Ma cos’è questa crisi?
di PAGINA FACEBOOK (Ugo Boghetta)
Già nel 1933 Rodolfo De Angelis cantava: “Che cos’è questa crisi” ironizzando sul concetto ed il suo senso. La canzone è stata ripresa più volte nei decenni scorsi. Qualcuno potrebbe farlo ora poiché la narrazione della crisi politica che stiamo vivendo è in larga parte falsa e forviante. Non c’entra nulla con i veri problemi che vive gran parte degli italiani.
Dalla crisi del 2008 l’Italia ha avuto 7 governi diversi. Il prossimo sarebbe l’8°. Ma possono rimpastare quanto vogliono, l’instabilità dei governi è solo espressione della bolla della politica politicante. Ci si scandalizza dell’intercambiabilità dei singoli parlamentari (oltre 270 in questa legislatura hanno cambiato casacca) e delle alleanze fra partiti. Non c’è governo, non c’è opposizione. È il postmoderno bellezza: tutto è intercambiabile perché tutto è uguale o simile. Ma se il sistema politico-politicante è instabile la sostanza funziona benissimo: frammentazione, diseguaglianze sociali e territoriali, scala sociale allungata, individualismo, non sono anomalie ma il vero frutto del sistema sociale liberista.
Questo è il funzionamento inevitabile della 2° Repubblica liberista ed unionista. Ciò è stato prodotto anche da elementi politico istituzionali: le leggi variamente maggioritarie che dovevano dare stabilità hanno avuto effetti opposti, lo svilimento del ruolo del Parlamento a favore dell’esecutivo per la governabilità ha prodotto una legislazione parossistica e incomprensibile, il cambiamento del Titolo V verso il federalismo ha visto aumentare le frammentazioni e l’incapacità di risposte efficaci ed univoche, in particolare su sanità e scuola.
È un fatto. Nel quadro della 2° repubblica, la politica crea più problemi di quelli che riesce a risolvere. Si è creata una crisi di rappresentanza politica. Ciò porta anche una crisi dei corpi intermedi che, ugualmente, non rappresentano i propri associati come si evince dalle proteste degli esercenti ma gli stessi lavoratori da anni vedono diminuire occupazione, diritti e salari.
Una cosa è certa: i problemi sono irrisolvibili nel quadro della 2° Repubblica!
L’unico tentativo per invertire questa è stato il governo giallo-verde che aveva assommato gli elettori, per la prima volta in maggioranza, che si erano stancati dell’austerità unionista. Esperimento messo in crisi dalle scelte insensate di Salvini e da un M5S senza capo né coda. Entrambi poi finiti nel tipico sport nazionale: il trasformismo. Altro che mercato delle vacche, qui si sono comprate mandrie intere! Il sistema unionista dimostra ancora di saper assorbire, integrare cooptare. Non ci deve essere alternativa.
La mancanza di visioni diverse, progettualità vere e concrete rispetto ai problemi interni e di politica estera mette in crisi la rappresentatività politica e sociale e, di conseguenza, le istituzioni e la democrazia.
È tutto il sistema paese che va verso il collasso costruendo così le basi per ulteriori colonizzazioni e rapine dei nostri pezzi migliori: industrie e risparmio, ma anche cultura, agricoltura, turismo. Mentre le infrastrutture cadono a pezzi, ed il territorio si sbriciola.
L’ultima distrazione di massa, dopo Renzi, è il Recovery Fund, non solo perché di soldi ne arriveranno pochi e scaglionati. Non solo perché il saldo fra dare e avere è largamente distante dalle necessità. Ma per motivi più di fondo. In primo luogo, come scrive Fabbrini sul Sole 24, il Recovery Fund: “ ..non consiste nella distribuzione di fondi europei a livello nazionale, bensì nella promozione di interessi europei a livello nazionale”. Ciò significa che siamo sotto dettatura. In secondo luogo, non si tratta solo di quantità di risorse da allocare. Settori come la sanità e la scuola sono infatti compromesse dal virus dell’aziendalizzazione, da bilanci burocratici che non valutano l’impatto sociale dall’avere una buona sanità. Parimenti è per la scuola. Il virus dell’aziendalizzazione è fatto favorire quelle logiche privatistiche che nulla hanno a che fare con i dettami costituzionali.
E non c’è green o digitalizzazioni che tengano se non si ripensa la matrice industriale: lavoreremo ancora una volta per altri. E non c’è soluzione se non ci si pone l’obiettivo imprescindibile della Piena Occupazione, fondamento della Costituzione ma anche fondamento del rilancio di quel mercato interno asfissiato da anni di politiche austeritarie. Politiche, tuttavia, che non dipendono dal debito ma dall’assenza della sovranità politica e monetaria. E che continueranno sotto mentite spoglie.
Infatti, se ora è necessario compensare completamente coloro che sono stati costretti a chiudere per PUBBLICA UTILITÀ’ nella logica: “Tu mi chiudi, tu mi paghi”, è altrettanto vero è necessario rilanciare il mercato interno e i consumi per evitare la morte di migliaia di aziende e il crollo dell’occupazione. Con la povertà dei molti non si và lontano! Ma questo deve essere concepito nel rilancio della QUALITÀ e DIVERSITA’ ITALIA, sviluppando e proteggendo le nostre produzioni anche con dazi o standard di qualità che impediscano di inondare l’Italia, di cianfrusaglie. E non solo quelle cinesi.
Le classi dirigenti italiane hanno voluto entrare nell’Unione per avere quel vincolo esterno che permettesse di gestire con meno fatica il popolo italiano (Carli docet). Ora i nodi vengono al pettine. Molti cominciano a rimpiangere i partiti della Prima Repubblica. Sempre più sovente si sente dire: “Era meglio quando si stava peggio”.
È dunque necessario un programma di superamento della 2° Repubblica ritornando ai fondamenti della Costituzione. Un programma che unisca la coalizione sociale che ha fatto capolino nelle elezioni del 2018 e che prepari la fuoriuscita dall’Unione. Così non operando ritorneremo ai tempi di un Italia divisa e derisa. Qualcuno recentemente ha evidenziato l’ascesa di Stati-Civiltà: Russia, Cina, Turchia. Ma stiamo vedendo anche il ricollocarsi di Stati con connotati più ibridi: Inghilterra, Francia, Germania.
In quanto a civiltà non siamo secondi a nessuno. Ci manca la politica e l’autostima.
Gli italiani ed il mondo hanno bisogno di un’Italia libera e sovrana.
FONTE: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=3653412361361971&id=100000797283987
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