Non è vero ma ci credo
di CLAUDIA VERGELLA (RI Roma)
Questa è l’epoca in cui, mentre a parole si esalta la scienza, trionfano i pregiudizi. La paura blocca la capacità di ragionare, di analizzare la realtà sgombrando la mente da fuorvianti emozioni e credenze irrazionali.
Prendiamo come esempio la mascherina. Più volte ci sono state smentite scientifiche sulla sua efficacia e sulla sua utilità all’aperto. La legge stessa, all’aperto, la impone solo quando non si possano rispettare le distanze di sicurezza. Eppure il comportamento delle persone è in contraddizione con questi enunciati. Nel momento in cui hanno avuto paura, si erano sentiti dire che la mascherina li avrebbe protetti, ed è nato in loro un pregiudizio che li lega indissolubilmente ad essa. Non è vero ma ci credo: la superstizione regna sovrana in un’epoca di paura.
La mascherina è diventata un simbolo di coesione come una bandiera o i colori della squadra di calcio: è il segno che contraddistingue chi è prudente ed altruista e sicuramente si precipiterà a vaccinarsi; che contraddistingue il bravo dal cattivo cittadino, il saggio dal folle, il seguace della scienza dal terrapiattista. Al di là di ogni enunciato scientifico e razionale, il valore simbolico permane saldamente. Cosicché il gesto di mettere la mascherina è stato ripetuto (un simbolo non va “usato” bensì ostentato) più volte durante la recente conferenza stampa da Draghi che la toglieva quando parlava e poi la rimetteva. Anche Locatelli che (ben distanziato) lo affiancava, ha seguito lo stesso rituale. La mascherina ha avuto così, non a caso, la visibilità di terza protagonista al tavolo della conferenza stampa.
Come spesso accade quando un pregiudizio si è radicato, neanche una smentita, anche se proviene da personaggi appartenenti al mondo scientifico o all’apparato istituzionale in cui si crede, è capace di riportare al raziocinio. Qualcosa di simile è successa con il vaccino. Le prime persone con cui mi sono confrontata sui vaccini contro il Covid dicevano che lo avrebbero fatto per poter tornare alla vita normale senza restrizioni anti pandemia e per un atto di altruismo che avrebbero impedito loro di contagiare gli altri.
Oggi è stato detto chiaramente che chi si vaccina deve continuare ad usare mascherine e distanziamenti e può contagiare. Eppure, con analoghi meccanismi mentali che caratterizzano l’uso delle mascherine, le stesse persone sono rimaste entusiaste dei vaccini. Al loro cervello arriva solo ciò in cui VOGLIONO credere. Non è l’epoca del trionfo della scienza e della competenza dell’esperto e titolato: è l’epoca del trionfo del pregiudizio e dell’atteggiamento scaramantico.
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