Un mio intervento sulla chat dell’associazione che organizza le manifestazioni a Genova.
di MASSIMO FRANCESCHINI BLOG (Massimo Franceschini)
Visto che qualcuno si è riferito a me come quello che parla di politica, ed è vero, ribadisco il mio pensiero: la politica è la dimensione dell’uomo che si organizza in società, quindi qualsiasi attività di protesta è un’attività fondamentalmente politica, mi spiace per chi non sopporta la parola, ma è così. Poi qualcuno parla contro la politica intendendo contro i partiti, ma questo è un problema suo, purtroppo piuttosto diffuso. Quindi rendiamoci conto della distorsione del nostro lessico. Se difendiamo la costituzione, un documento molto politico, dovremmo sapere che questa parla di partiti, attraverso i quali il popolo organizza il suo contributo alla politica nazionale. Quindi, avercela con i partiti in generale non ha senso. Altra cosa è denunciare la degenerazione dei meccanismi della politica, che fa sì che i partiti diventino portatori di interessi diversi da quelli del Paese. Questo è un grosso problema politico, il più grande in effetti, ma non c’è altro modo di risolverlo se non con la politica, che dovrebbe essere certamente diversa, consapevole e trasparente. Una cosa che va costruita facendo tesoro della consapevolezza dei meccanismi che rovinano la politica e dell’esperienza 5 Stelle il cui popolo, sostanzialmente ignorante di politica, per un bel pezzo non ha visto o non ha voluto vedere i problemi, mandando in parlamento una forza che già aveva una marea di contraddizioni democratiche interne, non chiarezza politica, povertà di pensiero e una sostanziale “resa anticipata”, assai superficiale, a molti dei temi che oggi caratterizzano il grande reset. Il fallimento 5S è stato un evento che ha causato una grande antipolitica, che il sistema ovviamente ha salutato con grande favore perché lo mantiene assoluto padrone delle istituzioni, che invece noi dovremmo volerci riprendere. Quindi, non sto dicendo che cambiare politica sia facile, sopratutto con questo popolo antipolitico, anche infettato da tutto ciò che di distorsivo portano i socia media in termini di pensiero comune antipolitico, povero, populista, massimalista e velleitario. Quindi, non è facile, ma è l’unica strada: tentare di costruire una politica unitaria basata sui valori più alti, il meno possibile divisivi, come i diritti universali, cercando di creare dei meccanismi di trasparenza, di reale e costruttivo contatto con la società civile, senza farci prendere dal miraggio chiamato “democrazia diretta”, impossibile in società così complesse, sostanzialmente ignoranti ed in cui le piattaforme tecnologiche sono in mano alle oligarchie. Non c’è una legge fisica che impedisca di costruire meccanismi politici diversi, non è facile, ma se manca la volontà politica di farlo abbiamo già perso, perché lasciamo la politica al sistema. Piaccia o no, signori, le cose stanno in questi termini. Quindi mi sta bene criticare i partiti dell’arco parlamentare per la loro criminalità, i partitini extraparlamentari per la loro inefficienza, divisione, pochezza, ideologia e personalismi vari, ma non potrei mai attaccare un partito solo perché tale: nella nostra costituzione i partiti sono l’anima della democrazia. Quindi, coerentemente, da un punto di vista di manifestazioni e di piazza, non sarei contro tutti i partiti, anche se in effetti ora non ne vedo all’altezza di ciò che servirebbe al Paese. Quindi non sono interessato a farmi sponsor di qualche partito, ma non perché quando vedo un partito vedo il demonio. E non ho avuto problemi a parlare in una manifestazione aperta, sotto la Prefettura, organizzata da un partito che può stare più o meno simpatico, oggettivamente ancora non compromesso con il sistema. Anche se non ne faccio parte, non posso non riconoscere che, piaccia o meno, e fino a prova contraria, rappresenta un luogo democratico da difendere, certo anche da contraddire e incalzare, ma non da delegittimare a priori facendo il gioco dell’antipolitica. Nonostante ciò che penso e ciò che scrivo, il libro in cui parlo del necessario partito unitario di liberazione nazionale, non ho mai spinto l’associazione in direzione di un partito o di costruzione di un partito, una questione che sarebbe stata fuori luogo, inappropriata alle premesse e velleitaria. Ho spinto però, anche nella stesura dei documenti, per far sì che l’associazione potesse farsi un suo pensiero sulle necessità della politica, una consapevolezza che potesse andare oltre la distruttiva antipolitica.
FONTE: https://www.massimofranceschiniblog.it/2021/12/01/politica-e-attualita/#more-1940
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