Cina in Africa
di TERMOMETRO GEOPOLITICO (Lorenzo Noto)
Il 5 gennaio il ministro degli Esteri della Cina Wang Yi si è recato in visita in Eritrea per incontrare il presidente Isaias Afwerki, prima tappa di un più ampio viaggio che ha toccato anche Kenya e isole Comore. Durante gli incontri con Afwerki e con il ministro degli Esteri Osman Saleh, sono stati discussi progetti infrastrutturali e il potenziamento della presenza cinese nei porti di Massaua e Assab.
Perché conta: La sempre più stretta relazione tra Pechino e Asmara viaggia di pari passo con la crisi diplomatica tra quest’ultima e Washington, a causa delle accuse americane di coinvolgimento delle milizie eritree in funzione anti-tigrina nella guerra in Etiopia. A partire dalla scorsa estate gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al paese cornafricano, prima nei confronti di alcuni funzionari governativi, poi ampliando lo spettro a diversi settori economici. Tra le cause principali dello scadimento delle relazioni tra Usa ed Eritrea vi è il progressivo scivolamento del paese cornafricano nella sfera d’influenza etiope, processo in moto da prima della guerra del Tigrè e retrodatabile all’accordo di pace stipulato 2018. La crisi con gli Stati Uniti e il fisiologico isolamento sia dell’Etiopia che dell’Eritrea, conseguito all’inasprimento del conflitto nel Tigrè, è diventata occasione per la Cina per implementare la propria presenza nel quadrante africano orientale. Il viaggio di Wang Yi in Eritrea fa il paio con la visita di inizio dicembre del ministro degli Esteri cinese a Addis Abeba in sostegno al governo di Abiy Ahmed, alcuni giorni prima dell’annuncio della tregua tra il governo federale etiope e il Fronte popolare di liberazione del Tigrè.
Per Pechino l’Eritrea rappresenta un’opportunità decisiva per rinsaldare la propria presenza a ridosso delle principali rotte marittime in direzione Suez. Nel 2019 la China Shanghai Corporation for Foreign Economic and Technological Cooperation ha avviato la costruzione di una strada di 500 chilometri per collegare i porti di Massaua e Assab, mentre a novembre 2020 l’Eritrea ha aderito alla Belt and Road Initiative cinese. Soprattutto, oltre a offrire un accesso diretto al Mar Rosso l’Eritrea confina con Gibuti, sede dell’unica base militare all’estero cinese e testa di ponte per la penetrazione di Pechino nella regione.
L’arco di crisi che tocca Sudan, Eritrea, Etiopia e Somalia e si riflette sui paesi circostanti (Egitto, Kenya, Gibuti) rende la regione sempre più vulnerabile agli eterogenei interessi delle potenze straniere. Il Corno d’Africa si configura sempre più come un nuovo ring dello scontro fra Usa e Cina.
#TGP #Cina #Africa
[Fonte: http://www.limesonline.com/notizie-mondo-oggi-10-gennaio-kazakistan-repressione-arresti-morti-usa-russia-ginevra-colloquio/126362[
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