MANIFESTAZIONE SOTTO LA SEDE RAI DI FIRENZE
Il 29 Giugno 2021 una piccola delegazione del gruppo toscano di Riconquistare l’Italia composta dal sottoscritto, Luca Russi, e da Giovanni Floriano, si è recata sotto la sede Rai di Piazza A. De Gasperi a Firenze per unirsi ad uno dei presidi di protesta organizzati in diverse città italiane dall’ Unione per le Cure i Diritti e le Libertà, associazione di cittadini a supporto del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, con cui l’associazione ha inteso chieder conto dell’omessa trattazione del tema delle cure domiciliari precoci da parte della televisione di Stato diretta da Marcello Foa, la cui nomina tante speranze aveva suscitato durante la fase del governo giallo-verde relativamente ad un possibile cambio di passo per una maggiore trasparenza da parte del cosiddetto servizio pubblico.
In effetti il servizio pubblico, sostiene l’associazione presieduta dall’avvocato Erich Grimaldi, “proprio nella sua declinazione naturale dovrebbe garantire la libera informazione e raccontare agli italiani ogni singolo aspetto rilevante, garantendo pluralismo e diritto di replica, a maggior ragione in una situazione come quella che stiamo vivendo da oltre un anno. Invece, nonostante i ripetuti inviti e comunicati stampa inviati dal Comitato Cura Domiciliare Covid-19, relativamente a tutto il lavoro svolto dai medici del Comitato e dal gruppo #terapiadomiciliarecovid19inogniregione (che su Facebook ha raggiunto mezzo milione di iscritti), salvo rarissime occasioni, non abbiamo mai ricevuto alcun riscontro da parte delle redazioni Rai nazionali”.
“Nulla è stato raccontato sui siti di informazione Rai o dai telegiornali – prosegue la nota dell’associazione – circa l’impegno dei medici del gruppo relativamente all’assistenza e al supporto domiciliare reso a migliaia di persone dall’inizio dell’emergenza sanitaria, nulla è stato raccontato del dialogo con le istituzioni regionali, e neppure di quello con il sottosegretario alla Salute Sileri, incontrato presso la sede del Ministero per avviare un tavolo di lavoro, così come del voto del Senato dello scorso 8 aprile con cui, con pronunciamento praticamente unanime, si impegnava il Governo a revisionare i protocolli di cura domiciliare tenendo conto delle esperienze fatte sul campo anche dai medici di questo gruppo. Nulla è stato raccontato di ogni singola battaglia arrivata in Tribunale (al Tar e al Consiglio di Stato) per garantire il diritto alla cura tempestiva domiciliare e la modifica delle linee guida, neppure quando il ministro Speranza ha disatteso la decisione del Senato ed ha affidato, senza alcun confronto con il sottosegretario, la revisione di queste ultime al dipartimento di prevenzione, non considerando il coinvolgimento dei medici del comitato come avviato dallo stesso suo sottosegretario Sileri. Ed infine, nulla è stato raccontato sulle manifestazioni nazionali organizzate in piazza del Popolo a Roma e Piazza del Duomo a Milano, rispettivamente in data 8 maggio e 6 giugno 2021, con oltre 15 mila persone presenti e numerose testimonianze di medici e cittadini guariti dal Covid, a domicilio, grazie al supporto del gruppo”.
Nel piazzale antistante l’ingresso alla palazzina, circa 200 persone fischiavano, battevano ironicamente le mani e scandivano “verità, verità” ogni volta che un’auto usciva dal cancello riservato ai giornalisti.
Quello delle cure domiciliari ai malati è un tema cruciale, una delle chiavi di volta dell’intera vicenda, in quanto a detta di numerosi medici (non solo appartenenti a questo comitato e non solo italiani) le terapie a base di numerosi preparati, dall’eparina, all’idrossiclorochina (farmaco usato da decenni contro la malaria ma improvvisamente caduto in disgrazia da quasi un paio di anni a questa parte assieme a Didier Raoult, virologo francese di fama mondiale che, anche in base ai risultati ottenuti per primi da alcuni ricercatori cinesi, ne ha sostenuto sin da subito l’efficacia contro la malattia provocata dal Sars-Cov2, divenendo improvvisamente un ciarlatano per buona parte della stampa occidentale -destino peraltro condiviso con il premio Nobel Montagnier, molto critico sui vaccini sperimentali), all’ivermectina (proprio in questi giorni al centro di numerose polemiche in India), alla quercetina, alla lactoferrina, alle vitamine C e D, ai cortisonici ed anti-infiammatori cosiddetti FANS, all’azitromicina (antibiotico già usato contro le polmoniti di tipo batterico che darebbe buoni risultati anche contro il covid se usato in combinazione proprio con l’idrossiclorochina), al plasma iperimmune e ad altri ancora, sarebbero efficaci per combattere il virus se impiegate nelle prime ore dello sviluppo della malattia, che sono ore cruciali per evitare che il decorso si complichi e il paziente venga ospedalizzato in condizioni già compromesse, pregiudicandone la possibilità di guarigione senza complicazioni talvolta mortali.
