Buon 2021
di STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI-Riconquistare l’Italia)
Il 2020 fu l’anno in cui per evitare, probabilmente, secondo alcuni, ed eventualmente, secondo altri, 10.000 o 20.000 morti in più dovuti a una nuova malattia:
- furono chiuse per 10 mesi le biblioteche, senza che i docenti e i ricercatori scioperassero;
- furono chiusi per 10 mesi gli archivi di Stato, senza che gli storici reclamassero;
- furono rinviati gli scritti per avere nuovi magistrati o nuovi funzionari della Pubblica Amministrazione;
- furono altresì rinviati gli scritti per l’accesso alle professioni protette;
- i laureati si limitarono per lo più a consultare materiale online, a causa della chiusura delle biblioteche, e non fecero un’esperienza che avrebbe potuto cambiargli la vita;
- gli studenti seguirono mesi di didattica a distanza, nel disinteresse generale per la gravissima disuguaglianza che questa forma di didattica comportava. Essa, infatti, oltre a sacrificare un po’ tutti gli studenti, sacrifica particolarmente i meno bravi e meno seguiti a casa, i quali appresero il 50 o il 100% in meno del poco che avrebbero appreso in presenza;
- i bambini e i ragazzi non giocarono a calcio e non praticarono altri sport, né nei campetti né con le associazioni sportive, escluse le società sportive professioniste;
- i teatri restarono silenziosi;
- le sale concerto ammutolirono;
- i libri pubblicati furono pochissimi;
- i nuovi nati furono meno di 400.000 mila;
- uomini e donne trascorsero dalle 10 alle 15 ore davanti agli schermi;
- aumentarono i morti per infarto non trattato o trattato tardivamente;
- aumentò l’uso degli antidepressivi;
- uomini e donne fecero meno l’amore;
- le associazioni o i circoli di quartiere o culturali o di volontariato chiusero le sedi e non svolsero che rare attività;
- tutti accettarono di mettere la mascherina all’aperto, anche alle sei del mattino, in compagnia del solo cane;
- chiusero centinaia di migliaia di imprese e alcune decine di migliaia non riaprirono negli anni successivi.
E tutto questo immane sacrificio e molto altro fu sopportato soltanto per evitare, probabilmente o eventualmente, 10.000 o 20.000 morti in più.
Si disse, invero, che le restrizioni servivano ad evitare l’intasamento delle terapie intensive, che se si fosse verificato avrebbe comportato milioni di morti; e molti lo credettero.
Ma dopo nove mesi si scoprì che soltanto il 10-15% dei deceduti complessivi moriva in terapia intensiva; gli altri malati erano già di per sé tanto compromessi da non essere candidabili per l’intubazione. Si scoprì anche che l’uso che si fece delle terapie intensive nel 2020 fu di pochissimo superiore all’uso che se ne era fatto l’anno prima.
Si disse anche che non si dovessero intasare gli ospedali per poter curare gli altri malati.
Ma dopo alcuni mesi si scoprì che, a parte le forme critiche della malattia, tutti gli altri malati, compresi quelli con polmonite ma senza necessità di terapia intensiva, potevano e dovevano essere curati a casa e che essi si erano irrazionalmente riversati negli ospedali sia a causa dell’abdicazione della medicina del territorio, dovuta a una circolare ministeriale, sia per l’informazione terroristica dei canali televisivi. L’intasamento degli ospedali non si ebbe in quasi nessun paese.
Infine, nonostante le infinite restrizioni, almeno la metà dei morti contrasse la malattia negli ospedali.
L’Italia fu il paese occidentale di grandi dimensioni che, nonostante sacrifici, chiusure e vincoli molto ma molto superiori agli altri paesi, ebbe più morti, perché l’eccesso di vincoli era inutile e dovuto soltanto a depressione, ansia, terrorismo, scientismo e sfrenato egoismo.
Il 2020 può essere a ragione definito come l’anno in cui tutte le enormi debolezze dello Stato, del Popolo, della Nazione e derivanti dall’appartenenza alla disfunzionale e imperiale Unione Europea, divennero note a tutti gli italiani e furono manifestate al mondo intero.
Fu l’anno del tracollo della nazione italiana nella valutazione dei popoli del mondo.
Auguriamoci che il 2021 sia migliore.
Buon 2021.
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