma senza dati e metodi, l’opinione di chiccessia vale quanto la mia e la vostra.
– Si tirano in ballo studiosi piu’ specializzati. Ma senza dati e metodi pubblicati, l’opinione di chicchessia vale quanto la mia e la vostra.
– Si tirano in ballo reputazioni ed intenti educativi. Ma se Crisanti dice che non e’ scienza quando non ci sono i dati, sta dando un messaggio SANO ed educativo.
Quindi si: per ora il vaccino di Pfizer e’ una congettura scientifica’. Lo e’ la sua efficacia e lo e’ la sua sicurezza. E lo stesso vale per TUTTI i vaccini contro il coronavirus, dal momento che NESSUNO ha ancora pubblicato i dati e le metodologie.
Allora voi direte: ma come e’ possibile una cialtroneria simile? E’ possibile, ed e’ per questo che esistono le agenzie nazionali del farmaco. Servono ad ESIGERE questi dati, e a valutarli, in modo da evitare che domani il Mago do Nascimiento se ne esca col suo vaccino a base di cittammuert-21 , e dica che ha efficacia del 103% ed e’ cosi’ sicuro che fa anche da airbag.
Il problema non e’ ne’ di trasparenza ne’ di fiducia: questo e’ il lato politico.
Il problema e’ che senza i dati, efficacia e sicurezza del vaccino sono da considerarsi CONGETTURE.
A meno che qualcuno non vi faccia dimenticare come funziona la scienza.
Che e’ quello che si sta facendo.
Se poi il fatto che ho illustrato fornisce alibi agli anti-vax, non e’ con me che dovreste prendervela, ma con Pfizer &co, che non pubblicano metodi e dati.
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NOTE:
(1) senza il modello di Von Neumann, la “RAM” sarebbe costituita dai registri della CPU e lo storage servirebbe alla CPU solo per salvare i dati temporanei prodotti durante l’elaborazione. I dati dovrebbero far parte del programma, quindi non carichereste i file dal disco, ma usereste un word per ogni documento, con tutto il contenuto hardcoded nel word processor. Auguroni.
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