PPE, S&D e Liberali criticano von der Leyen sui vaccini anti-COVID. E la sinistra chiede la commissione d’inchiesta
Da: EuNews (Emanuele Bonini)
Ursula von der Leyen ha un problema di fiducia. Della presidente della Commissione europea hanno tutti qualcosa da dire, e da far notare. Il modo in cui è stata gestita sin qui la pur complessa partita dei vaccini lascia malumori in ogni schieramento politico. Gli incontri con i principali gruppi parlamentari per discutere proprio di vaccini non sono andati benissimo per la tedesca. Tutti si dicono d’accordo su una strategia comune europea, ma tutti le chiedono di riferire in Aula su modalità di gestione contrattuale e strategia produttiva.
Von der Leyen ha visto, nell’ordine, socialdemocratici (S&D), popolari (PPE), e liberali (RE). L’impressione è che goda di minor sostegno oggi di quando venne eletta. Allora metà del gruppo S&D si ammutinò. Neppure oggi mancano malumori nel gruppo. “La gestione della strategia per i vaccini della Commissione europea ha luci e ombre“, taglia corto Iratxe Garcia Perez, presidente del gruppo. D’accordo anche Brando Benifei e la delegazione PD che rappresenta: “Non c’è margine di errore, questo è il vero banco di prova per dimostrare che l’Unione è in grado di difendere gli interessi degli europei, di difendere la nostra sovranità”. Peccato che qualcosa non abbia funzionato, e questo irrita. “Non possiamo tollerare il comportamento di aziende come AstraZeneca”, che blocca le forniture già concordate e per cui si à pagato con soldi dei cittadini europei. “Servono ora soluzioni pratiche“, e qui si giunge la richiesta a von der Leyen: “Presidente, deve spiegare quali soluzioni intende perseguire la Commissione per superare questa situazione”.
Il PPE sceglie il basso profilo. Nessuno rilascia dichiarazioni, se non quelle di rito. La presidente della Commissione europea ha illustrato tutto il piano UE di acquisto e distribuzione dei vaccini, ha toccato la questione AstraZeneca e parlato della trasparenza delle esportazioni. Nessuno avrebbe sollevato la questione Dombrovskis, su cui è stata scaricata la responsabilità delle tensioni con il confine nordirlandese. Il PPE non l’ha presta bene, e il confronto che deve essere interno al partito e non al gruppo è dunque solo rimandato. Ma le critiche non mancano. Le espone Antonio Tajani, presidente della commissione Affari costituzionali: “Sicuramente se non ci fossa stata l’Europa non avremmo potuto lanciare una campagna di vaccinazione in ogni Paese”. Adesso però servono “coordinamento” e chiarezza, altrimenti “si crea confusione tra i cittadini e diffidenza nei confronti del piano dei vaccini“. Parole che sanno di critica.
Chi va all’attacco è Renew Europe. Il capogruppo dei liberali europei, Dacian Ciolos, critica apertamente quanto successo in Irlanda del Nord. “Il processo che circonda l’attivazione dell’articolo 16 è stato opaco e potenzialmente molto dannoso”. Ecco che RE ‘commissaria’ quindi von der Leyen sulla Brexit. “Occorre una più stretta consultazione con i deputati al Parlamento europeo sul funzionamento dell’accordo di recesso e una migliore consapevolezza delle sue sensibilità”. Mentre sul fronte vaccini, la sfiducia è palpabile. “Il lancio del vaccino è un passo positivo e la solidarietà dell’UE è assolutamente fondamentale e la giusta via da seguire, ma gli errori recenti hanno aggiunto un’imprevedibilità sgradita in un momento profondamente preoccupante per milioni di europei e imprese”.
Neppure i Verdi europei sono contenti dell’operato del team von der Leyen. “Abbiamo bisogno di più trasparenza”, rimprovera Karima Delli, presidente della commissione Trasporti. “In 27 Stati chiediamo ai laboratori garanzie chiare sicurezza ed efficacia dei vaccini”. Mentre la lussemburghese Tilly Metz, esorta la presidente dell’esecutivo comunitario a “sostenere la rinuncia alla proprietà intellettuale” da parte delle imprese farmaceutiche e superare così la questione dei brevetti, per una produzione su vasta scala in tempi radipi.
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