Ormai si sono travalicati i confini delle disposizioni di legge e amministrative per lasciare campo libero ad un’etica della resilienza al contagio che induce a biasimare persino l’esercizio di ciò che è consentito. Il commento di Giuliano Cazzola
“Ed io contavo i denti ai francobolli / dicevo ‘’Grazie a Dio, Buon Natale/ mi sentivo normale’’.
Così cantava il grande Fabrizio De André.
Mai avrebbe immaginato che, un giorno, l’attesa delle Festività natalizie come occasione di incontri (‘’Natale con i tuoi’’), di scambio di affetti, magari anche di vacanze, sarebbe stata considerata una prova di anormalità se non addirittura di irresponsabilità.
“Rimango senza parole che si parli di sci con 600 morti al giorno. Andare a sciare per divertirsi sapendo che questo causerà un aumento dei contagi e dei morti? Penso che questo non sia un Paese normale”.
Chi commenta così il tema delle vacanze sulla neve durante il periodo natalizio è Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova.
Ma non è il primo né il solo. Ha iniziato il presidente Conte rilasciando in diretta tv considerazioni sui baci, gli abbracci e i cenoni che sarebbe stato meglio evitare.
Ormai si sono travalicati i confini delle disposizioni di legge e amministrative per lasciare campo libero ad un’etica della resilienza (ma chi l’ha inventata questa parola?!) al contagio che induce a biasimare persino l’esercizio di ciò che è consentito.
Si prenda il caso della riapertura dei negozi in alcune grandi città: le persone si mettono disciplinatamente in fila, mascherate e distanziate, per recarsi una alla volta a fare acquisti in locali attrezzati nel rispetto delle condizioni di sicurezza; ma poche ore dopo vengono criticate dalle autorità e dai sommi sacerdoti della virologia ed indicate nei tg come possibili untori, incapaci di rassegnarsi al frugale isolamento imposto dal virus.
Ma i fulmini dei nuovi Savonarola, predicatori di austeri regimi di vita, si sono concentrati sulla riapertura delle piste di neve.
Sta addirittura entrando in azione una sorta di Spectre a livello europeo con l’obiettivo di evitare la libera circolazione degli sci e riservare, al massimo, l’uso delle piste, ai residenti o a coloro che, dopo una discesa o due, rincasano senza soggiornare in loco. Vuol dire che saranno ripristinati i ‘’treni della neve’’ che, nel Ventennio, consentivano ai ceti popolari una ‘’sveltina’’ invernale portandosi appresso gli sci.
E’ evidente che il problema non sono le piste, che ogni sciatore usa in maniera ‘’distanziata’’ da altri; né le seggiovie e neppure le funivie, dove è possibile limitare il numero delle persone trasportate e contrassegnare il posto che ognuna di loro può occupare. Pare allora che il problema stia nell’apertura degli alberghi, delle seconde case, nello ‘’struscio’’ per le vie delle località montane.
Proibire o limitare gli sport sulla neve è finalizzato ad evitare gli assembramenti e risponde alla medesima logica che ha portato alle misure di ‘’mitigazione’’ adottate (inutilmente) nella seconda fase, come la chiusura dei ristoranti, dei cinema, dei teatri, delle piscine, delle palestre e delle scuole: tutti luoghi in cui le persone stavano in relativa sicurezza proprio perché avevano riaperto dopo il lockdown attrezzandosi a questo scopo.
Ma il dibattito che – ad avviso di chi scrive – sembra essere la conseguenza di robuste libagioni prefestive è quello che riguarda la celebrazione della messa di mezzanotte. E’ intervenuta persino la Commissione europea, consigliando un Natale ‘’ristretto’’.
Sarà anticipato l’orario della messa (in modo da sveltire anche lo svolgimento del ‘’Cenone’’ della vigilia), saranno limitati (come sempre da quando si sono riaperte le chiese) i posti riservati ai fedeli, e sarà proibito cantare inni religiosi, sia pur indossando la mascherina.
Come sia possibile contagiare, cantando sommessamente, il prossimo, se distanziati e con le vie respiratorie protette, resta un mistero.
Non è chiaro se, seguendo il rito, i fedeli possono ‘’rispondere’’ al sacerdote.
Che dire? Siamo tornati alla ‘’Chiesa del silenzio’’.
Del resto è stato Walter Veltroni a domandarsi perché siano rimaste aperte le chiese e chiusi i teatri, come se le rappresentazioni teatrali conservassero ancora la sacralità loro tributata nell’Antica Grecia. Infine, senza togliere nulla alla gravità della situazione sanitaria e alla pietas dovuta alle vittime del contagio, è disonesto biasimare, sul piano etico, chi si predispone a condurre quel tanto di vita normale che gli viene consentita.
Nel 2019 si sono contati in media 1.758 decessi per malattia al giorno, senza che nessuno fosse invitato a vergognarsi di andare in vacanza.
Fonte: https://www.startmag.it/mondo/su-covid-vedo-troppi-predicatori-di-austeri-regimi-di-vita/
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