Il Cremlino continua a inviare armamenti al confine col Donbass
di DIFESA ONLINE (Tiziano Ciocchetti)
Le esternazioni del vice primo ministro della Federazione Russa, dell’8 aprile scorso, Dmitrij Nikolaevič Kozak, sono state inequivocabili: “la Russia sarà obbligata a difendere i cittadini della regione ucraina del Donbass se lo riterrà necessario”. “E questo dipenderà dal livello di violenza nella regione”, ha aggiunto, specificando che le formazioni armate, cioè i separatisti filo-russi, sono “esperte e attualmente in grado di difendersi da sole”.
Da diverse settimane, le violazioni dell’ennesimo cessate il fuoco, firmato nel luglio 2020, sono in continuo aumento. E significativi movimenti di truppe russe sono stati segnalati sia al confine che in Crimea. Il che fa temere un’escalation militare tra Ucraina e Russia.
Lo stesso giorno, il cancelliere tedesco Angela Merkel, il cui paese è coinvolto, con la Francia, nella ricerca di una soluzione a questo conflitto, ha chiesto al presidente Putin di ridurre la presenza militare russa ai confini del Ucraina.
L’Ucraina accusa i separatisti filo-russi di essere all’origine delle violazioni del cessate il fuoco, avvenute nelle ultime settimane. E il paese ha il sostegno degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e della NATO. A Mosca, invece, si segnala la responsabilità di Kiev, “le cui provocazioni sono state recentemente finalizzate ad aggravare deliberatamente la situazione sulla linea di confine”.
Nella giornata di ieri, il capo di stato maggiore degli eserciti ucraini, il generale Rouslan Khomtchak, ha detto di escludere qualsiasi offensiva militare in direzione del Donbass. “La liberazione dei territori occupati con la forza porterà inevitabilmente alla morte di un gran numero di civili e perdite tra i militari, il che è inaccettabile per l’Ucraina”.
Nel frattempo, la presenza militare russa continua a rafforzarsi, con il dispiegamento di equipaggiamenti di elevata potenza di fuoco. Sui social network, infatti, il 6 aprile sono state trasmesse immagini che mostrano i mortai semoventi da 240 mm, 2S4 Tyulpan, trasportati su rotaia (foto). Il che suggerisce che questi armamenti siano in viaggio verso la Crimea.
Progettato ai tempi dell’Unione Sovietica, il Tyulpan (video in basso) ha avuto il suo debutto operativo nella guerra afghana del 1979-1989, negli ultimi anni tali mezzi hanno subito un processo di ammodernamento, soprattutto per ciò che concerne il sistema di tiro. La gittata massima del pezzo da 240 mm può arrivare anche a 18 km se impiega un proietto auto-propulso. Insieme ai semoventi da 152 mm 2S35, ai 2S7 da 203 mm e ai lanciarazzi campali come i BM-30 Smerch da 300 mm, i BM-27 Uragan da 220 mm (foto apertura) e i TOS-1 da 220 mm, con testate termobariche, il Tyulpan costituisce il nerbo dell’artiglieria russa, attualmente la più potente al mondo.
Commentando il continuo schieramento di forze da parte di Mosca, l’8 aprile scorso, la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha affermato che il personale militare russo schierato al confine ucraino non era mai stato così grande dagli scontri del 2014. All’epoca, i servizi segreti statunitensi avevano valutato almeno in 25.000 combattenti la partecipazione russa. “Gli Stati Uniti sono sempre più preoccupati per la recente escalation della tensione nell’Ucraina orientale, compresi i movimenti delle truppe russe al confine col Donbass”, ha aggiunto.
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