In Iraq la Coalizione cessa le operazioni di combattimento
da ANALISI DIFESA
L’ufficio del premier iracheno, Mustafa Kadhimi, ha annunciato il 9 dicembre che la Coalizione contro lo Stato Islamico (IS) a guida statunitense ha terminato le operazioni militari contro lo Stato Islamico sul territorio iracheno trasformando la missione militare in una di addestramento e sostegno alle forze armate irachene.
La fine della missione di combattimento statunitense e della Coalizione, presente in Iraq dall’estate 2014, era stata già annunciata nei mesi scorsi ma il numero di militari americani dovrebbe ridursi di appena 500 unità circa rispetto ai 2.500 oggi presenti in Iraq, il cui numero era stato ridotto a questa entità nell’ultimo scorcio di mandato dell’Amministrazione Trump.
Tra pochi giorni assisteremo al ritiro di tutte le forze combattenti della coalizione internazionale dall’Iraq nell’ambito dell’accordo strategico con la parte statunitense” ha dichiarato Khadimi. “E’ tempo per noi di guardare al nostro Stato in modo obiettivo, di essere orgogliosi dei suoi successi, di ammettere i suoi errori e di andare avanti, armati della nostra eredità e delle capacità del nostro popolo”.
Fonti irachene confermano infatti che nell’ambito dell’attività di addestramento e sostegno alle forze armate di Baghdad, rimarranno nel paese circa 2mila militari Usa e altri mille appartenenti ai contingenti alleati incluso quello dell’Italia che assumerà nel maggio 2022 il comando della NATO Training Mission istituita in Iraq nell’ottobre 2018.
Gli Stati Uniti cederanno all’Iraq mezzi ed equipaggiamenti non più necessari dopo la fine dell’Operazione Inherent Resolve e la cessazione dell’impegno bellico americano contro l’IS in Iraq.
Secondo il quotidiano panarabo “Al Arabi al Jadid” da luglio, quando sono iniziate le operazioni di ritiro, l’esercito iracheno ha ricevuto dagli alleati della coalizione mezzi da ricognizione, blindati oltre a munizioni di vario calibro e proiettili d’artiglieria.
Lo Stato Islamico è stato dichiarato sconfitto militarmente in Iraq nel dicembre del 2017 anche se negli ultimi mesi non sono mancati incursioni, attentati e scontri in tutto il nord-ovest dell’Iraq.
Il permanere della presenza militare statunitense, pur se con compiti limitati, mantiene alta la tensione con le milizie scite filo-iraniane che hanno avuto un ruolo rilevante nella sconfitta dell’IS divenendo ormai uno strumento militare e di sicurezza “istituzionalizzato” in Iraq, ma che hanno effettuato diversi attacchi contro le basi USA e alleate ai quali hanno risposto incursioni aeree americane.
Il 9 dicembre si è tenuta a Baghdad una riunione tra i vertici dell’esercito iracheno e il comandante in capo della Coalizione, il generale statunitense John Brennan, accompagnato dal vice, il generale britannico Karl Harris e da rappresentanti militari francesi, della Nato e delle forze curde (nella foto sotto peshmerga in addestramento) .
L’incontro ha visto i militari iracheni presentare una serie di richieste n termini di mezzi, equipaggiamenti e moduli addestrativi ritenuti necessari a rafforzare le capacità delle forze di Baghdad di contrastare minacce insurrezionali e controllare il territorio.
Nel periodo più caldo del confronto militare con le milizie del Califfato gli Stati Uniti sono arrivati a schierare fino a 2mila militari in Iraq, poi scesi a 8mila nel 2018 e a 2.500 nel 2020.
Dopo l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani all’aeroporto di Baghdad, colpito a inizio gennaio 2020 in un raid effettuato dalle forze statunitensi, la tensione tra le truppe alleate e le Unità di Mobilitazione Popolare filo-iraniane è salita alle stelle.
Il 10 dicembre le autorità di Baghdad hanno ottenuto dalle Forze Democratiche Siriane (FDS), la milizia curdo-araba siriana sostenuta dagli Stati Uniti, la consegna di un centinaio di miliziani dello Stato islamico catturati in Siria ma di cittadinanza irachena. Lo riferisce il portale siriano, vicino all’opposizione al presidente Bashar al Assad “Enab Baladi”.
La consegna sarebbe avvenuta al confine tra la Siria e il governatorato iracheno di Ninive (ovest del Paese), al valico di Rabia. Attualmente, secondo le Nazioni unite, le FDS detengono circa 1.600 prigionieri dell’IS.
Dell’Operazione Inherent Resolve restano oggi operativi con compiti di combattimento solo i militari statunitensi schierati in Siria Orientale, nelle aree sotto il controllo delle milizie delle FDS: circa un migliaio di militari (secondo alcune fonti il doppio) che si occupano soprattutto di presidiare pozzi e aree petrolifere per impedire che tornino sotto il controllo del governo di Damasco.
FONTE: https://www.analisidifesa.it/2021/12/in-iraq-la-coalizione-cessa-le-operazioni-di-combattimento/
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