Te piace ‘o Presepe?
di ILSIMPLICISSIMUS
Anna Lombroso per il Simplicissimus
La mia famiglia era acattolica, agnostica, atea, e, per severità combinata con i pochi quattrini, a-consumista. Però un albero, vero, veniva allestito per non far sentire noi bambini “diversi” dagli altri, che di differenze ce n’erano già abbastanza, non mancavano il panettone e i tortellini stesi sul gran tavolo di marmo in cucina, il pranzo coi nonni e le zie nubili che a 15 anni ci volevano persuadere che esistessero Babbo Natale e Befana, mentre noi da secoli capivamo a chi attribuire i modesti regalini già dalla confezione.
Si vede che anche noi avevamo preteso e avuto troppo. Dopo anni di austerità, dopo il recente avvio della campagna di frugalità, anche etica oltre che economica, incarnata esemplarmente dagli abitanti di posti dove mettono le prostitute in vetrina e che si segnalano come i principali produttori, consumatori e esportatori di droghe sintetiche comodamente accessibili online, l’ordoliberismo moralizzatore dell’Europa va a insinuarsi in tutte le pieghe della società facendo buon uso del doveroso stato di eccezione scelto come strategia transnazionale per contrastare il Covid19.
E quindi mentre in Italia ci dibattevamo tra Natale con i tuoi, shopping virtuale responsabile dal divano con le multinazionali e acquisti compulsivi reali presso le stesse multinazionali – che ormai il mercatino rionale e la bottega di quartiere sono morti di covid dopo una lunga agonia cominciata prima, l’Europa ci ha chiesto di mantenere il coprifuoco e soprattutto tener sì le messe ma senza canti. Solo atti di dolore, contrizione, penitenza.
Insomma non si devono alzare inni al signore, levare cori di giubilo e speranza, intonare l’Adeste fideles, commuoversi per figli e nipoti che stonano il “Tu scendi dalle stelle”.
L’indole puntigliosa dei burocrati di Bruxelles non è entrata in particolari, ma possiamo supporre che verranno dettate in tempo per il 24 regole ferree ad impedire che pargoli di quattro anni salgano sullo sgabello per recitare filastrocche di Natale, ancorché di Rodari, o eseguire una personale interpretazione de Il coccodrillo, davanti a estatici famigliari sia pure in numero di 5 più l’artista. Unica concessione, insieme a performance su Skype, potrebbe consistere nel far sedere il giovinetto al sintetizzatore per “fra martino campanaro”, in modo da favorire il necessario distanziamento nel rispetto del principio di precauzione, caposaldo europeo, e per ostacola il disperdersi di sputazzini, goccioline criminali e mocci diffusi dall’ugola e dal naso di piccoli cantori.
E figuriamoci se l’epidemia non avrebbe esacerbato l’indole punitiva dell’Europa, non contenta di accanirsi contro le democrazie e le carte costituzionali, nate da resistenze nazionali colpevolmente ispirate a ideali “socialisti”, non abbastanza appagata dall’aver equiparato fascismo e comunismo, non sufficientemente soddisfatta di avere imposto ai sudditi più scapestrati e riottosi l’imperativa rinuncia a diritti e garanzie in cambio di una incerta sicurezza imperniata, grazie al terrore, sulla lotta al terrorismo, sul contrasto alle invasioni di uomini e virus, non del tutto paga di aver soppresso, con l’appoggio incondizionato delle vittime, la sovranità nazionale degli Stati in nome di un superpotere sovranazionale, tirannico e feroce.
E infatti il messaggio, così mirabilmente rappresentato in quest’ultima solo apparentemente marginale “restrizione”, è proprio quello di colpevolizzare e quindi interdire tutto quello che riguarda la sfera affettiva, quella sentimentale, quella dei desideri innocenti e delle domestiche aspettative, della socialità, dell’amicizia, pericolosa perchè può suscitare sentimenti di solidarietà e coesione.
Comincia sempre così, si mette in galera il cantante con l’intento di far tacere la sua canzone, si bruciano i libri, si chiudono i musei per circoscrivere il contagio, si recintano i parchi, si limitano la circolazione e le manifestazioni di piazza. È il primo passo indispensabile, prima di proibire anche la denuncia dell’ingiustizia insita in queste misure, se il bello, il libero, il festoso e anche il sano e salutare, sono invece concessi in regime di esclusiva ai pochi che possono comprarseli, che li hanno in eredità per appartenenza dinastica, che possono servirsene per meriti di affiliazione.
E vedrete se un governo più realista della regina cattiva non rinnoverà l’atto di fede anche con queste baggianate simboliche. È già tramontata la stella polare del patriottismo che splendeva nel cielo buio dell’epidemia, quello che si sprecava nella lotta di trincea al Covid, esibiva i suoi eroi tirati fuori dalla naftalina in cui erano stati riposti tra tagli e privatizzazioni, mischiava Risorgimento atteso dopo la guerra all’invasore patogeno con la Resistenza dei partigiani del sofà, di Netflix, del “io resto a casa”.
Adesso la conformità di appartenenza, adesione e assoggettamento all’Europa si esprime con la definitiva negazione e abiura di poteri sovrani, con l’accettazione di un meccanismo che non è solo economico e finanziario, ma che ha un valore allegorico, ideologico e culturale, di affermazione della “verità” della credenza monocratica e monoteista dell’Unione.
Ma non gli basta, non basta l’accanimento contro le democrazie, non basta la progressiva erosione della partecipazione come dimostrato dalla pantomima della celebrazione di una cerimonia elettorale per nominare un Parlamento che non ha poteri e competenze legislative, ma che assume una funzione educativa per i partner invitati a intervenire sulle carte costituzionali per replicarne la forma a livello nazionale. Non basta l’imposizione di regole e direttrici pensate e dettate per favorire la trasposizione regionale di modelli imperialistici, con paesi coloniali forti che condannano alla gregarietà e all’assoggettamento i Terzi Mondi interni.
L’ordine “europeo” così cieco e ottuso da non capire che la crisi americana segna la fine dell’impero d’Occidente, imita la Roma in declino, impone la celebrazione le sue divinità della corruzione e della sopraffazione, importa hospites e li mette in competizione col cives, in modo da ridurli tutti più agevolmente in schiavitù, autorizza lussi e piaceri dei potenti e toglie il pane e il tetto alla plebe.
Non abbiamo speranza in Pasquino, trattato da negazionista. E nemmeno nell’arrivo dei barbari, che erano comunque una soluzione. Neppure dei marziani, o dell’intelligenza artificiale, che, essendo appunto intelligente, preferisce non frequentarci.
Commenti recenti