Ovviamente non sta a noi, che siamo iscritti ad un partito politico e non ad un comitato tecnico scientifico, dire se questo sia vero e in che misura; a noi interessa porre il problema nella misura in cui la narrazione messa in campo da chi fino ad oggi ha gestito l’emergenza sanitaria (con risultati fallimentari per l’Italia, sotto il profilo del numero dei morti in rapporto alla popolazione e sotto quello delle conseguenze economiche e sociali delle chiusure e delle misure di contenimento del virus) ha puntato l’attenzione solo ed esclusivamente sui vaccini sperimentali, fatti passare come “unica soluzione al problema”.
E non tanto (o non solo) perché l’efficacia di queste terapie, se comprovata, con ogni probabilità pregiudicherebbe la stessa autorizzazione dell’Ema a questi vaccini sperimentali (che, lo ricordiamo, è un’autorizzazione condizionata), ma proprio anche solo per sottolineare il dovere di informare con imparzialità e senso di equilibrio da parte del servizio pubblico finanziato con il canone in bolletta, dal momento che i pareri di medici e scienziati sono tutt’altro che univoci relativamente a questi temi, come invece si vorrebbe far credere.
“Si chiama adenosina, è una sostanza naturalmente prodotta dal nostro organismo ed è alla base di una cura contro il Covid-19 avviata (l’ anno scorso, ndr.) al grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Alla base di questa tecnica ci sono gli studi di immunoterapia oncologica del dottor Pierpaolo Correale, direttore dell’unità operativa di oncologia medica dell’ospedale calabrese che ci ha spiegato come funziona il trattamento contro l’infiammazione per mezzo dell’adenosina.
«Attraverso dei recettori ferma completamente l’infiammazione, mette a riposo il tessuto, comincia il processo di riparazione e avverte il sistema immunitario. Questo processo funziona sempre, solo nel polmone ci possono essere dei problemi, perché l’ossigeno è un inibitore del processo di trasformazione dell’Atp in adenosina», ha spiegato.
Da qui l’intuizione, in collaborazione con Sebastiano Macheda, direttore terapia intensiva e anestesia dell’ospedale calabrese, di usare un farmaco antiaritmico ma con una forte azione antinfiammatoria con somministrazione ai pazienti affetti da Covid-19 per aerosol.
«L’idea è stata di somministrarlo attraverso nebulizzazione fatta con un sistema ad alti flussi», ha spiegato Macheda.
Il trattamento sta dando ottimi risultati:
«Gran parte dei pazienti ha potuto lasciare l’ospedale entro una settimana con un quadro di polmonite praticamente risolto. Oggi a quasi quattro mesi di distanza dodici di 14 pazienti sono guariti e sono in ottime condizioni generali».
Il trattamento ha attratto interesse anche negli Stati Uniti, ma in Italia è ancora tutto bloccato:
«A livello nazionale siamo un po’ fermi. Abbiamo chiesto uno studio sperimentale all’Aifa e per due volte l’Aifa ci ha chiesto ulteriore integrazione».
(Da un articolo de Il Sole 24 Ore dell’11 Agosto 2020).
Successivamente, l’ Aifa ha bloccato la sperimentazione, facendo sapere che “in considerazione di un rapporto rischio/beneficio non definibile, si ritiene che a fronte dell’attuale disponibilità di alcune opzioni terapeutiche di provata efficacia lo studio proposto non possa essere autorizzato”.
Vi sentite di poter affermare di aver avuto la possibilità di aver seguito dall’inizio alla fine la vicenda (una delle tante relative alle altre opzioni terapeutiche di provata efficacia simili), grazie ai servizi della Rai?
E soprattutto, di quali “opzioni terapeutiche di provata efficacia” parlava la nota dell’Aifa, visto che ad oggi “l’ unica speranza è il vaccino”?
Domande che meriterebbero una risposta.
L. Russi, RI-Firenze.
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